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venerdì 22 ottobre 2010
Mistero nella Vita di Anne Perry
Se oggi Anne Perry è ancora in vita, e se è stata in grado di ricostruirsi un’esistenza, lo deve anche e soprattutto alla benevolenza dei giudici dell’epoca che, nel 1959, dopo soli cinque anni di detenzione, le consentirono di uscire dal carcere di massima sicurezza di Mt.Eden, dove venne rinchiusa dopo essere stata riconosciuta, sotto il suo vero nome, Julet Hulme, colpevole di omicidio di primo grado nei confronti di Honora Parker, in complicità con la figlia della vittima, Pauline.
Ma chi è dunque alla fine questa sorprendente scrittrice capace di passare con tanta disinvolta sicurezza da dure atmosfere belliche a soffici frivolezze salottiere?
Nata a Londra nel 1938, deve la sua fortuna alla brillantezza dei suoi personaggi vittoriani, alla fedeltà con cui ha saputo riproporre un mondo competitivo e spietato falsamente celato sotto uno strato apparente di perbenismo, delle sue opere sono state vendute oltre quindici milioni di copie in tutto il mondo.
Premiata dunque per le capacità introspettive e per la rigorosa fedeltà delle ricostruzioni storiche, Anne Perry è una profonda conoscitrice delle tematiche etiche e sociali, a cui nel 2000 è stato perfino tributato anche un Edgar Award per il racconto breve Heroes.
Ma Anne Perry ha nella sua vita un trascorso drammatico, la cui vicenda è stata accuratamente ricostruita nel film Heavenly Creatures, Creature del Cielo, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1994, Vincitore del Leone d’Argento e Candidato alla Nomination degli Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
La pellicola, a regia di Peter Jackson, magistralmente interpretata da Melanie Lynskey e Kate Winsley, narra di un torbido rapporto tra due adolescenti, nella Nuova Zelanda del 1954, che conduce alla fine all’omicidio della madre di una di loro, uccisa a colpi di pietra su un sentiero di campagna, al ritorno da una festosa escursione di shopping in città.
La storia di Julet Hulme e Pauline Parker è stata anche riportata nel libro Assassine di Cinzia Tani, edito da Mondadori, e coinvolge molto da vicino la scrittrice Anne Perry, che oggi è viva solo perché all’epoca, secondo la legislazione vigente, i minorenni, anche se riconosciuti colpevoli, non potevano essere soggetti alla pena di morte, ma venivano sottoposti a pena detentiva secondo quanto indicato direttamente dal Tribunale di Sua Maestà.
Se oggi Anne Perry è ancora in vita, e se è stata in grado di ricostruirsi un’esistenza, lo deve anche e soprattutto alla benevolenza dei giudici dell’epoca che, nel 1959, dopo soli cinque anni di detenzione, le consentirono di uscire dal carcere di massima sicurezza di Mt.Eden, dove venne rinchiusa dopo essere stata riconosciuta, sotto il suo vero nome, Julet Hulme, colpevole di omicidio di primo grado nei confronti di Honora Parker, in complicità con la figlia della vittima, Pauline.
Quando nel 1994, a cinquanta anni precisi dal delitto, Anne Perry, sotto la sua nuova identità, è stata rintracciata ed intervistata in proposito, in concomitanza con l’uscita del film dedicato alla sua vicenda, si è stupita molto di suscitare tanta attenzione, affermando di aver solo aiutato l’amica, Pauline Parker, a liberarsi della madre e di averlo fatto perché la riteneva instabile e la vedeva così sofferente da temere che alfine, un giorno, potesse giungere a suicidarsi.
Anne Perry, alias Julet Hulme, riteneva di avere un “debito d’onore” con quella che fu la sua compagna durante gli anni adolescenziali e pagò questo impegno morale con una condanna per omicidio di primo grado.
Ma vediamo come si svolsero all’epoca i fatti secondo la ricostruzione effettuata dalla Professoressa Cinzia Tani, docente di Storia e Sociologia del Delitto presso l’Università La Sapienza di Roma.
Siamo nel 1954 in Nuova Zelanda, Julet Hulme e Pauline Parker sono praticamente coetaneee, e presto diventano inseperabili amiche a scuola, pur provenendo da famiglie drasticamente diverse.
Pauline Paker è nativa del luogo, figlia generata nel 1937 nella città di Christchurch da Honora Parker e Herbert Risper, i suoi non sono sposati, ma lei ancora non lo sa. E’ la seconda di quattro fratelli, tutti con gravi problemi di salute, uno dei suoi fratellini muore, un altro è colpito dalla Sindrome di Down, il terzo è costretto a vivere in un sanatorio. Lei stessa a cinque anni di età contrae una grave forma di osteomielite e viene operata per ben cinque volte, con esito incerto, rimanendo alla fine claudicante. Rimarrà per tutta la vita impossibilitata a praticare sport e tagliata fuori di fatto dalle maggiori occasioni di socializzazione e mondanità.
Julet Hulme invece proviene da Londra, dove è nata nel 1938, è figlia di Hilda Marion ed Henry Hulme, uno dei più insigni scienzati di tutta l’Inghilterra, fine matematico e in seguito rettore del Canterbury University College, proprio lì a Chirchchurch. Anche Julet però, come l’amica, ha problemi di salute, ad otto anni viene colpita dalla polmonite ed i medici le consigliano un cambiamento d’aria, per amor suo una delle menti più eccelse del suo tempo accetterà di abbandonare Londra per ricoprire l’incarico di rettore presso un anonimo collegio universitario in un’oscura cittadina della Nuova Zelanda.
Ma il sacrificio della famiglia Hulme, che dopo due anni segue la giovane Juliet in Nuova Zelanda, sembra ben ripagato, entrambe isolate da tutto e da tutti a causa della loro malattia, le due ragazze sembrano legare, sono compagne inseparabili, eccelgono negli studi, sono ambiziose e determinate, sognano di diventare scrittrici e di andare a vivere negli Stati Uniti.
Entrambe le famiglie sono soddisfatte di questa profonda amicizia che di fatto estrae le ragazze dal loro forzato isolamento e le accomuna in un progetto preciso, le due fanciulle sono spesso ospiti una dell’altra, le famiglie si conoscono reciprocamente e socializzano, nonostante le profonde differenze sociali. Il padre di Pauline è solo un pescivendolo e il padre di Julet un insigne matematico, ma gli interessi delle figlie per loro vengono prima di ogni altra cosa, e finchè le ragazze ne traggono beneficio, quell’unione va bene per tutti.
Ma presto il mondo rigorosamente selezionato di Julet e Pauline si fa troppo rarefatto, la loro amicizia diventa ossessiva, in famiglia inziano a sospettare un rapporto innaturale, perfino i loro voti a scuola peggiorano, i genitori si consultano.
Proprio in questo momento così delicato Julet scopre sua madre a letto con l’amante, il padre, informato, risolve di lasciare la Nuova Zelanda per far ritorno ai suoi studi in Inghilterra, manderà la giovane figlia presso dei parenti in Sud Africa, dove il clima le sarà di giovamento e dove ella sarà fuori dalla cattiva influenza di Pauline.
La madre di Pauline, Honora Parker, informata, è d’accordo. Le due ragazze stanno trasformando la loro amicizia in un rapporto eccessivamente morboso, che nuoce ad entrambe, vanno separate, per il loro stesso bene.
Sarà però una decisione tardiva, che alla resa dei conti non otterrà altro risultato che quello di far precipitare, rapidamente, la catena degli eventi fino all’epilogo finale.
Pauline Parker alla sola idea di perdere la sua amica, la sua complice e la sua confidente precipita nel panico più assoluto, in preda al delirio progetta, assieme a Julet, l’assassinio di Honora Parker, che ancora ostinatamente si rifiuta di concederle il permesso per accompagnare in Sud Africa l’amica, fosse pure per una breve vacanza.
Gli appunti sul diario sono inequivocabili e si riveleranno più che determinanti per l’incriminazione e la condanna delle due ragazze per omicidio di primo grado, e quindi premeditato, senza la concessione di alcun tipo di attenuanti, eccettuata quella, fisiologica, della giovanissima età.
Pauline scrive: “ Abbiamo discusso di nuovo i particolari dell’omicidio. Mi sento euforica come se stessimo organizzando un Party a sorpresa. Mamma c’è cascata in pieno e il felice evento avrà luogo domani pomeriggio. Così la prossima volta che scriverò questo diario mamma sarà morta. Che strano, e che bello.”
Il 22 Giugno del 1954 l’inconsapevole Honora Parker accompagna le due ragazze in paese per fare shopping, sulla strada del ritorno devono attraversare un parco, Julet che cammina davanti lascia cadere un sasso rosa, che ha portato appositamente con sé, richiama l’attenzione della madre sul sassolino, questa si china, e la figlia la colpisce con un pezzo di mattone avvolto in una calza, l’arma del delitto, già opportunamente predisposta. Poi porge il mattone all’amica perché infligga anche lei un colpo, rendendola indissolubilmente complice di omicidio.
Quando le due ragazze, candidamente, in conformità al loro ingenuo piano, tornano di corsa in paese simulando una disgrazia, vorrebbero far credere che Honora inciampando in una radice si sia fratturata il cranio, non vengono credute e subito aleggia fortissimo un clima di sospetto.
Il ritrovamento del diario con le incaute e chiarissime frasi annotate da Pauline proprio il giorno prima del delitto non contribuisce certo a migliorare la loro posizione già gravissima. Le ragazze, sottoposte a uno stringente interrogatorio confessano, entrambe.
Giudicate colpevoli di omicidio di primo grado nel corso di un legittimo processo vengono però salvate dalla pena di morte dalle leggi attuali che sanciscono che un minore, anche se colpevole, non possa essere giustiziato, e vengono condannate a una pena detentiva.
Pauline è rinchiusa nel carcere minorile di Arohata, Julet in quello durissimo di Mt.Eden, insieme ai condannati a morte, vengono rilasciate dal tribunale nel 1959, a soli cinque anni dal crimine, con il divieto assoluto di incontrarsi ancora.
Pauline scompare dalle scene e di lei non si saprà più nulla per lunghissimo tempo, Juliet si ricongiunge a sua madre in Inghilterra, assumendo il nuovo cognome di Perry, dal nuovo marito di quest’ultima, Walter Perry. Per un certo periodo lavora come segretaria, poi emigra a San Francisco, si converte alla religione mormone, e a questo punto di lei si perdono le tracce.
Ricompare in Inghilterra sotto il nome di Anne Perry come celebre scrittrice di gialli ambientati in epoca vittoriana, e oggi vive in Scozia con tre cani e due gatti.
Sulla vicenda viene di nuovo attirata l’attenzione della stampa quando, nel 1994, a 50 anni di distanza dall’omicidio di Honora Parker, Peter Jackson, il regista neozelandese, gira il film Creature del Cielo.
Si identifica Julet Hulme in Anne Perry e solo tre anni dopo, nel 1997, si rintraccia Pauline Parker sotto il nome di Hilary Nathan, e si scopre che ha vissuto per trent’anni in un villaggio inglese insegnando equitazione ai bambini. Nessuno degli abitanti riuscirà a credere di aver convissuto per anni con un’assassina e di averle affidato i propri figli.
Intervistata in proposito Anne Perry non ha mai negato la sua reale identità e anzi si è dichiarata sorpresa che un fatto avvenuto tanti anni prima potesse ancora riscuotere un simile interesse, affermando di aver soltanto voluto aiutare Pauline per timore che questa si suicidasse, “Avevo con lei un debito d’onore”, ha detto ai giornalisti.
Oggi Anne Perry, pagato il suo debito con la giustizia, è una splendida ed elegante signora inglese di sessantasette anni, giallista di fama indiscussa, e protagonista di un giro promozionale con la Casa Editrice Fanucci che vi consigliamo assolutamente di non perdere, secondo le tappe del seguente calendario.
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