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giovedì 17 giugno 2010


La sessualità nella coppia e nel matrimonio durante il medioevo.


 

Generare bambini:questo,insieme al concetto di alleanza matrimoniale tra famiglie era lo scopo principale della coppia durante il periodo medioevale.

In un epoca in cui la mortalità infantile era altissima,il generare bambini e generarne numerosi era una sfida che la famiglia medioevale accoglie per perpetuare nome e sostenere il casato,nelle famiglie nobili o agiate e ,nelle famiglie contadine,contribuire alla possibilità di lavoro e produzione .

Solitamente,in particolare nel basso medioevo,si verificava una disparità di età tra lo sposo e la sposa. Un uomo che si avvicina ai trent'anni portava in casa come moglie ,solitamente,un'adolescente o addirittura una prepubere.

Una situazione asimmetrica che veniva a giustificarsi nel concetto stesso di genere maschile e femminile,di cui si possono trovare evidenti tracce anche nella cultura odierna.

Tutti convenivano che un'età adulta nel maschio portava ad esercitare più autorità e assertività in ambito famigliare e generare,attraverso una maggiore esperienza delle tecniche sessuali,figli più belli e sani.

Per altro si riteneva che una donna giovanissima avesse meno modo e tempo di esperire sessualità e di strutturare una personalità forte in grado di opporsi al marito.

Altrettanto vero è il rigido controllo che la famiglia esercitava tra le adolescenti:la percentuale inesistente di prime gravidanze a otto mesi dalle nozze sta ad indicare che le giovani non avevano nessuna possibilità di intimità e frequentazione neppure del promesso spèoso.

La norma era che la giovane donna conoscesse il futuro compagno a pochi giorni dalle nozze o addirittura il giorno stesso.

Chiaramente questa norma era evidente nelle famiglie agiate poiché nelle campagne nuclei ristretti e lavoro comune portava a conoscere il marito talvolta fino dall'infanzia.

Va anche detto che ,data la giovanissima età delle spose,con alta probabilità ,molte ragazze al momento del matrimonio non avevano ancora raggiunto una maturità sessuale sufficiente a restare subito incinte.

Questo non impediva al marito di iniziarle da subito alla sessualità.

Dopo il primo bambino gravidanze e nascite si susseguivano con ritmo accelerato.

Ad esempio si ricorda una giovane vedova di Arras che a soli ventinove anni e tredici di matrimonio aveva dodici figli.

Tutta la vita della donna ruotava ,anche psicologicamente,intorno alla camera da letto che divenne ,nel medioevo,la stanza principale della casa.

Una donna che avesse avuto il primo figlio a sedici anni ,poteva aver messo al mondo all'età di trentasette anni,età media per la menopausa nel periodo,dieci figli viventi.

Maritare ragazze adolescenti aveva quindi soprattutto lo scopo di influire in forma significativa sulla frequenza dei nati vivi ed incrementare la crescita della popolazione.

La gravidanza occupava quindi circa la metà della vita di una donna maritata.

La vita sessuale non era però altrettanto intensa:partendo da ciò che ho detto all'inizio,che lo scopo del matrimonio e della coppia era la nascita di figli vivi,tutta una serie di regole sanitarie e tabù regolavano la vita sessuale della donna.

Dal momento che la donna si accorgeva di essere incinta,e soprattutto ai primi movimenti fetali che denunciavano la vitalità del bambino, la coppia non poteva più avere rapporti poiché il timore di danneggiare il feto era radicatissima.

Dopo il parto ,durante l'allattamento non si potevano avere rapporti:la possibilità di una nuova gravidanza in quel periodo e la conseguente fine dell'allattamento avrebbero pregiudicato la vita del fratello maggiore.

La chiesa assunse come tabù e peccato queste precauzioni sanitarie:Paolo da Certaldo ricorda che le coppie che non rispettassero questo tabù genererebbero figli mostruosi ,con gravi malformazioni,lebbrosi e tignosi,con labbro leporino e la macchia del peccato ricadrebbe sui padri che non avevano rispettato il divieto.

Ma l'obbedienza ai precetti della chiesa è ancora più evidente nei periodi dei "tempi proibiti"cioè l'Avvento e la Quaresima,tempi nei quali il rapporto sessuale era proibito in assoluto e non si potevano neppure celebrare matrimoni.

Le coppie comunque cercarono,come in ogni epoca,dopo i primi figli,e in special modo i soggetti più deboli economicamente,di attuare una forma di contraccezione e prevenzione della nascite.

Medichesse e guaritrici,cerusici e maghi avevano in serbo un patrimonio illimitato di pozioni,infusi,decotti e magie.

Esisteva il preservativo e veniva usato con frequenza:non era un moderno usa e getta,ma come abbiamo detto in altro testo,era uno strumento in dotazione di corredo al maschio,doveva durare anche tutta la vita e ,per disinfettarlo ed aumentare le sue possibilità contraccettive,immerso in latte tiepido.

La chiesa romana non manco da subito di considerare peccato mortale ogni forma di controllo delle nascite e non c'è concilio del periodo che non rafforzi senza tregua divieti e pene sulla contraccezione e sull'aborto.

L'unico caso,ad esempio ,in cui secondo la chiesa ,la donna può rompere il voto di obbedienza al marito ,è nel caso in cui questi le chieda "rapporti contro natura"che pure avevano ,tra l'altro,una valenza contraccettiva.

Bernardino,che diventa delirante quando tocca il tema della sessualità,dice:"rompe l'ordine di Dio e fa si che la donna ,tramutatasi in bestia o in maschio non concepisca..ogni volta che usano insieme per modo che non si possa ingenerare è peccato mortale…se tuo marito ti chiede di nulla che sia peccato contro natura non li consentire mai."

Non è data conoscere,chiaramente,l'obbedienza delle coppie a queste invettive di Bernardino.

Sodomitiche o no,coito interrotto o no(anch'esso considerato contro natura)tutte le pratiche di controllo delle nascite sono combattute da questi "direttori di coscienza",manon sembra che queste tecniche abbiano influito in maniera statisticamente rilevabile sulla frequenza delle gravidanze e sulla fecondità delle coppie,segno evidente che era talmente forte la valenza culturale del dovere della procreazione che uomini e donne non vi si sottraevano.

Questi meccanismi di scopo sociale e culturale della riproduzione di coppia vengono ad evidenziarsi anche oggi in tutte quelle culture che,per condizioni sanitarie o economiche,vivono il dramma etnico di un'altissima mortalità infantile e,quindi può essere legato all'archetipo della conservazione della specie.

Susanna Franceschi

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