giovedì 12 luglio 2012

I Santi taumaturghi e le malattie mentali

I Santi taumaturghi e le malattie mentali

Nel Medioevo la perdita delle antiche certezze e l’angosciosa ricerca di verità e conoscenza portarono l’arte medica a percorrere nuove strade per il raggiungimento del sapere; ma per quanto riguarda la cura delle malattie mentali si assiste ad una involuzione del pensiero medico: infatti i disturbi della sfera psichica sono relegati nell’area religiosa con la conseguenza che gli interventi terapeutici diventano oggetto di esame e cura esclusiva dei ministri della fede. La follia era ritenuta un vizio giustificato dall’intervento del demonio; così per cacciare il maligno dall’anima, gli amuleti e le terapie usati nell’antichità vengono sostituiti con altri riti religiosi come il segno della croce, l’aspersione dell’acqua benedetta, l’intercessione dei Santi Taumaturghi. I santuari in cui si conservano le reliquie dei Santi considerati protettori delle malattie nervose, diventano meta continua di pellegrinaggi per ottenere la guarigione. Nei trattati di medicina si tenta comunque di dare alcune spiegazioni dei diversi turbamenti cerebrali: a seconda della gravità del disturbo, i folli vengono sottoposti a percosse e ad esercizi coercitivi. Un esempio significativo dei medicamenti più comuni per la cura delle malattie mentali è il trattato di Pietro Ispano (1226-1277) conosciuto sotto il nome di THESAURUS PAUPERUM. In un’epoca in cui dilagava la terapia preziosa con l’utilizzo dell’oro e delle pietre preziose, Ispano cercò di fornire un manualetto di rimedi a poco prezzo, facili da trovare e alla portata di tutti. Si trattava di una medicina empirica ma non certo immune da credenze superstiziose. La carne del lupo, per es., era considerata un toccasana per guarire i “ fantastici “ ma nei casi di pazzia conclamata, l’unica cura possibile era l’esorcismo; convinzione ancora radicata nel Seicento in una parte dell’ambiente medico, sicuro che questo tipo di malattia fosse da imputarsi a possessioni demoniache.

Secondo la medicina popolare, la malattia proveniva da forze malvagie provocata dall’invidia e dal malocchio o conseguenza dell’ira divina per i peccati commessi. In questi casi si ricorreva all’opera del guaritore dotato di “fluido benefico” o al mago capace di interrogare le stelle e creare amuleti apotropaici. A tale riguardo segnaliamo che forse l’amuleto apotropaico più famoso è l’Occhio di Santa Lucia; indossato, portato al collo o inserito nei brevi scaccia il “mal occhio” ( è una conchiglia che sezionata assomiglia ad un occhio). Quando il medico, l’erborista, la medichessa, il guaritore o il mago avevano fallito, al poverino non rimaneva che affidarsi con fiducia all’intercessione di qualche Santo Taumaturgo specializzato nella guarigione del suo disturbo. La fede riposta nelle immaginette devozionali (santini), nelle medagliette sacre, negli scapolari o nei “ brevi” sono una antica usanza pagana, frutto di superstizione, che opera un potente effetto “placebo” portando al miglioramento dei disturbi nervosi e talvolta, producendo il “miracolo”. I brevi, o brevetti, sono dei sacchetti di stoffa contenenti frammenti di pane, canfora, cenere di olivo, immagini sacre ecc. Ma spesso la vera fede cede il passo a pratiche magico-religiose come per es., l’usanza legata ai talismani eduli (edulus, commestibile). Queste piccole immagini sacre raffigurate su sottilissimi foglietti di carta erano chiamati dal popolo “ bocconcini “ , perché venivano mangiati in caso di malattia.

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