mercoledì 18 agosto 2010


Influenza germanico-longobarda sui territori della Toscana

Nomi di origine germanico-longobarda


 

Ancora oggi sono utilizzati nomi di origine chiaramente alto - germanica come Edgardo, Ermengarda, Ermenegildo, Valfrido, Frida, Gerardo (Gherardo), Ugo, Valdo (dal longobardo Bald = ardito). Numerosi sono anche i cognomi di origine longobarda fra cui l'ormai raro "Gastaldi" oppure "Sibaldi",più frequente è tuttora il cognome Berti con varionti Bertini,Bertoni,Bertuccelli. Altre volte, invece, la sopravvivenza del nome germanico è stata possibile solo a prezzo di una sovrapposizione del termine germanico con altri termini di derivazione latina e mediterranea; è il caso, ad esempio, di Hildjo (un nome proprio col significato di combattimento e dal quale derivano composti come Brunilde) che, attraverso una contaminazione col latino Ilia (fianchi) e col nome della città di Ilio (Troia), ha derivato due rari nomi pistoiesi: Ildo e Ilio. Nella "Historia Longobardorum" Paolo Diacono ricorda un Ildichis (I,21), un Ildeprando (VI, 54, 55) e un Ilderico (VI 55), mentre il più antico testo di poesia epica germanica a noi pervenuto è dedicato all'eroe Ildeprando (lo "Hildebrandslied" ambientato nella penisola italiana ai tempi di Odoacre che taluni attribuiscono proprio all'epica longobarda nonostante sia giunta a noi per tramite di una trasposizione in tedesco antico del IX secolo). Tornando al cognome Sibaldi sopra menzionato ricorderemo che lo stesso è tipico e quasi esclusivo di Pistoia (su 44 cognomi registrati nelle pagine bianche di Virgilio ben 24 sono in provincia di Pistoia e 28 in Toscana) e deriva dal nome di origine longobarda Sigebaldus di cui abbiamo un esempio nel Codice Diplomatico della Lombardia medievale sotto l'anno 1182 a Sartirana (PV): "...Nona pecia iacet in valle de Stagnono; coheret ei: de duabus partibus Sigebaldus de Lomello, a tercia Asclerius de Roglerio...", tracce di questa cognomizzazione le troviamo nell'Archivio storico comunale di San Miniato (PI) in atti dell'anno 1583 dove compare l'Ufficiale Benedetto Sibaldi da Montecatini (PT).

Ovviamente i nomi odierni sono solo la sopravvivenza di una ben più diffusa tradizione medioevale: le carte pistoiesi del medioevo sono piene di nomi longobardi (Gaidoald, Alhais, Ildebrand, etc., etc.), ricchissimi sono anche le testimonianze per l'Alto Reno con i vari Sigifrido, Agiki, Enghelberto, Tegrimo, Alboino, etc., etc. (in proposito si consiglia di leggere l'articolo di Paola Foschi "Note di onomastica pistoiese medioevale", pubblicato alle pagine 49 - 85 del Bullettino Storico Pistoiese Anno CV (2003) - Terza Serie - XXXVIII).

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Che, in generale, la Toscana sia una delle Regioni più "germanizzate" d'Italia è d'altra parte un fatto noto e per taluni fu proprio la Toscana la terra di elezione dei Longobardi:

"Anche un autore dell'autorità di Gioacchino Volpe ammette che la Toscana, per la sua posizione, sia stata fra le regioni d'Italia quella più fittamente popolata da Goti, Longobardi e Franchi. In particolare la densità numerica degli stanziamenti arimannici autorizza molti storici a parlare di «Tuscia Longobarda», mentre noi provocatoriamente ci domandiamo nel titolo, visto che anche l'egemonia politica si trovava nelle mani dei conquistatori, se la denominazione di "Lambardia" non sarebbe più appropriata per la Toscana che per la regione lombarda" (Gualtiero Ciola).

Andrà ancora osservato che i Toscani, assieme ai Veneti ed ai Friulani, detengono il primato dell'altezza corporea fra gli abitatori di tutta la penisola italiana.

A conferma dell'importanza e della persistenza di una identità; germanico - longobarda nei territori di nostro interesse basterà ricordare che ancora nel XII secolo a Pistoia era frequente l'applicazione delle norme giuridiche dettate dal Re longobardo Rotari quali il launechild, il mundium e il morgengab (N.RAUTY, "Storia di Pistoia", Vol. 1, cit., p. 140). Il guidrigild peraltro risulta godere di ottima salute ancora alla fine del XIII secolo (N. RAUTY, Op.Cit., p. 145) e anche il mundualdo è ampiamente attestato nel XIII secolo in Alto Reno (Savena Setta Sambro, n. 25 (2003), pp. 3-9). Anche successivamente sono innumerevoli i documenti che attestano la professione di legge longobarda. La sopravvivenza di queste tradizioni, così contrarie alla tradizione giuridica - romana, ben oltre la fine del regno longobardo la dice tutta sulla volontà dei "germanici" che hanno abitato queste terre di preservare la propria identit&agrave. Tuttavia, nel corso dei secoli, si arrivò pian piano ad una assimilazione tra Longobardi e "Romani" (XVIII): è proprio il già citato Gioacchino Volpe a sostenere che in Toscana si verificò, attorno al X secolo, una vera e propria fusione tra italici e stranieri (cfr. M. ZUCCHELLI, "Lo statuto di Montieri del 1500", Tesi di Laurea in Giurisprudenza, Anno Accademico 1997/98, Università di Pisa, cap. I) (XIX) . E questo atteggiamento di consapevole identità senza separazioni è gravido di eventi positivi:

"La Toscana fu il paese d'Italia che più compiutamente d'ogni altro eliminò il feudalesimo ed ebbe i più evoluti Comuni di contado; e prima mise al sole i frutti della lunga elaborazione interiore, le forme dell'italianità nell'arte e nella lingua" (G. VOLPE, citazione riportata in M. ZUCCHELLI, op. cit.)

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