< FOLLIA
Amo la follia.
La follia è libertà sociale assoluta,ed è per questo che in ogni civiltà,il folle è visto o come un eletto dagli dei o come reietto da allontanare e recludere.
Amo la follia,ma non la posseggo.
Non ho la follia delo dire che esorcizza i tabù.
Tutto può dire il folle,e le sue parole sono,nella loro asocialità e verità,non inerpretabili.
Non posseggo il sacro fuoco che rende sublimi artisti e geni.
Ho,io,la follia del fare,la più inutile,poichè questa follia dell'agire,non accompagnata dalla parola alinata,non ha il viatico della malattia,ed ogni agire è disturbante ed immorale.
Il senso logico della parola ha reso inutile il gesto.
Il controllo delle emozioni ha vanificato l'agire. Nel medioevo la follia era vista come una forma di possessione demoniaca e condannata come stregoneria.
È con il Rinascimento che la follia viene identifica come una malattia della mente, tuttavia essa era ugualmente considerata come un male incurabile da cui prendere le distanze. Il matto veniva spesso isolato ed abbandonato da ogni forma di contatto umano.
Hieronymus Bosch – - 1480 >Elogio della follia (titolo greco: Μωρίας Εγκώμιον, latino: Stultitiae Laus) è un saggio scritto nel 1509 e pubblicato nel 1511.
Follia decide di compiere da sola un elogio a se stessa, poiché nessun mortale ha mai pensato di fargliene uno.
Come premessa del discorso che sta per tenere, Follia fornisce un elenco delle modalità della sua orazione:
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