CASO CLINICO DI DORA (1901) Volume 4 pp. 301-402 |
Negli Studi sull'isteria Freud ha sostenuto la tesi che gli isterici sono vittime di precoci violenze sessuali infantili. Ha poi preso atto d'avere dato credito ingenuamente a ricordi poco attendibili. Frustrato nell'orgoglio, egli, stranamente, non si è chiesto se quei ricordi non potessero avere un qualche fondamento, denunciando una cultura sostanzialmente violenta e repressiva. Si è viceversa imposto di comprendere il significato dei falsi ricordi, giungendo alla conclusione che essi comprovano con assoluta certezza l'esistenza precoce a livello inconscio di una pulsione sessuale originaria e naturale, sostanzialmente anarchica. L'Interpretazione dei sogni è stata dedicata, per molti aspetti, a confermare questa nuova tesi, che sposta l'accento dalla denuncia della società e della cultura, implicita negli Studi sull'isteria, alla denuncia della natura umana. Il caso clinico di Dora serve a sancire questo spostamento, e dunque vale come una riparazione culturale rispetto alla tesi originaria. L'ortodossia psicoanalitica dà un grande valore ai casi clinici freudiani, sei in tutto, che sono molto dettagliati e approfonditi. Come vedremo analizzandoli criticamente, essi comprovano univocamente che in essi Freud trova costantemente ciò che cerca: la conferma dogmatica delle sue convinzioni e, soprattutto, dei suoi pregiudizi nei confronti della natura umana. Tra tutti, il caso di Dora rappresenta forse il documento più emblematico del dogmatismo ideologico freudiano. Essendo durato il trattamento solo sei mesi, ed essendosi concluso con l'abbandono della terapia da parte della paziente, scettica nei confronti dei risultati raggiunti, c'è da chiedersi cosa abbia spinto Freud a dedicare al caso un particolare interesse. Tanto più che, nello scritto, egli rileva ripetutamente che l'interruzione della terapia rende incompleti i dati di cui dispone e allude a numerosi altri casi portati a termine. Il motivo presumibilmente è la convinzione di Freud che i sogni di Dora rappresentassero prove inconfutabili della sua teoria. Qui, come altrove, Freud confonde i fatti con le sue opinioni. La storia di Dora è, nel complesso, una ""petite hysterie" con tutti i sintomi somatici e psichici più comuni: dispnea, tosse nervosa, afonia, fors'anche emicrania; e insieme depressione, insociabilità e un taedium vitae probabilmente non del tutto sincero" (pp. 318-319). Quand'essa, su sollecitazione del padre, curato da Freud per disturbi nervosi legati ad una lue, si rivolge a questi, ha sedici anni e soffre di tosse e di raucedine. A 18 anni, allorchè si decide ad avviare il trattamento lamenta, oltre a periodici episodi di afonia, una depressione associata a turbe del carattere. Scontenta di sé, è sgarbata con i suoi, evita le relazioni sociali e si dedica "a studi più o meno severi" (p. 118). E' una ragazza "dai lineamenti intelligenti e attraenti" (p. 318), dotata di precoce "senso critico" (p. 314) e di una evidente "precocità intellettuale" (p. 315). Tali dote le ha ereditate dal padre, uomo " di capacità e di attività poco comuni, grande industriale in condizioni economiche eccellenti", per quanto vessato da numerose malattie, una delle quali, come accennato, curata da Freud. La madre, viceversa, è "una donna di poca cultura e soprattutto di poca testa, che specialmente dopo la malattia del marito e l'estraneità che ne era seguita concentrava tutti i suoi interessi sulle faccende domestiche, offrendo così un esempio di quella che potrebbe definirsi la "psicosi della casalinga"" (p. 316). L'estraneità intervenuta tra i coniugi dopo la malattia si intreccia con una classica storia di doppia vita borghese. All'epoca della malattia, la famiglia stringe amicizia con una coppia, i coniugi K. La signora K. si dedica amorevolmente alla cura dell'uomo. Molti indizi inducono a pensare che tra di loro ci sia più dell'amicizia, della gratitudine e della solidarietà tra due coniugi infelici. Il signor K. ha manifestato una predilizione per Dora, che, almeno in due circostanze, ha assunto un esplicito carattere sessuale: la prima volta - quando Dora ha 14 anni -, rimasto solo con lei, la stringe a sé e la bacia sulla bocca; la seconda, due anni dopo, le fa delle "proposte amorose". In entrambi i casi, la ragazza reagisce con disgusto, la seconda volta denunciando la cosa ai suoi. Nonostante un confronto però, la cosa viene messa a tacere e attribuita alla fantasia "morbosa" di un'adolescente incline a letture pruriginose (la Fisiologia dell'amore del Mantegazza). Il problema è che nessuno degli adulti intende modificare una situazione vantaggiosa per tutti: la madre di Dora è ben contenta che il marito non le richieda più di assolvere i suoi doveri coniugali; il padre di Dora non vuole compromettere la sua relazione con la signora K.; questa, timorosa che un conflitto possa allontanare le famiglie e impedirle di vedere il padre di Dora, difende a spada tratta, per lo stesso motivo, il marito; il signor K., negando l'accaduto, mira a continuare a coltivare il suo amore morboso per Dora. Si tratta dunque di una situazione tipicamente ipocrita, dalla quale tutti gli adulti ricavano un vantaggio. Dora però non l'accetta. Essa ha idolatrato da bambina il padre, con il quale si è identificata e a cui per doti e carattere somiglia; ha avuto un rapporto di totale affidamento e intimità con la signora K., che ha assunto come madre sostitutiva di quella reale, con la quale è stata sempre in contrasto; ha recepito ingenuamente, proma dei due episodi riferiti, le attenzioni del signor K., attribuendogli un ruolo paterno. Quale altro effetto che non sia la rabbia può avere lo scoprire di essere stata presa in giro da tutti e usata ai loro fini? Qual'è la difficoltà di capire il significato dei sintomi: la nausea, la tosse, la depressione, il tedium vitae? Una prospettiva di vita incentrata sull'intrigo, l'ipocrisia, il tradimento, il perbenismo può motivare a vivere un'adolescente ricca di doti e di interessi culturali? Certo, nel suo intimo Dora incolpa e si sente in colpa. Ma l'attribuzione ambivalente della colpa, proiettata all'esterno e rivolta contro di sé, non è un aspetto tipico di tutti I conflitti psicodinamici? Freud non ama le soluzioni semplici, e soprattutto quelle che non confermano il dogma intrapsichico cui egli si è rivolto dopo la delusione provocata dalle menzogne isteriche, che hanno messo a rischio la sua reputazione. Se qualcosa non va nella situazione vissuta da Dora, di sicuro questo qualcosa, nonostante le apparenze, alligna nel suo intimo. La catena intepretativa muove dall'analisi della reazione di Dora al bacio: "In questa scena, seconda in ordine di menzione ma prima in ordine di tempo, il comportamento della ragazza quattordicenne è già nettamente isterico. Non esito infatti a considerare isterici tutti coloro che in cui un'occasione di eccitamento sessuale provoca soprattutto o soltanto sentimenti spiacevoli… Invece della sensazione genitale, che non sarebbe certo mancata in una ragazza sana in circostanze analoghe, abbiamo qui quella sensazione spiacevole relativa al tratto di mucosa con cui si inizia il canale digerente: la nausea" (pp. 322-323). La reazione rappresenta di sicuro, per Freud un "capovolgimento degli affetti" (p. 323): "Io ritengo che la ragazza abbia avvertito, durante il focoso abbraccio, non soltanto il bacio sulle labbra, ma anche la pressione del membro eretto contro il suo corpo" (p. 324). Come può una cosa del genere averla solo disgustata, e perché Dora nega l'eccitazione che ha di sicuro provato? Posto che la negazione cela sempre un desiderio, attraverso una serie di considerazioni, Freud giunge ad una conclusione univoca: Dora "in tutti quegli anni, era stata innamorata di K." (p. 330). Può darsi che sia vero, ma non ci vuole molta fantasia a capire che un adolescente corteggiata insistentemente da un uomo maturo può sentirsi gratificata e cadere nella trappola della seduzione. Se è così, deve essersi trattato comunque di un amore platonico che può avere prodotto un moto di disgusto di fronte ad un'aggressione fisica. Ma anche una considerazione del genere è troppo semplice per Freud. Essa tra l'altro spiega la nausea, ma non la tosse e la raucedine. Freud dunque si pone ad analizzare i vissuti di Dora in rapporto alla relazione tra il padre e la signora K. Essa non alcun dubbio che "quella che legava suo padre alla bella e giovane donna era una comune relazione amorosa" (p. 326) e, via via che si è reso conto di questo, ha sviluppato "l'idea di essere stata consegnata a K. come prezzo per la sua tolleranza della relazione tra suo padre e la moglie" (p. 328) e "l'indignazione per un simile impiego di se stessa" (p. 328). Ma perché mai tanta indignazione, perché Dora utilizza la sua malattia, fino al punto di minacciare il suicidio, per tentare di allontanare il padre dalla signora K.? Non sapeva forse essa che, con ogni probabilità, in conseguenza delle malattie, il padre è impotente? Già, ma Dora non è una ragazza tanto inesperta quanto vuole sembrare: "con la sua tosse per accessi, riferita, come è normale, a un senso di prurito alla gola, la paziente si rappresentava una situazione di appagamento per os tra le due persone i cui rapporti amorosi la preoccupavano costantemente" (339). Attribuire una fantasia del genere ad un'adolescente non è secondo Freud un azzardo. Occorre infatti considerare che "le perversioni non sono né bestialità né degenerazioni nel senso passionale della parola. Esse costituiscono lo sviluppo di germi, tutti contenuti nella disposizione sessuale indifferenziata del bambino, la cui repressione o volgimento verso fini sessuali più alti - la "sublimazione" - è destinata a fornire le energie per gran parte dei contributi alla civiltà. Quando dunque un soggetto sembra divenuto grossolanamente e amnifestamente perverso, è più giusto dire che egli è rimasto tale, che esso rappresenta uno stadio di inibizione evolutiva. Gli psiconevrotici sono tutte persone dalle tendenze perverse fortemente marcate, ma rimosse e rese inconsce nel corso dello sviluppo" (p. 341). Quale perversione dunque alligna nell'inconscio di Dora, che la porta a non perdonare il padre per il suo comportamento? E' evidente: "Con la sua condotta Dora superava i limiti dell'interessamento filiale; ella sentiva e agiva piuttosto come una moglie gelosa, in un modo che sarebbe stato comprensibile nella madre. Ponendo al padre l'alternativa "lei o io", con le scene che gli faceva, con la minaccia di suicidio che gli aveva lasciato intravvedere, ella si metteva chiaramente al posto della madre. D'altronde, se abbiamo indovinato il carattere di fantasticata situazione sessuale su cui è basata la tosse, in essa Dora si metteva al posto della signora K. essa si identificava dunque con le due donne amate dal padre, l'una prima e l'altra ora. E' facile concluderne che essa era assai più affezionata al padre di quanto ella stessa sapesse o fosse dipsota a riconoscere, ossia che era innamorata del padre" (p. 346). Si tratta dunque dell'espressione di un tipico complesso edipico non superato. Anche in questo caso, Freud non si pone il problema dell'atteggiamento seduttivo paterno, nonostante registri che "molte volte il malato aveva ammesso lei sola a prestargli le piccole cure abituali" (p. 347) e che "fiero della sua inteligenza precoce, ne aveva fatto. ancora bambina, la sua confidente" (p. 347). Il posto della moglie, insomma, è stato assegnato a Dora dal padre, finché non ha incontrato la signora K. Ma, se Dora è legata al padre da un complesso edipico, perché essa "era stata per molto tempo in rapporti cordialissimi proprio con la donna che l'aveva soppiantata" (p.348)? Il fatto, secondo Freud, è che "intorno alla relazione tra il padre e la signora K. si celava in effetti anche un moto di gelosia, il cui oggetto era questa stessa donna; un moto, dunque, che poteva basarsi soltanto sopra un'inclinazione verso il suo stesso sesso" (p. 350). Nulla di sorprendente se è vero che "nelle adolescenti o donne isteriche in cui la libido sessuale diretta verso l'uomo ha subito un'energica repressione, si riscontra regolarmente la libido diretta verso la donna, rafforzata in sua vece e talora persino parzialmente conscia" (p. 350). Dunque, ripetendosi senza tregua che il padre l'aveva sacrificata a quella donna e asserendo enfaticamente di invidiare a costei l'amore di suo padre, Dora "nascondeva a se stessa il contrario, ossia ch'ella non poteva non invidiare al padre l'amore di quella donna e che non aveva potuto perdonare alla donna amata la delusione datale dal suo tradimento" (p. 352). Alla luce di queste premesse, l'interpretazione dei sogni è pressoché scontata. Non è il caso di sottolineare dettagliatamente gli arbitri intepretativi che Freud si concede per dimostrare che la matrice originaria dei disturbi di Dora è la masturbazione infantile riferita al padre, che essa è rimasta fissata ad un complesso edipico, e che questo complesso l'ha indotta ad innamorarsi di K., fino al punto di desiderare da lui un bambino. Nel poscritto, Freud sente l'esigenza di giustificare un lavoro dedicato ad una paziente che ha abbandonato la terapia dopo soli tre mesi. Egli scrive: "Ho voluto mostrare che la sessualità non è un deus ex machina che interviene isolatamente in un qualche punto del meccanismo caratteristico dei processi isterici, ma costituisce al contrario la forza motrice di ogni singolo sintomo e di ogni singola manifestazione di un sintomo. I fenomeni morbosi sono, per così dire, l'attività sessuale del malato. Un singolo caso non potrà mai dimostrare una tesi così generale; ma io non posso che ripetere in ogni occasione, perchè in ogni occasione ne ho la riprova,che la sessualità è la chiave del problema delle psiconevrosi e delle nevrosi in generale" (p.396). Avrebbe dovuto aggiungere: la sessualità infantile che, indipendentemente dalle circostanze ambientali, ha una configurazione perversa polimorfa, in quanto espressione della natura umana in sé e per sé. Un'ossessione culturale che, in nome di un fantasma pulsionale, azzera tutte le motivazioni radicalmente umane che si esprimono nelle nevrosi. La tosse di Dora è null'altro che un urlo strozzato contro una società ipocrita: una denuncia rigida e incomprensiva, com'è proprio dell'anima degli adolescenti, ma tutt'altro che infondata. Ma all'epoca, come si è detto, Freud ha già rinunciato a vedere le cose come stanno. |
giovedì 24 giugno 2010
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