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martedì 15 giugno 2010



 

Il sapere della stria


 

Usciva assai presto,al mattino,quando appena la luce del sole faceva alzare la brina nei campi.

Andava giù rapida,con il capo coperto dal suo mantello marrone,sperando,e non ne fu mai certa,che nessun occhio malevolo e curioso la vedesse.

Ma era necessario che le sue scorte di erbe fossero ben rifornite.

L'arte del saper delle erbe e del conservarle le era stato tramandato dalla nonna,e alla nonna dalla nonna ancora,così che il sapere si perdeva come la luce nell'oscurità dell'origine del mondo.

Raccogliere erbe significava qualcosa per lei in prima persona:era un'attingere forza ed energia dalla madre terra,il camminare con i piedi scalzi nel terreno umido la metteva in contatto con gli antichi spiriti,con le forze che regolano vita ,morte e cicli dall'inizio del tempo.

Portava al braccio una gerla di rami di saggina,poiché si credeva che la saggina tenesse lontane streghe e maligni folletti che avrebbero infestato le preziose erbe.

Il suo sapere era immenso:sapeva ,ad esempio che oltre a conoscere i differenti poteri di guarire o ammalare di ogni pianta ,si doveva conoscere anche il suo genere.

Perché pochi sapevano che ci sono erbe maschili ed erbe femminili,e conoscere la loro corrispondenza con i pianeti ed il ciclo della luna che faceva si che una pianta fosse pronta a guarire il male o no.

E tutto si ridiceva ogni volta che scendeva nel bosco,e si ridiceva le cose nella testa,muta,a fissar bene il sapere.

Perché il sapere era di poche e l'errare poteva costare molto.

Come in pagine ben scritte da mano sapiente di un benedettino ,nella memoria della stria,i nomi dell'erbe s'allineavano ordinate e catalogate.

Il pino,le sue foglie aguzze e pungenti,maschile e sui maschi si usava per dar loro potenza e capacità di proteggere la casa,legato all'aria e protetto da Marte.

La rosa,con i suoi dolci profumi e la sua fragilità che nascondeva grande resistenza,che mai ,nemmeno negli inverni più gelidi,la rosa moriva:femminile,pianta dell'acqua e di Venere,che offriva amore.

Il rude rosmarino,pianta di sole e di fuoco,maschia per eccellenza che prometteva passione sessuale,ma anche guarigione da molti mali.

Così come il rosmarino erano altre due rustiche piante:la ruta e la salvia.

Piante del sole che crescevano da sole senza bisogno di tante cure.

La salvia,in particolare,maschile e sotto Giove in persona,era un potente antiinfiammatorio e purificava e benediva la casa se si poneva in un vasetto appena colta.

Di primavera,quando il freddo del mattino cominciava ad attenuarsi,raccoglieva la valeriana .Amava il colore dei suoi fiorellini e il verde delle piccolo e ordinate foglie.

Una pianta femminile ,utile in caso di nervosismo,insonnia,tachicardia e per calmare gli umori alle donne nel ciclo o dopo il parto..

Anche il timo dall'odore intenso calmava gli umori e favoriva cosi tanto il sonno da far dire che inducesse alla chiaroveggenza.

A quest'ultima possibilità ,lei non credeva affatto,ma certo era che un infuso di timo faceva cadere in un sonno profondo e ristoratore chiunque.

E ,al contrario,per gli uomini che troppo dormivano,la stria dava un infuso di foglie di vaniglia ben macerate giorni e giorni,e la passione si riaccendeva forte che nessuno si era mai lamentato con lei.

Se scendeva fino al lago in fondo al bosco,raccoglieva foglie dell'erba a lei più preziosa:salice .

Il salice ,piegandosi in preghiera sull'acqua sembrava offrirsi.

Nessuna pianta curava la febbre e il male come lei e il dolore,anche il più forte ,si attenuava e lasciava riposare il malato.

Lei faceva in modo di non rimanerne mai senza.

E poi,ancora ,un elenco infinito di erbe e tuberi da cercare,da raccogliere,da ordinare in modo e maniera che solo una stria poteva fare,sebbene lei non si considerasse tale,ma solo una povera donna,ormai vecchia,che aveva avuto la trasmissione del sapere.

Elenco interminabile,com'è la natura e la terra ,cose nascoste sotto le zolle di terra o confuse dai colori dell'arcobaleno:tutti.

S'andava dal finocchio selvatico,ottimo per sgonfiare caviglie gottose,all'angelica,che come il nome annunciava,dava benessere al corpo tutto eliminando miasmi e tossine.

Nei prati fioriti di primavera coglieva attenta il dente di leone o tarassaco(tarassaco,e lei non lo sapeva certo,in greco vuol dire"guarisco"),che depurava e sgonfiava anche i ventri più tesi.

Il luppolo abbondava sempre nella sua madia di medichessa che dava latte in abbondanza alle balie e turgeva seni sgonfiati da troppe gravidanze.

Monete sonanti pagavano le giovani contadine e pure le mogli di signori per il luppolo distillato.

La malva fioriva sempre abbondante e poco colta per quella sua aria di malerba confusa,ma era grande cura per quei pochi denti infiammati che i contadini conservavano in bocca.

E poi,erbe degli dei tra tutte ,il basilico.

Adorava quell'odore morbido ed intenso.

Ricordava che giovane e disgraziatissima sposa,strusciava la sue foglie su polsi e sotto le ascelle per togliere l'odore della fatica,ora lo raccoglieva e lo coltivava anche nella piccola chiostra della sua abitazione.

Il basilico,messo su una finestra proteggeva dagli spiriti maligni,ma soprattutto teneva lontano i serpenti che a Bagni erano numerosi più degli abitanti,forse per quelle polle d'acqua che sgorgavano in ogni angolo convogliandosi in rivoli d'acqua tiepida.

Si diceva che il basilico favorisse anche i viaggi dei defunti nell'al di là,per questo alcuni avevano usanza di mettere foglie fresche tra le mani dei loro morti.

In realtà lei,invece,pensava,che tale usanza fosse dovuta all'odore dell'erbe che confondeva un poco l'olezzo della morte.

Il basilico a lei comunque serviva per ben altro scopo:foglie macerate in infuso eliminavano,anche se tra atroci dolori,ricordi non voluti di appassionati amplessi.

Niente si poteva dire su questo,ma molte erano state le sante donne del paese che erano ricorse a lei per togliere l'ingombro.

Più romantico era il tenero prezzemolo,difficile da trovarsi da quelle parti:lo chiedevano le vergini,o presunte tali,che si diceva che messo sotto il cuscino,facesse sognare del futuro marito.

Ma se in sogno compariva una donna significava che c'era una rivale di cui tenere conto.

Immersa nei pensieri ,camminava raccogliendo e cercando di non romper mai la pianta alla radice,che la terra tutta si sarebbe ribellata.

Ed erano i momenti più lieti della sua esistenza poiché lontana da sguardi malevoli,si sentiva un tutt'uno con la terra e poteva ,lentamente e con pace,assaporare i suoi ricordi e provare a sognare una vita diversa,se bene fosse certa che per lei,vita diversa non ci fosse.


 


 

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