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sabato 20 marzo 2010


La canzone di Bernard de Ventador potrebbe essere stata scritta intorno al 1170, che non è una data certa ma trova riscontro con altri testi che sono stati argomentati dagli studiosi.

Bernard de Ventador è un poeta che opera tra la fine degli anni '40 del XII secolo e i primi anni '70. Sulle circa 40 poesie conservate quelle che contengono elementi di datazione sono molto poche.

Per tutti i testi degli autori provenzali non è sempre banale dare delle data è facile per opere più tarde (1600/1700) che sono a stampa e con usi più consolidati di apporre la data.

I poeti provenzali hanno molta documentazione, ma non così capillare. In quei tempi le cronache ne parlano se uno è un conte o un re perché esistono atti del regno o della signoria.

Guglielmo IX duca di Aquitania conosciuto anche come VII conte di Poitiers è noto in tutte le cronache dal momento perché è un grande signore feudale della stessa importanza del re di Francia. E' nato nel 1070 e morto nel 1126. Si tratta del primo trovatore noto della storia della poesia provenzale, è il primo autore databile e documentato di cui si hanno testi.

Cosa controversa è se Guglielmo IX sia l'iniziatore della poesia trobadorica oppure se sia solo il primo documentato e quindi esistano trovatori anche di una generazione precedente.

La controversia è importante nello studio della storia della poesia lirica trobadorica.

Uno studioso tedesco di nome Erich Köhler sostiene che la poesia dei trovatori è espressione della picola nobiltà dei senza terra, per cui Guglielmo IX non potrebbe esserene il primo esponente. E' molto più interessante sostenere che esista una generazione precedente di trovatori.

Guardando le poesie di Guglielmo IX, che comunque non è un poeta isolato nel suo tempo, si nota che i generi poetici non erano tanto fissati, Guglielmo IX scrive in varie direzioni e solo alcuni generi si radicano quindi è pensabile che appartenga a un momento storico in cui si crea una tradizione di poesia cantata in una lingua che accoglie elementi dei vari dialetti del sud della Francia meridionale. Le poesie che gli sono attribuite pur non essendo facilmente databili sono riferibile agli anni precedenti al 1126.

Di altri autori invece non si sa quasi nulla se non una serie di informazioni su testi in prosa che si trovano nella antiche antologie manostritte.


 

Da dove vengono i testi delle poesie dei trovatori?

I testi dei trovatori erano canzoni fatti quindi per essere cantati. In seguito si differenziano in generi vari e canzone diventa specificatamente una poesia di contenuto prevalentemente amoroso o un sirventese cioè una poesia politica di occasione o di attualità.

Dal punto di vista della loro presentazione sono testi che si cantano. Ma sono anche scritti perché la tradizione trobadorica è una tradizione anche scritta, certamente gli autori scrivevano le loro opere infatti esistono miniature che rappresentano un trovatore con un rotolo in mano, inoltre le composizioni sono abbastanza elaborate, si nota il lavoro di limatura del testo.

Per le prime stesure venivano usate probabilmente tavolette cerate. Poi i testi venivano copiati o fatti copiare da qualcuno che fosse un professionista della penna su un rotolo di pegamena. L'arte dello scrivere non era nel medioevo un'arte così immediata.

Sul rotolo di pergamena poteva anche essere scritta la musica. Di questa fase della tradizione trobadorica non ci è pervenuto niente.

Abbiamo una cosa che ci fa pensare al fatto che ci fosse anche scritta la musica e al modo come giravano le poesie dei trovatori che ci viene dalla poesia galego-portoghese. Poesia cantata che si sviluppa un po' più tardi, alla fine del XII secolo e soprattutto nel XIII, nelle corti dalla Castiglia al Portogallo sull'esempio della poesia dei trovatori, nella corte di Alfonso X, il saggio.

La Catalogna dal punto di vista della poesia è provenzale.

Dalla scuola galego-portoghese (pieno sec XIII) ci è rimasto un rotolo che contiene alcune poesie (7 canzoni) di Martin Codax (si pronuncia Còdasc o Codàsc) trascritte con la melodia, la notazione musicale non da il ritmo e va molto interpretata. Le trascrizioni moderne dei trovatori hanno un largo margine ipotetico interpretativo.

Il trovatore compone su supporti che non ci sono arrivati poi o lo copia, o lo detta, su pergamena per darlo a chi lo canta.

Può anche cantare lui stesso, infatti nel XII e XII secolo ci sono una serie di poeti e trovatori, che si potrebbero chiamare dilettanti, che appartengono alla nobiltà: Guglielmo IX, Rainbaut d'Aurenga (d'Orange) morto nel 1173 una delle poche date sicure per definire una cronologia.

(Di Girolamo 1989, I trovatori, Bollati Boringhieri - saggio che parla di Rainbaut.)

Un altro poeta che si può considerare un dilettante è Folchetto di Marsiglia (Folquet de Marselha) citato nella Divina Commedia IX canto del Paradiso. Di origine genovese figlio di un mercante di genova che si chiamava Anfoss. Frequentava la corte di Marsiglia, attivo negli ultimi veti anni del XII sec.

Poi ci sono i poeti professionisti, autori che frequentano le corti nelle quali in quel tempo è di moda la rappresentazione della poesia lirica. Vengono ricompensati non tanto col denaro ma con doni di vario tipo: abiti, cavalli ecc. oltre al mantenimento nella corte.

Si parla di trovatori e giullari.

Il trovatore è un autore di testi e di musica.

Il giullare è nome generico di un professionista dello spettacolo che può avere tante specializzazioni, dalle esibizioni di carattere circense fino alle declamazionidi poesia lirica e epica. Quest'ultima più sulla piazza che nella corte.

Sia i trovatori che i giullari probabilmente avevano con loro un bagaglio di fogli e pergamente con il loro "repertorio". E' in questo modo che i testi hanno circolato anche se nessuno di questi è arrivato fino ai nostri giorni. La tradizione è molto confusa, non è lineare, ci sono errori di copiatura, i copisti tendono a sovrapporre le loro abitudini grafiche in modo spesso incoerente introducendo proprie abitudini grafiche e fonetiche, oppure rimaneggiano il testo.


 

Le tradizioni quindi possono essere anche abbastanza complesse. A noi possono essere arrivati numerosi manoscritti, come invece uno solo come è avvenuto per Il fiore poemetto del tardo '200 di cui se ne possiede una sola copia e che molti sostengono sia di Dante. Si tratta di un rifacimento breve in italiano, in versi nella tipologia del sonetto, del Roman de la rose. grande poema francese scritto da due autori a distanza di circa 40 anni uno dall'altro tra il 1230 e il 1270. Di questa opera non esiste una edizione italiana leggibile tranne la prima parte (i primi 4000 versi). Si tratta di un romanzo allegorico.


 

La critica del testo è il lavoro di indagine per cui si esaminano i manoscritti pervenuti per capire che cosa ha davvero scritto l'autore ponendosi della domande.

Per quanto riguarda la poesia dei trovatori c'è molta confusione perché non c'è all'origine un libro, quindi una struttura organica dei testi, mentre alla fine ci sono dei libri. I fogli che in un primo tempo circolavano sparsi hanno dato luogo a delle raccolte.


 

- Raccolte d'autore probabilmente riunite dal poeta stesso.

Conosciamo quella di Guiraut Riquier detto anche l'ultimo dei trovatori, che è possibile individuare perché in una antologia è citato espressamente Questo è il libro di Guiraut Riquer. Il suo ultimo testo databile è del 1292.

Di Pere Vidal, fine del 1100 non abbiamo un libro ma da una ricostruzione da cui si può dedurre che alcune sue poesie derivano da un libro strutturato dall'autore.

Di Johan Esteve, contemporaneo di Pere Vidal, poeta minore sembra che in una antologia sia contenuto un suo libro.

- Raccolte di uno stesso autore però messe insieme non dall'autore stesso.


 

- Antologie. Ai nostri giorni sono arrivati circa 2500 testi trobadorici riorganizzati in antologie.

Nel '200 si cominciano a mettere insieme raccolte antologiche, generalmente organizzate per autore in ordine di importanza o interesse. Poeti collocato all'inizio di molte raccolte sono:

Peire d'Alvernhe (Pietro d'Alvernia), poeta della metà del XII secolo, poeta delle prime generazioni.

Folchetto di Marsiglia.

Giraut de Borneil, grande professionista attivo dalla fine degli anni '60 fino alla fine del secolo.


 

Alcune antologie o canzonieri sono ordinati per generi fondamentali: canzoni, sirventesi, tenzoni. La sezione delle canzoni a sua volta ordinata per autori.


 

Le antologie si scrivono soprattutto nei paesi in cui la poesia trobadorica era apprezzata, per es. nel nord Italia dove nel '200 c'erano corti paragonabili a quelle del sud della Francia in cui veniva svolta attività culturale come i marchesi di Monferrato, Malaspina o Treviso e dove sono confluiti molti trovatori dopo la Crociata contro gli albigesi negli anni 1209-1229 che portano all'assorbimento del sud della Franca da parte del regno di Francia.

La Provenza inizialmente gravitava più verso la Catalogna. I conti di Provenza erano della stessa famiglia dei conti di Barcellona fino alla fine del XII sec. Inizi XIII.


 

Nella prima pagina della canzone di Bernard de Ventador della edizione Appel sono elencati i manoscritti in cui era collocato il testo.

I manoscritti sono indicati con delle lettere che rimandano ad una lista che dopo Appel è confluita nella Bibliografia dei trovatori di Pillet e Carstens. Opera del 1933 che contiene l'elenco dei manoscritti e l'elenco dei testi dei trovatori. Reperibile anche in rete sulla Bibliografia elettronica dei trovatori curata da Stefano Asperti (www.bedt.it ad accesso libero e gratuito).

La ricerca può essere effettuata in vari modi:

per autore, per numeri.

Il numero della 'lauzeta' è 70 (numero autore sul repertorio di Pillet-Carstens) 43 (numero del testo, schedati in ordine alfabetico del primo verso con oscillazioni che derivano dalla variazione della scrittura -can o quan-).

Una volta trovato il testo ricercato, si può vedere lo schema metrico e tutti i dati.


 

I canzonieri sono schedati nelle bibliografie e vengono citati col nome della biblioteca compresa la città dove si trova. Quando si studia una tradizione si usano delle sigle uguali per tutta la poesia trobadorica.


 

La lettera quindi indica il manoscritto il numero indica la carta o pagina, tra parentesi il rinvio al numero di una edizione diplomatica. Ci sono poi indicazioni accessorie: per es. nel manoscritto F22 c'è soltanto la strofa 7.


 

Una volta che l'opera di un autore è stata individuata in una antologia occorre stabilire se i testi è stato copiati da un unico libro o da più libri oppure da fogli sciolti e capire come sono stati formati, cioè da dove il copista ha tratto i testi e confrontarli con altri testi di un'altra antologia.

Capire come si sono intrecciate le tradizioni è abbastanza complesso. Una edizione deve spiegare quale interpretazione della tradizione è stata seguita. Da una edizione all'altra si potrebbe anche verificare una interpretazione della tradizione diversa anche se i manoscritti sono gli stessi perché si da per ragionevole che ogni testo possa avere una tradizione diversa, all'inizio addirittura orale.

Quando si parla di oralità nella tradizione si intendono due cose:

- la prima che qualche testo sia stato interamente trascritto a memoria

- la seconda è che la memoria abbia influito nel momento della copiatura interferendo nella percezione del testo scritto.

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