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giovedì 1 luglio 2010



  

  

  

  

   


 

 
 

 
 

  


La biografia di Sabina Spielrein

di Donatella Massara

Sabina Spielrein è stata una delle prime donne a praticare e scrivere come terapeuta della malattia psichica. E' una pioniera come Tony Wolf, Marie Bonaparte, Anna Freud ed Helen Deutsch, Lou Andreas Salome.

Era sì una seguace della psicoanalisi, ma era diventata anche medica e psichiatra. Aveva coltivato anche altri interessi, in particolare la musica. Si era impegnata a importare la psicoanalisi in URSS subito dopo la rivoluzione russa.
Il suo Asilo Bianco di Mosca - dove curava ed educava con il metodo freudiano - è stata un'esperienza originale, si dice che anche Stalin mandasse suo figlio. E' però sotto la dittatura di Stalin che è ordinata la sua soppressione. Sabina muore insieme alle due figlie durante l'invasione nazista; vengono fucilate nella Sinagoga di Rostov con i propri correligionari nel 1942. Era nata nel 1885.

L'epistolario con Jung, Freud e il diario di Sabina Spielrein

I suoi scritti di psicoanalisi sono stati giudicati interessanti e originali. Spicca in mezzo agli scritti più propriamente scientifici l'epistolario intrattenuto con Jung e Freud e il diario che Sabina scrisse durante la sua relazione terapeutica e sentimentale con Jung. Isterica e psicotica grave, poco più che adolescente era stata ricoverata - su richiesta dei genitori - a Zurigo all'Ospedale psichiatrico dove lavorava Jung; curata con la psicoanalisi e con l'amore del terapeuta per la sua paziente non solo ne esce guarita ma anche desiderosa di condividere con la sua intelligenza la storia della psicoanalisi. Jung, a quel tempo, era in contatto epistolare con Freud. Freud era un professore più che quarantenne molto contestato nel suo ambiente e agli inizi di un'ascesa geniale che solo negli anni successivi la scienza gli riconoscerà. Sabina è già della generazione successiva a Freud e anche a Jung, paziente e poi terapeuta, è fra quelle pioniere che diffondono l'uso della talking cure per curare la malattia psichica.

Durante la sua terapia e il ricovero al Burghozli di Zurigo si innamora di Jung che l'ha salvata. Dopo un rapporto amoroso, svoltosi negli anni in cui lei ha lasciato l'ospedale, è una lettera anonima a interromperlo. E' forse della moglie di Jung e avverte la madre di Sabina di prestare più attenzione al marito e alle sue attenzioni verso Sabina. Jung non ha nessuna intenzione di essere al centro di uno scandalo si scusa con la sig.a Spielrein motivando le sue cure e i suoi affetti con l'assenza di denaro per le sue prestazioni, occorre che il rapporto terapeutico sia rimesso su un piano non equivocabile. Jung chiede a Freud un parere come maestro, collega e 'padre' sul caso della giovane russa del quale gli aveva già parlato all'inizio del rapporto terapeutico. Freud cerca di giustificare Jung e gli spiega il transfert che alcune donne non vogliono accettare sotto il profilo della pura finzione.

Una donna e i suoi uomini

Niente si sapeva negli annali della psicoanalisi di questa relazione, se non quando alcuni anni fa sono stati ritrovati nei seminterrati dell'Ospedale psichiatrico di Zurigo, il Burghozli, alcuni quaderni e lettere. Erano la corrispondenza di Jung con Sabina Spielrein e di Freud con Jung e con la stessa Sabina. Jung chiedeva a Freud come venirne fuori. Non volendo incorrere ulteriormente nell'errore e nello scandalo che, a quanto si capisce Sabina, minacciava e la madre di lei denunciava. Freud si diffonde sul transfert fra terapeuta maschio e paziente femmina, ricordando queste seduttrici che si ostinano a non capire che c'è un piano di finzione e un piano di realtà che non vanno confusi. Ripete il concetto anche a Sabina, quando più tardi lo cercherà per lettera. Inaspettata è questa scelta di Sabina che gli chiede cosa ne pensa del suo medico che prima sembrava non desiderare altro che lei e la sua guarigione e poi sconfessa la 'poesia' che li univa. Freud di nuovo chiamato in causa le risponde suggerendole di tenere fra sè e sè questo sentimento. Sabina era già laureata e nel frattempo incomincia a scrivere il saggio che Jung stesso seguirà e leggerà; poi andrà a Vienna e parteciperà alla riunioni del mercoledì della Società di psicoanalisi, tenendo lei stessa la conferenza a tema del saggio, il primo importante che scrive 'La distruzione come causa della nascita'. ( vai a Links )

A questo proposito, secondo Aldo Carotenuto, psicoanalista junghiano, Jung avrebbe usato molte intuizioni di Sabina nelle sue teorie, fino a vedere nel concetto di Ombra un esito della sua relazione con lei. Eppure nella letteratura junghiana non riconosciamo niente che apertamente si riferisca a un debito e a una citazione. Sabina Spielrein è infatti nominata in una conferenza dello psicoanalista svizzero, nel momento in cui può vantare la piena efficacia della sua azione terapeutica. Freud nei suoi scritti la cita una volta.

Andando verso la guerra

Sabina Spielrein nfine ritorna in Russia dove il padre la sollecita a tornare perchè la rivoluzione sovietica le aprirà le porte per le scoperte della nuova terapia. Così farà creando l'Asilo Bianco e continuando a scrivere e pubblicare sulle sue esperienze con l'infanzia e con la schizofrenia. Nei suoi scritti racconterà anche della sua relazione con la figlia Renata di pochi anni. Infatti in questi anni si sposa e ha due figlie.

Intanto si è consumata una frattura fra i due uomini, Jung e Freud, su questioni apparentemente teoriche. Jung, a differenza di Freud, è convinto che la sessualità sia una manifestazione dell'animo umano, centrale ma non determinante in assoluto. In realtà fra i due uomini si ergono problemi di relazione di disparità; già nel giro per gli USA i due uomini si scontrano. Jung vorrebbe che Freud gli confidasse i suoi pensieri intimi e Freud pensa che questa confidenza minerebbe la sua autorità. Si dichiarano questa incomprensione che cre una prima insormontabile frattura nella loro relazione. Aumenta a dismisura il distacco nello sfondo della Shoah.

Freud e Sabina Spielrein continuano a scambiarsi lettere, alcune sono conservate. Sono entrambi ebrei. Fra i due che si scrivono la mediazione è il sogno di Sigfrido, il figlio della notte che Sabina aveva fantasticato di avere con Jung, durante l'innamoramento, e che poi traduce in simbolo della sua forza creativa, soprattutto quando coglie nel perdurare di questa fantasia un pericolo alla vita reale di sua figlia e per se stessa. Sigfrido è il simbolo della sua creatività dunque di un destino che la chiama a essere eccezionale - come più volte dice nel diario e nelle lettere. Freud le risponde che è un grande fortuna che Sabina non si aspetti più di unire le due razze, ariana e semitica attraverso un figlio ed è meglio che questo non abbia occhi azzurri e capelli biondi, tratti che corrispondono all'ormai odiato Jung.

Negli anni della guerra la corrispondenza fra i tre finisce. Molto difficile è stata la ricerca che ha recuperato i fili interrotti della vita di Sabina Spielrein. E' una lettura che le donne - come in molti altri casi - hanno potenziato e desiderato, fino a che essa ha ripreso a avere una sua vita. Non estranei sono stati gli uomini che hanno desiderato rimettere in nero, nella memoria collettiva, una vicenda che il pudore degli eredi di Jung avevano voluto per anni nascondere. La psicoanalisi junghiana attraverso Aldo Carotenuto ha restituito e ripagato la nostra storia di un pezzo mancante e di un debito irrisolto. Alla loro maniera altri uomini si sono occupati del caso. Ma soprattutto alle donne riconosco la capacità di avere mediato la storia eccezionale di Sabina, e dei suoi interpreti, con quella delle altre donne, ponendo interrogativi sulla relazione analitica e su come essa ci permetta di ripensare alla relazione fra le donne e gli uomini.( vai a My name was Sabina Spielrein di Elizabeth Martòn,
Oggi voglio essere felice. Sabina Spielrein, Jung, Freud di Maria Inversi
)

E' fra queste vicende che si staglia la figura di una delle pioniere della psicoanalisi, visibile oggi sotto differenti sguardi di donne e uomini che la conobbero: guardata con amore come paziente (Jung) e guarita di una grave forma di isteria psicotica - nella sua cartella clinica c'è la presenza di un episodio di schizofrenia -, con distanza come una dotata 'persona disturbata' (Helen Deutsch in Diario op. cit. pag.74) oppure con simpatia come allieva, 'la piccola' come la chiamava Freud scrivendo a Jung nel pieno della tempesta che portò alla separazione e alla normalizzazione dei rapporti fra Jung e Spielrein. A noi rimangono i suoi scritti e la sua storia.

  

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