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giovedì 7 aprile 2011


Anaïs Nin (1903-1977), la poesia dell'erotismo

“La vita ordinaria non mi interessa. Cerco solo i grandi momenti. Voglio essere una scrittrice che ricorda agli altri che questi momenti esistono…”. E’ una delle autrici più controverse del 900. Donna di grande fascino, cosmopolita, e scandalosa per la sua epoca. Ha destato scalpore nella Parigi della Belle Epoque per la pubblicazione di racconti erotici: Anais Nin, profonda conoscitrice dell’animo umano.

Scoprì l’amore per la scrittura a 11 anni (1914), durante il viaggio che dall’Europa la portava a New York.

“Voglio descriverti, caro papà, ciò che sto vedendo in questo stupendo viaggio. Potrò così avere l’illusione che tu sia qui con me e che tu stia guardando le cose con i miei occhi“.

In realtà suo padre era definitivamente uscito dalla sua vita, salvo qualche fugace riapparizione in futuro (con presunte implicazioni di natura incestuosa) che comunque non colmarono mai la sua ossessiva ricerca di figura paterna che si trascinò dietro per tutta la vita. Anaïs sentiva il bisogno della conquista. Aveva la necessità di essere circondata da più uomini, soprattutto dopo aver perso quello più importante della sua vita.

“Se mio padre se n’è andato… se non mi amava dev’essere perché non ero amabile… come cortigiana avevo già assaggiato il fallimento. Dovevo trovare altri modi per interessare gli uomini“.

Sposò Hugh Parker Guiler (pseudonimo Ian Hugo), l’uomo a cui rimase infedelmente fedele per 50 anni, anche se in verità ci sarebbe da annoverare negli annali un matrimonio tenuto segreto con Ruper Pole (1955) poi annullato dalla stessa Nin per evitare guai a livello tributario.

Anaïs arrivò a Parigi nel 1929 richiamata dal fervido clima intellettuale della città, che negli anni ’30 ospitava molti dei più grandi artisti, scrittori, poeti, musicisti dell’epoca, e con molti dei quali ebbe delle liason, alcune sicuramente accertate altre di dubbio avvenimento: Antonin Artaud, Gore Vidal, Dalì, Edmund Wilson, André Breton. Tra le sue vittime ci fu anche Otto Rank, allievo di Sigmud Freud, con il quale collaborò come psicanalista, sebbene interruppe questa carriera nel giro di poco tempo. Con la psicoanalisi ebbe un rapporto controverso.

Iniziò questo lavoro con l’intento di ritrovare se stessa, ma ben presto si ritrovò annoiata e confusa tra la sua ricerca interiore e le turbe dei pazienti. Sentiva di confondersi troppo con le loro sofferenze e questo non le piaceva. Negli anni ’50 sperimentò l’LSD e ne descrisse il modo il cui la sostanza agiva sulla creatività e sulla percezione del proprio subconscio.

L’autrice di “Diario”, “Il delta di Venere”, “D.H. Lawrence. Uno studio non accademico”, “Henry and June”, “The house of Incest” subì l’influenza dell’allora ancora poco noto Henry Miller (autore di “Tropico del Cancro” e “Tropico del Capricorno”); in particolare ne rimase affascinata per la rudezza, per il suo modo di trattare le parole. “

E’ venuto a colazione con Richard Osborn, un avvocato che avevo dovuto consultare a proposito del contratto per il mio libro ‘D.H. Lawrence’. Mi è piaciuto subito, non appena l’ho visto scendere dalla macchina e mi è venuto incontro sulla porta dove lo stavo aspettando. La sua scrittura è ardita, virile, animale, magnifica. E’ un uomo la cui vita inebria. E’ come me. Era caldo, allegro, disteso, naturale. Sarebbe passato inosservato in una folla. Era snello, magro, non molto alto. Ha occhi azzurri, freddi e attenti, ma la sua bocca rivela emotiva vulnerabilità”.


Conobbe e frequentò così Henry Miller, e insieme alla moglie June intrecciò uno dei triangoli più torbidi dell’ambiente letterario della prima metà del ‘900. Di questa storia ne parlerà ne “Diario I 1931 – 1934”, anche se in un primo momento furono epurate tutte le scene più scabrose. Avrebbe desiderato vedere pubblicato il suo “Diario” fin dagli anni ’30, invece la prima uscita fu del 1966 e immediatamente divenne un caso letterario, specialmente per il pubblico femminile dell’epoca, tanto da innalzare la Nin a icona del movimento femminista.

“Questo diario è il mio kief, il mio hashish, la mia pipa d’oppio. E’ la mia droga e il mio vizio. Invece di scrivere un romanzo, mi sdraio con questo libro e una penna, e indulgo in rifrazioni e diffrazioni”.

Il “Diario” era per lei una sorta di talismano che la proteggeva da oscure minacce. Lo portava sempre con sé, e coglieva ogni occasione possibile per appuntarvi osservazioni e riflessioni, mentre viaggiava in treno oppure stava seduta ad una tavolo di un caffè.

Tra il ’44 e il ’47 viveva tra New York e Los Angeles, e proprio in questo periodo iniziò la sua carriera di scrittrice scandalosa. Un collezionista di libri aveva offerto ad Henry Miller 100 dollari al mese per scrivere racconti erotici. Miller aveva accettato per bisogno di denaro e, allegramente, inventava storie piccanti sulle quali rideva con Anaïs. Ben presto si stancò e così propose all’amica-amante di scrivere qualcosa. Lei iniziò, ma il collezionista le disse: “Va bene, ma lasci perdere la poesia e le descrizioni di tutto quello che non è sesso. Si concentri solo sul sesso”.

“Così incominciai a scrivere ironicamente, divenendo così improbabile, bizzarra ed esagerata che pensai che il vecchio si sarebbe accorto che stavo facendo una caricatura della sessualità. Ma non ci fu alcuna protesta. Passavo i giorni in biblioteca a studiare il Kamasutra. Ascoltavo le avventure più spinte degli amici. ‘Meno poesia’ diceva la voce al telefono. ‘Sia specifica’”.

Ma più era condannata ad insistere solo sulla sessualità, più creava poesia. La Nin racconta a questo proposito che scrivere di pornografia era diventata una strada verso la santità, invece che verso la dissolutezza.

Anaïs Nin smise di scrivere il suo “Diario” solo con la morte, avvenuta il 14 gennaio 1977. Mito e poema al tempo stesso, fece di questa forma letteraria il suo talento. Opera monumentale di 15.000 pagine dattiloscritte raccolte in 150 cartelle. I diari sono ricchi di dialoghi, osservazioni, interventi critici e commenti sulle persone, la politica, la letteratura, i viaggi, oltre che sulle vicende personali. Il mondo visto attraverso gli occhi di Anaïs è un mondo ricco di fascino e di meraviglia. Anche le cose più piccole, le persone più insignificanti vengono descritte con amore, profondità e soprattutto curiosità.

Sensibilità profonda. Vita intensa vissuta attraverso i sensi.
“La vita si rimpicciolisce e si ingrandisce in proporzione al proprio coraggio”, Anaïs Nin.

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