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venerdì 2 luglio 2010


Una donna che con fermezza e dignità fu capace di mantenere fede a se stessa. Riusci a non perdersi, prima nella malattia, poi in un rapporto molto intenso e coinvolgente con Jung e nemmeno nel rapporto prevalentemente epistolare, spesso conflittuale, con Freud e la società psicoanalitica del tempo: cosa sicuramente non facile per una giovane donna che nei primi anni del '900 intraprese la professione di medico e di psichiatra.

Sabina nasce a Rostov in Russia nel 1885 da una famiglia di ebrei benestanti.
Nel Diario scrive:
"mio padre ha su di me l'effetto di far comprimere nel mio intimo tutti i sentimenti"
........
"mia madre imparava tutto con facilità e con entusiasmo, doveva studiare, sempre studiare e non le era permesso di aiutare in casa... il suo primo amore, un medico da cui dovette separarsi... era un cristiano e lei gli disse che non avrebbe mai sposato un cristiano perchè i suoi genitori ne sarebbero stati rovinati.
Il giorno dopo egli si uccise sparandosi... il mondo non aveva più colori e le sembrava impossibile un nuovo amore.
In quel periodo conobbe mio padre... mia madre non lo amava... si sposarono... mia madre non ha trovato soddisfazione nell'amore con l'uomo..."

Sabina è la primogenita, seguono una sorella che muore a 4, 5 anni ed un fratello. Sembra che le prime manifestazioni della sua sofferenza psichica inizino proprio con la morte della sorellina.
Comincia a ritirarsi sempre più in se stessa.
Molto sofferente, nell'anima e nel corpo, nel 1904 i genitori la ricoverano nell'ospedale di Zurigo dove inizia la psicoterapia con il giovane medico Jung. Sabina ha 19 anni e il resoconto che Jung fa della prima visita evidenzia tutta la sofferenza in cui lei si era isolata mostrando un atteggiamento che oggi potrebbe essere diagnosticato come psicotico, con forte tendenza all'anoressia: è malata, molto seriamente.
'... Sabina sembra mostrare segni fisici di malessere che aumentano quando viene lasciata sola'
Jung, molto coraggiosamente, sperimenta con lei 'la cura della parola' e la possibilità di 'portarla via' dalla malattia con una dedizione particolare, attraverso uno scambio emozionale, molto intenso che si sviluppa man mano tra i due.
E' la prima paziente psicotica che Jung abbia trattato in maniera analitica e Sabina lascia sicuramente un segno profondo nella sua vita e nella storia della psicologia analitica.
Jung le riconosce una eccezionalità intellettiva ed emotiva, da cui , del resto, è piano piano, catturato.

Presto Sabina mostra segni di miglioramento.
Sostenuta nella sua lotta con la malattia da una spiccata intelligenza, da una grande forza e dall'incontro con un medico di grande valore, dopo solo otto mesi di ricovero rinasce e, partendo da una ritrovata spinta vitale, costruisce le basi di una nuova esistenza fondata sullo studio dell'essere umano, attraverso una laurea in medicina prima ed una specializzazione in psichiatria poi.
La sua tesi di laurea è sulla schizofrenia ed è la prima tesi fatta su questa malattia.
La capacità di teorizzare di Sabina parte proprio dalla sua personale e profonda sofferenza e dalla sua guarigione.
Lascia l'ospedale ed inizia una sua vita autonoma, il rapporto con Jung prosegue fuori dall'ospedale oscillando tra la terapia, la formazione, la collaborazione, l'amicizia e l'amore.
Nel 1906, un anno dopo l'uscita dall'ospedale di Sabina, Jung inizia la corrispondenza con Freud, suo maestro, e nella seconda lettera gli chiede aiuto a proposito di un caso clinico difficile.
Scrivendo sempre a Freud di questo "caso difficile", Jung confessa al maestro di trovarsi in una situazione complicata con una paziente alla quale si è dato con "estrema dedizione".
Anche Sabina decide di rivolgersi a Freud. E' un rapporto della cui pericolosità si rendono conto entrambi. Sabina nel suo Diario scrive: "o spirito protettore fa che non perisca nella burrasca dei miei sentimenti! Voglio essere decisa e libera!"
E Sabina non si perde, la sua strada è segnata e lei la percorre. Studia e approfondisce, sì, le teorie dei suoi maestri Jung e Freud, ma difende anche con tenacia le sue scoperte scientifiche rivendicandone l'originalità.
Un esempio molto importante sono i suoi studi sulla Pulsione di morte che elabora nel saggio 'La distruzione come causa del divenire'.

Lo stesso Freud le sarà debitore ben dieci anni dopo nello scrivere la sua opera 'Al di là del principio del piacere' in cui proprio la teoria di Sabina della Pulsione di morte contrapposta alla pulsione di vita diventerà il fondamento della psicologia freudiana.
E' fuori dubbio che il rapporto tra Sabina e Jung con le dinamiche che si sono via via sviluppate, diede un grande contibuto alla terapia analitica e lo stesso Freud, chiamato come supervisore, capì profondamente i problemi del transfert e del controtransfert proprio attraverso il caso di Jung e Sabina.
Nella letteratura psicoanalitica comincerà ad apparire proprio l'espressione 'controtranfert' per la prima volta e verranno elaborate nuove concezioni. A questo punto l'intervento di Freud tra i due sarà determinante e la complicità dei due analisti sempre più forte a scapito della giovane donna che sarà esplicitamente invitata da Freud a reprimere i propri sentimenti per Jung.
Di fronte allo scandalo che questo rapporto avrebbe potuto avere nella Società psicoanalitica ed agli effetti negativi che avrebbe potuto produrre sul matrimonio e soprattutto sulla carriere promettente di Jung, Freud invita Sabina a ritirarsi senza fare alcun 'rumore'.

Dopo il 1912 Sabina si sposa improvvisamente con un medico russo e si trasferisce a Berlino. Da lui avrà due figlie. Nel 1914 il marito rientra in Russia, lei continua a lavorare, collabora con l'associazione psicanalitica di Freud e va a far parte della Società Psicanalitica di Ginevra. Nel 1923 torna in Russia ed entra nella società russa di psicanalisi dove svolge attività terapeutica e seminari nella nascente Società Psicoanalitica Moscovita .

Apre il primo asilo (l'Asilo Bianco) ad indirizzo psicoanalitico che rappresenta il suo tentativo di sperimentare "un'altra educazione" per creare "altri bambini".
Lei stessa scriverà a Jung con il quale continuerà ad avere fitti rapporti e pistolari: "Pare sia la prima volta che una psicoanalista viene messa a dirigere un asilo infantile. Ciò che vorrei dimostrare è che se si insegna la libertà ad un bambino fin dall'inizio, forse diventerà un uomo veramente libero...ci metterò tutta la mia passione".
Ottiene risultati molto incoraggianti e pubblica opere sui suoi esperimenti di lavoro con i bambini che a tutt'oggi vengono studiate nelle nostre Facoltà di psicologia.
Ha lasciato tracce molto positive di sè. A moltissimi anni di distanza, una vita, uno dei suoi allievi dell'asilo bianco, uno degli ultimi sopravvissuti tra i suoi ex alunni, ancora la ricorda con commozione e affetto e tiene nella propria stanza un ritratto di Sabina.

Assisterà impotente alla distruzione della propria opera da parte del governo di Stalin, che ne contesta il metodo educativo.
Sabina, verrà riconosciuta, solo tardivamente, come assoluta protagonista nel campo della psicopedagogia internazionale. Morirà, nel 1942, trucidata dai nazisti in una sinagoga di Rostov, sua città natale, insieme alle figlie e gettata in una fossa comune.
Solo recentemente è stata affissa una targa commemorativa sulla casa, il numero 83 di via Pushkin, nella città di Rostov in cui la studiosa è vissuta.


E' grazie allo psicoanalista junghiano Aldo Carotenuto che, dopo anni di ricerche, il diario di Sabina, le lettere a Jung e a Freud vengono portate alla luce.
DIARIO DI UNA SEGRETA SIMMETRIA è il titolo del libro di Aldo Carotenuto in cui si rivela per la prima volta un episodio estremamente significativo della storia del movimento psicoanalitico, un episodio che è al tempo stesso una vicenda umana complessa e appassionante in cui si intrecciano una guarigione analitica, un'avventura spirituale, l'esplosione di un amore impossibile, la nascita di alcune grandi idee del nostro secolo, tutto all'interno di un triangolo i cui vertici sono costituiti da Sigmund Freud, Carl Gustav Jung e Sabina Spielrein

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