lunedì 9 gennaio 2012


LOCUSTA


Una delle grandi maestre a Roma ai tempi di Nerone fu Locusta, un personaggio a cavallo tra mito e realta', tra il mondo della magia e la botanica. Per questo motivo, della vera Locusta si sa poco. Vi e' chi sostiene che fosse una strega di origini persiana che trascorse parte della sua vita come schiava al servizio di un medico greco, da cui apprese le sue conoscenze fino a quando diventarono entrambi schiavi a Roma. Altri collocano la sua origine nelle Gallie, probabilmente discendente di una qualche tribu' celtica dove pote' esercitare da druida, nome che ricevevano le sacerdotesse e le maghe tra i Celti.
Locusta aveva, certamente, una vasta cultura, conoscenze in ambito di erbe e persino di medicina, ma non era semplicemente un'altra avvelenatrice, ma l'avvelenatrice di Roma. Commercianti, uomini d'affari, nobili e perfino senatori passavano per la sua casa cercando da un rimedio o un feticcio per l'amore, fino ad una sostanza con la quale ravvivare la passione o con la quale eliminare un nemico. Il fatto che avesse rapporti con Agrippina, e ancora prima con Messalina, indica che ebbe relazioni eccellenti con la nobilta' romana, che sicuramente ottenne grazie alle case di prostituzione, un vero pululare di intrighi e contatti tra le sfere sociali.
La storia non ufficiale ci narra che Locusta era stata imprigionata e aspettava di essere condannata a morte per uno dei suoi assassinii quando Agrippina la salvo' e le diede l'incarico che avrebbe cambiato la sua vita; uccidere Claudio.
Fino alla morte di Claudio, al cui avvelenamento tramite funghi o fichi si suppone che partecipo' attivamente, Locusta era una donna rispettata, temuta e stimata, ma non lavorava per il potere. Quando mori' l'imperatore, fu contrattata esclusivamente da Agrippina, la madre di Nerone, il nuovo Cesare.
Dopo Claudio, il secondo serio incarico a cui dovette far fronte Locusta fu la morte di Britannico. Secondo gli storici, il primo tentativo falli' e fu torturata per ordine esplicito di Nerone. Fortunatamente per lei, la seconda volta avveleno' accuratamente alcuni dolci e inoltre creo' una bevanda aromatica e speciale.
Secondo Tacito "una pozione aromatica ancora innocua, ma molto calda, venne servita a Britannico dopo essere stata assaggiata. Quindi, dopo averla rifiutata perche' troppo calda, vi aggiunsero acqua fresca e, con questa, il veleno che ebbe un effetto cosi' rapido che si vide privato contemporaneamente della parola e della vita". Dato che si tratto' di un veleno che non poteva risaltare nell'acqua incolore, sicuramente si trattava del modernamente denominato acido prussico, di cui non conosciamo il nome usato dai romani.
Secondo Tacito i commensali rimasero inorriditi, ma Nerone guardava pazientemente il bambino, come se la situazione non fosse stata grave, disse che il fatto non era nulla di straordinario, in quanto era la conseguenza della grave sofferenza che affligeva il giovane. E' certo che il bambino soffrisse di epilessia, ma questa volta quei movimenti erano dovuti al veleno.
Molto probabilmente l'avvelenatrice, per desiderio esplicito della madre di Nerone, lavoro' gomito a gomito con Andromaco da Creta, medico personale del Cesare, che tra le altre missioni, doveva darle dell'oppio quotidianamente per calmare le sue terribili inquietudini e per favorire la sua necessita' di ispirazione.
Ad Andromaco si attribuisce, non sappiamo se con l'aiuto di Locusta o meno, che era colei che meglio conosceva i veleni e i loro effetti, la creazione della therica magna, anche se cio' che in realta' fece fu migliorare quella inventata dal re Mitridate con qualche variante, quale ricorrere alla carne di vipera invece di usare quella di lucertola. La theriaca di Andromaco conteneva, tra le altre meraviglie, acacia, artemisia, oppio, zafferano, cumino di Marsiglia, finocchio, miele, incenso e carne di vipera.
Secondo Locusta il veleno migliore era quello che uccideva "dal di dentro", quello che a causa della stitichezza che provocavano, gli alimenti gia' digeriti finivano per fermentare all'interno e per favorire quindi la putrefazione , non potendo quindi essere eliminati.
L'artemisia veniva usata per regolare le mestruazioni e favorire l'aborto.
Caduto Nerone essendo gia' lontana dall'influenza di sua madre, comparvero numerose persone che testimoniarono contro Locusta fino ad incolparla di 400 morti.
Fu condannata a morte dall'imperatore Galba che,dopo aver ordinato che venisse torturata per giorni,ordino' che venisse giustiziata in una piazza pubblica dopo essere stata violentata da una giraffa ammaestrata e posteriormente squartata e consegnata alle fiere del circo. Questo ci dice Lucio Apuleio. Sicuramente fu torturata e squartata, ma il dettaglio della giraffa solleva un po' di dubbi...

Nessun commento:

Posta un commento