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giovedì 13 gennaio 2011
Anna O. Berta Pappenhein
Certamente il primo punto di mutamento radicale reale nella vita professionale di Freud è raffigurato dal caso clinico di Anna O.
Siamo intorno al 1890. Freud cooperava con Breuer ad un particolare caso d'isteria.
Si tratta di Bertha Pappenhein, più adeguatamente conosciuta come Anna O., una ragazza ventunenne di apprezzabile intelligenza e cultura che nel corso di una malattia durata due anni aveva presentato una serie di disturbi fisici e mentali.
Anna era malata di una grave paralisi ad entrambi gli arti di destra, di disturbi alla mobilità oculare, con un notevole danno visivo, di turbe all'udito, di difficoltà nella postura del corpo, di forte tosse nervosa, di nausea ogni volta che cercava di alimentarsi, e una volta, di grave idrofobia, che la tenne lontana dall'acqua per parecchie settimane. Perfino le sue capacità lessicali si erano ristrette, fino a giungere all'impossibilità di parlare e comprendere.
Concludendo, la paziente andava soggetta a momenti di afasia, nei quali alternava stati di confusione, di delirio, di alterazione di tutta la personalità.
Al principio con un quadro sintomatico di questo genere, si pensò ad una grave lesione, ma all'esame realistico gli organi della ragazza conseguirono perfettamente normali.
I medici esclusero anche una lesione organica cerebrale, essendo favorevoli a quella misteriosa condizione nota come isteria, la quale è in grado di simulare tutta una serie di sintomi appartenenti a diverse malattie.
Breuer riuscì ad rimuovere i sintomi attraverso la pratica del metodo ipnotico.
Ogni sera si recapitava a casa della ragazza e, dopo averla ipnotizzata, la faceva parlare.
Sotto ipnosi, Anna raccontava del doloroso periodo della sua vita in cui aveva dovuto soccorrere il padre notevolmente malato, ricordando quei sentimenti, rimasti repressi, di rabbia, disgusto e paura.
Breuer constatò che riportando l'episodio doloroso connesso all'insorgere di uno dei sintomi prima citati, Anna arrivava a vivere intensamente le emozioni provocate dal doloroso ricordo, e al termine di tale reminiscenza il disturbo scompariva.
Questa terapia, definita purificatoria, funzionò anche con gli altri sintomi.
Freud in seguito dichiarerà che "l'isterico soffre di ricordi", ovvero degli effetti dolorosi di un evento passato, in apparenza dimenticato, ma in realtà ancora 'vivo' nelle profondità inconsce della mente.
Sebbene il successo terapeutico, Breuer sospese repentinamente il trattamento, resosi conto del rapporto che andava creandosi con la paziente, impaurito dall'intensa e reciproca dipendenza affettiva che si era instaurata con Anna.
Egli non raccolse così gli aspetti innovativi dell'importante metodo terapeutico, non credendo che la teoria da lui scoperta potesse essere generalizzata.
Freud, invece, si era accorto che il blocco di Anna era indicato da un conflitto psichico tra qualcosa che avrebbe voluto essere espresso e qualcosa che ne contrastava appunto l'espressione; la sua sofferenza è da riportare al fatto che inconsapevolmente Anna si era proibita la presa di coscienza e dunque l'esternazione di sentimenti e desideri erotici ed aggressivi incompatibili con la sua morale, la sua cultura e la sua educazione.
Breuer respinse di riconoscere il ruolo fondamentale che esse hanno giocato in quella di Anna, scappando dalla relazione affettiva con la paziente.
A differenza di Freud non è arrivato ad un concetto fondamentale nella psicoanalisi: si tratta del transfert, grazie a cui si può arrivare alla liberazione del ricordo traumatico del paziente; Breuer era giunto alla condizione in cui si può parlare di controtransfert, come dimostrano i sentimenti di dipendenza che provava per Anna.
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