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giovedì 4 novembre 2010


Il mistero di Rennes -le-Chateau


DAL NEOLITICO ALL'ETÀ DEL FERRO

Le origini di Rennes-le-Château si perdono letteralmente nella notte dei tempi. Diversi studiosi, nell'ultimo secolo, hanno tentato di ricostruirne il passato, ma non sempre le conclusioni si sono basate su elementi solidi. La quasi totalità degli studi a carattere divulgativo fa riferimento a due lavori: Le comté de Razès et la Diocèse d'Alet (1877) di Louis Fédié (1815-1899) e La Vraie Langue Celtique et le Cromleck de Rennes-les-Bains (1886) del reverendo Henri Boudet (1837-1915). Entrambi - come vedremo - sono da leggere con attenzione e spirito critico, non essendo interamente fondati su evidenze archeologiche e documentali. Come scrive Christian Raynaud, infatti,
per ricostruire la storia di Rennes-le-Château dalle origini [...], dal momento che i documenti tacciono, è necessario far tabula rasa di tutti quegli strati leggendari veicolati da una certa letteratura "aurifera" e lasciare piuttosto la parola alle rare vestigia sopravvissute al passare dei secoli (1).
Gli storici sono concordi nel ritenere che l'area geografica che circonda Rennes-le-Château sia abitata dai tempi più antichi; a proposito della sua collina, Jean Paul Courrent e Philippe Héléna parlano di un "importante sito preistorico, più tardi luogo di penetrazione di un insediamento romano" (2).
René Descadeillas aggiunge:
Si presume, e la scoperta di scheletri sepolti in diversi punti del villaggio e sulla sommità della collina rende l'ipotesi verosimile, che la località di Rennes sia stata sempre abitata, molto prima che i romani occupassero la Gallia (3).
In effetti il luogo, caratterizzato da un'eccellente posizione geografica, consentiva un'ottima visuale sulle vie d'accesso e sulle valli circostanti, ed era caratterizzato da una sorgente d'acqua che poteva servire anche una popolazione di una certa entità.
I ritrovamenti, seppur frammentari ed eterogenei, sono sufficienti a provare la presenza umana sulla collina e nei dintorni di Rennes-le-Château sin dalla preistoria.
Tra le scoperte ne spicca una che è tanto sensazionale quanto dubbia: La Dépêche du Midi del 16 marzo 1966 riporta una scoperta fatta da Henri Fatin e suo figlio, proprietari del castello di Rennes-le-Château, che avrebbero portato alla luce un intero uomo fossile (4). Purtroppo dello straordinario reperto non è rimasto nulla, né Fatin si preoccupò mai di farlo analizzare da archeologi competenti; preferì esporlo in una sala del castello adibita a museo archeologico locale. L'unica opinione indipendente che sia rimasta è quella di Guy Rancoule, archeologo di Limoux, secondo cui il presunto "uomo fossile" altro non era se non "una pietra naturale scolpita in modo bizzarro" (5).
Dieci anni prima Noël Corbu aveva ritrovato lo scheletro (questa volta autentico) di un individuo alto 1 metro e 95; secondo una stima di René Nelli, all'epoca custode del museo di Carcassonne, sarebbe appartenuto ad un capo di qualche tribù iberica del 700 a.C. (6). Claire Corbu, figlia di Noël, racconterà lo stesso ritrovamento in termini molto diversi: lo scheletro sarebbe stato ritrovato durante una serie di scavi effettuati di fronte all'ingresso di villa Bethania, e risalirebbe all'VIII secolo d.C. (7) E' scettico su questo ritrovamento Jean Fourié: anche in questo caso lo scheletro è scomparso, e sarebbe piuttosto appartenuto ad un soldato morto durante la Seconda Guerra Mondiale (8).
Hanno un fondamento storico più solido i ritrovamenti citati nel bollettino della Société d'Études Scientifiques de l'Aude; un articolo di Elie Tisseyre che racconta di una visita a Rennes-le-Château nel 1905 cita:
Auguste Fons che ha recentemente scoperto, ai piedi dei vecchi bastioni della fortezza, un ossario. Effettivamente, è proprio un ossario quello che ci mostra; uno dei nostri, munito di piccone, scava cercando di rendersi conto dello spessore dello strato di ossa accumulate; ma le tibie si moltiplicano e i crani sono in compagnia di un numero incalcolabile di femori (9).
Durante una seconda visita nel 1908, Antoine Fagès così descrive il paesaggio che si osserva dalla sommità della collina di Rennes:
Possiamo vedere gli strati rosso scuro del Daniano perdersi verso Campagne, a sud verso Granès e a nord, sprofondare, nel terziario, in una località detta Pastabrac. Questi terreni sono fortemente caratterizzati dalle ossa di Trilonosauro che si trovano spesso associate a pezzi di carapace di tartaruga. [...] Uno scavo di tre metri è stato già iniziato a Sud, ed è stato rinvenuto un ossario che si estende per diverse centinaia di metri. Gli scheletri sono distesi e sovrapposti su sei/otto strati e orientati da Est a Ovest. Monsieur Tisseyre vi ha trovato due orecchini di bronzo. È forse una sepoltura risalente ad antiche guerre? La grande quantità di ossa che vi si trova non offre grandi ricchezze; forse il futuro riserverà interessanti scoperte. (10)
Né si tratta degli unici ritrovamenti di una certa rilevanza (11).
Lo scenario archeologico è, secondo Christian Raynaud, coerente con un insediamento d'epoca paleolitica sulla sommità della collina di Rennes-le-Château (12).
Un ritrovamento presso il quartiere La Capello di alcune tombe risalenti al Neolitico Finale (intorno al 3000 a.C.) viene citato nei Mémoires de l'Académie des arts et sciences de Carcassonne del periodo 1931-1936. Purtroppo nessun reperto è arrivato fino a noi, ma soltanto la descrizione di una lama di selce e di una statuetta antropomorfa "i cui piedi e la testa sono separati da due tratti orizzontali" (13).
Tracce più solide dell'epoca neolitica si ritrovano a poca distanza da Rennes-le-Château, sulla collina chiamata Le Casteillas, un promontorio naturale che domina la valle in cui scorre il ruisseau de Couleurs; su questa antichissima via di passaggio sono state ritrovate alcune schegge di lame di selce e i resti di un villaggio risalente al 4000 a.C., in pieno Neolitico Medio: sono ancora visibili i resti di alcuni muretti a secco (14).
Il fatto che non siano mai stati effettuati scavi sistematici ostacola una ricostruzione precisa delle varie fasi di insediamento e crescita delle prime tribù. La presenza di mole e vasellame databili tra l'Età del Bronzo e l'Età del Ferro (dal 2000 al 50 a.C.) in un'area molto più ampia di quella coperta oggi fa ipotizzare un'estensione dell'abitato maggiore rispetto a quella odierna, ma solo scavi stratigrafici potranno consentire una miglior conoscenza dell'organizzazione e dell'evoluzione della tribù nel corso dei secoli.
La valle del ruisseau de Couleurs presenta diverse tracce di insediamenti presso alcune grotte e in plein air (15).
Al termine dell'Età del Ferro, tra il 100 e il 50 a.C., Rennes acquista una maggiore importanza trovandosi su una grande arteria di scambi commerciali sulla via est-ovest che collega il Roussillon con le valli dell'Aude e dell'Hers; da Peyrepertuse attraverso Le Linas nei pressi del monte Bugarach, la via arrivava a Le Bezu e qui si inclinava verso nord-ovest passando per la valle ai piedi della collina di Rennes e proseguendo a nord-ovest verso Conhilac e Bouriège, qui biforcandosi: una parte proseguiva a ovest verso Chalabre, l'altra rimontava a nord verso Limoux (16).
Ed è ancora lo sfruttamento delle miniere delle Corbières - attività in grado di stimolare oltre che gli scambi commerciali anche l'afflusso di manodopera attirata dalla prospettiva di un certo arricchimento - a dare un ulteriore impulso all'antica Rennes-le-Château; l'intera zona godeva di un tenore di vita particolarmente alto, testimoniato dall'afflusso di un gran numero di anfore di vini importati dall'Italia, frammenti dei quali sono stati ritrovati in quantità nella valle del ruisseau de Couleurs, sull'altipiano du Lauzet e in diverse altre località della zona (17). Il percorso "disegnato" dai frammenti di anfore segue fedelmente il tracciato della strada che passava proprio nei pressi di Rennes.
1.Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.25
2.Jean Paul Courrent e Philippe Helena, Répertoire archéologique du département de l'Aude période gallo-romaine, Montpellier: Impr. de la Charité, 1935
3.René Descadeillas, Mythologie du Trésor de Rennes, Editions Collot, 1974 (1991)
4.La Dépêche du Midi 16.3.1966 cit. in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château, vol.I, Nice: Bélisane, 1987, pp.20-21
5.Cit. in Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.16
6.Albert Salamon, "Rennes-le-Château: terre de squelettes" in La Dépêche du Midi 3.10.1956 cit. in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château, vol.I, Nice: Bélisane, 1987, pp.7-8 e in Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.16
7.Claire Corbu, Antoine Captier, L'héritage de l'Abbé Saunière, Nice: Bélisane, 1995, p.50. Alle pp.52-53 sono riportate due fotografie dello scheletro.
8.Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.16
9.Elie Tisseyre, "Une excursion à Rennes-le-Château", Bulletin de la Société d'Etudes Scientifique de l'Aude, Vol.17 (1906)
10.Antoine Fagès, "De Campagne-les-Bains à Rennes-le-Château", Bulletin de la Société d'Etudes Scientifique de l'Aude, Vol.20 (1909)
11.Si veda, a questo proposito, il dettagliato elenco fornito in Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.17
12.Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.26
13.Cit. in Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.26
14.Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.27
15.Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.27
16.Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.28
17.Jean Fourié, L'Histoire de Rennes-le-Château antérieure à 1789, Esperaza: Editions Jean Bardou, 1984, p.28

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