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lunedì 2 agosto 2010



 

 
 

La leggenda di Re Artù e del Sacro Graal


 

La tradizione medioevale narra di un grande re dei Britanni che sconfigge i nemici Sassoni, unifica il proprio paese, fonda l'Ordine dei Cavalieri della Tavola Rotonda e costituisce un governo ideale a Camelot (la reggia di Artù è stata identificata da alcuni studiosi con  la fortezza neolitica di Cadbury, ai confini tra il Somerset e il Dorset, da altri con il castello di Greenan, a nord di Glasgow).

 
 

Per alcuni studiosi, Artù è un personaggio ispirato a Cu Chulainn , protagonista di poemi epici irlandesi; per altri un dio del pantheon celtico, forse il simbolo della terra stessa (Art = roccia, da cui Earth ), poi trasformato dalla leggenda in un essere umano. C'è invece chi ritiene che sia esistito veramente: nel VI secolo d.C. fu forse il re o il capo di una tribù britannica impegnata nella resistenza contro gli invasori Sassoni. Purtroppo dell'Artù storico - se mai c'è stato - si conosce ben poco: lo stesso nome "Arthur", in inglese, non fornisce indicazioni sulla sua origine. Potrebbe derivare dal latino Artorius  (in tal caso Artù era forse un Comes Britanniarum , ovvero un rappresentante locale dell'Impero Romano), dal gaelico Arth Gwyr  ("Uomo Orso"), o ancora dal già citato Art  (Roccia  in irlandese). Un principe britanno chiamato "Arturius, figlio di Aedàn mac Gabrain Re di Dalriada" è citato dall'agiografo Adomnan da Iona nella "Vita di San Colombano" (VIII° secolo); nella "Historia brittonum" (IX° secolo) lo storico Nennio racconta che il dux bellorum  Artorius era il comandante dei Britanni durante la battaglia contro i sassoni al Mons Badonis (Bath?); gli "Annales Cambriae" (X° secolo) descrivono la sua morte e quella del traditore Medraut ("Mordred") nella battaglia di Camlann nell' "anno 93" (539 d.C.?); ma altri storici dell'epoca, tra cui Gildas e il Venerabile Beda, non fanno alcun cenno a un condottiero chiamato Artù. All'Artù storico sono stati attribuiti convenzionalmente una data di nascita e di morte (475-542 d.C.), ma c'è chi lo identifica con personaggi più antichi.


Arthur diventa protagonista o comprimario di narrazioni gallesi intorno al 600 d.C.  Nell'XI° secolo era considerato dagli inglesi un eroe nazionale, e le sue imprese - diffuse dalle canzoni dei Bardi - erano note non solo in Gran Bretagna, in Irlanda, nel nord della Francia, ma anche nella lontana Italia: lo dimostra un bassorilievo sulla "Porta della Pescheria" del Duomo di Modena realizzato intorno al 1120 (e cioè con almeno dieci anni di anticipo sul ciclo di narrazioni scritte cui dette l'avvio Chretien de Troyes, il più grande scrittore medioevale di romanzi arturiani, originario della Champagne, attivo tra il 1130 e il 1190).

Ma l'Artù celtico-britannico era un personaggio che i romani avrebbero definito "un barbaro": un re robusto e coraggioso quanto rozzo e incolto. La sua notorietà internazionale impose  quella che oggi definiremmo un'operazione di "rinnovamento dell'immagine" allo scopo di nobilitare la sua figura e farne il signore di Camelot.


Fu l'inglese Geoffrey di Monmouth a dare il via al processo che avrebbe trasformato Re Artù da monarca "barbaro" a simbolo messianico di Re-Sacerdote e i suoi cavalieri in un perfetto modello per le istituzioni cavalleresche medioevali (la Tavola Rotonda). Tra il 1130 e il 1150, nell' "Historia Regum Britanniae", nelle "Prophetiae Merlini" e nella "Vita Merlini", Geoffrey tracciò una precisa quanto fantasiosa genealogia del sovrano, recuperò e interpretò in chiave cristiana (e non più celtica) Merlino e gli altri comprimari, e pose alcuni capisaldi del futuro ciclo, battezzando, per esempio, "Avalon" il sepolcro da cui Artù sarebbe risorto " quando l'Inghilterra avrebbe avuto ancora bisogno di lui ".

Merlino

La denominazione Merlinus  venne utilizzata per la prima volta da Geoffrey di Monmouth, ma il personaggio era già noto nelle tradizioni celtiche come Myrddyn , dal nome della città di Caermyrddyn dove era nato; nella latinizzazione, Geoffrey sostituì la "d" con una "l", altrimenti ne sarebbe uscito un appellativo scatologico.
Il Merlino storico visse probabilmente nel VI secolo; era un Bardo gallese - identificato da alcuni storici con un altro famoso Bardo, Taliesin - specializzato in testi profetici. La sua vita - almeno secondo le incerte cronologie del basso medioevo - fu incredibilmente lunga, tanto che certi commentatori ritengono che siano esistiti due Merlini diversi. Myrddyn era stato infatti consigliere del Re gallese Vortirgern, personaggio storico che regnò intorno alla metà del V secolo, e, più di cent'anni dopo, aveva combattuto a fianco di Re Gwenddolau contro Rhydderch il Generoso nella battaglia (perduta) di Arfderydd (575), dopo la quale, secondo la tradizione, il mago, impazzito dal dolore per la sconfitta, si sarebbe ritirato in una foresta per non mostrarsi più tra gli uomini.
Secondo Geoffrey, i poteri magici di Merlino hanno un'origine diabolica. Un assemblea infernale - racconta la "Vita Merlini" - ordisce un complotto per generare una sorta di Anticristo destinato a diffondere il male nel genere umano. A questo scopo la figlia di un ricco mercante viene posseduta nel sonno da un "Incubo", ma rivela quanto è accaduto al confessore: questi traccia sul suo corpo il segno della croce, così, quando il bimbo nasce, è irsuto come un demone, ma non ha il desiderio di fare del male. Dal padre Satana, Merlino ha ereditato la capacità di conoscere il passato; Dio stesso, attraverso la madre, gli ha conferito il potere di prevedere il futuro. Molti anni più tardi, diventa consigliere di Re Vortingern, che libera da due draghi, poi di Re Uther Pendragon; questi si innamora della virtuosa Ygraine, moglie del Duca di Tintagel, la quale non ricambia le sue attenzioni. Il mago fa allora in modo che il suo protetto assuma magicamente l'aspetto del Duca: così, grazie a questo inganno, Uther concepisce Artù che Merlino prende sotto la sua tutela. Sarebbe con l'aiuto di Merlino che Artù riesce a compiere un prodigio, estrarre una spada misteriosamente conficcata  nella roccia, facendosi così riconoscere quale re dei Britanni. Dopo l'unificazione dell'Inghilterra, Merlino rivela al sovrano la sua missione più importante, la ricerca del Graal. Viene poi imprigionato in una tomba di cristallo da Nimue o Viviana, la "Signora del Lago" (da alcuni "unificata" con Morgana), ma continua a vivere "su un altro piano" dopo la morte di Artù. Secondo Geoffrey, Merlino è anche il responsabile della presenza del complesso megalitico di Stonehenge nella piana di Salisbury, dove l'avrebbe trasportato per mezzo delle sue arti magiche, anche se in realtà il complesso è ritenuto molto più antico rispetto all'epoca in cui dovrebbe essere vissuto il mago.  

Secondo alcune dottrine esoteriche Merlino sarebbe uno dei "Superiori Sconosciuti" di Agharthi (etimologicamente "l'inaccessibile", centro spirituale del pianeta che si troverebbe nelle viscere della terra, popolato da esseri semidivini, governato dal re del Mondo, descritto, per la prima volta da Ferdinand Antoni Ossendowski in "Bestie, Uomini e Dei",1923): ad Artù, il suo discepolo prediletto, avrebbe affidato il compito di portare avanti l'antica tradizione magico-religiosa del leggendario regno sotterraneo. Per l'occultista inglese Dion Fortune (1891-1946), Myrddyn proveniva da Lyonesse, l' insediamento sprofondato al largo della Cornovaglia, da molti ritenuto una delle città di  Atlantide; dal Continente Perduto avrebbe importato culti esoterici e superiori conoscenze tecniche, diffusi poi tra i Celti dal discepolo Artù e dai suoi successori.

Morgana 

Morgana è personaggio direttamente derivato dalle divinità Morrighan, Macha  e Modron (la grande madre celtica) e compare per la prima volta nella "Vita Merlini" di Geoffrey; fa parte di un gruppo di nove fate (a loro volta di tradizione celtica) che vivono ad Avalon e aiuta Artù a guarire dalle sue mortali ferite. Nelle narrazioni successive Morgana è la nipote o la sorellastra di Re Artù, con cui concepisce Mordred, e assume connotati sempre più negativi, fino a diventare l'implacabile nemica del sovrano, di Merlino e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Nelle opere tardo medioevali, dimenticate le origini semidivine, viene presentata come una perfida seduttrice, tanto bella quanto malvagia: il prototipo, insomma, della "donna sessuata" - la strega  - aborrita e temuta dalla Chiesa cattolica. 

Escalibur

La spada denominata Escalibur, il cui nome è stato recentemente interpretato da insigni celtisti come una sorta di crasi delle parole latine, ossia ensis caliburnus, cioè la "spada calibica" , cioè forgiata dai Calibi (antica e mitica popolazione della Scizia, di cui si dice, scoprirono il ferro e ne portarono l'uso fra gli uomini).

Massimo Valerio Manfredi, storico del mondo antico e scrittore di successo, nel suo ultimo romanzo "L'ultima legione", che ruota intorno ad un gruppo di soldati romani lealisti che si assumono il compito di far fuggire e portare in salvo in Britannia l'ultimo imperatore romano, Romolo Augusto, deposto nel 476 d.C. da Odoacre, insieme al suo precettore Meridius Ambrosinus, immagina che Romolo Augusto rifugiatosi in Britannia divenga re con il nome di Pendragon e abbia un figlio di nome Artù, mentre in Meridius Ambrosinus adombra Myrdin o Merlino. Quanto a Escalibur il suo significato sarebbe "Cai.Iul.Caes.Ensis Caliburnus", cioè la spada Calibica di Giulio Cesare, che, ritrovata casualmente da Romolo e portata in Britannia sarebbe stata scagliata lontano dallo stesso Romolo (Pendragon) in segno di pace, si sarebbe conficcata in una roccia e qui, esposta alle intemperie, avrebbe finito per lasciar leggere solo alcune lettere dell'iscrizione, e cioè: E S  CALIBUR.

1 commento:

  1. Ma questo post è bellissimo... Solo a leggerlo velocemente, sento la testa pulsarmi di idee su racconti e romanzi che potrei scrivere...

    Davvero, complimenti :)

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