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martedì 19 ottobre 2010


Il monastero di Glastonbury è la più antica costruzione cristiana in Gran Bretagna.

La sua storia risale all’VIII secolo ed è connessa alla leggenda di Re Artù.

Nel 1191 i religiosi dell’abbazia annunciarono di avere ritrovato nell’aria del monastero i resti del leggendario sovrano e quelli della sua consorte, Ginevra.

Travorono anche la seguente iscrizione: “Qui giace il famoso re Artù sull’isola di Avalon” (per le popolazioni celtiche Avalon era il Paradiso e corrispondeva a Glastonbury, la “Gerusalemme dell’Occidente”).

Oggi i presunti resti e il legno con l’incisione non esistono più.

La scoperta tuttavia segnò l’inizio della cristianizzazione del mondo celtico ma già in tempi remoti qui si ergeva la prima chiesa inglese dedicata alla Madonna, la “Lady Chapel”.


Nel 1962 l’archeologo Ralegh Radford condusse degli scavi nel luogo indicato dai monaci e vi trovò le tracce di una tomba antica, ma nessuna che fosse appartenuta a re Artù.

Dalle ricerche è invece emerso che l’abbazia nel 1247 fornì una versione rielaborata della propria storia, in cui si affermava che fu Giuseppe d’Arimatea a fondare il monastero. Nella versione originale invece, si legge che la chiesa fu fondata dai seguaci di Gesù.

Potrebbe dunque trattarsi di una intenzionale fasificazione storica per attirare i turisti.

Di certo a Glastonbury si trova una pecularietà botanica che da secoli affascina i visitatori.

La leggenda narra che, arrivato dalla Terra Santa, Giuseppe d’Arimatea abbia conficcato nella terra il suo bastone, da cui germogliò il sacro biancospino di Glastonbury, che fiorisce due volte l’anno, una delle quali in corrispondenza del Natale. I botanici hanno confermato la provenienza della pianta dal Medio Oriente.


Ma la storia di Glastonbury è legata soprattutto al Graal.


Nel 1539 l’Abbazia di Glastonbury fu chiusa per volere di Enrico VIII; sette monaci si rifugiarono nel monastero di Strata Florida, in Galles, portando con loro una preziosa reliquia: un calice in legno d’olivo, scurito dal tempo.

Il calice era appartenuto all’Abbazia di Glastonbury e con esso si celebravano le messe cattoliche domenicali.

Successivamente il calice divenne di proprietà della nobile famiglia Powell di Nanteos. Scomparve alla fine del XIX secolo, quando fu concesso in prestito in America e non rientrò ma più in Inghilterra.

Sono in molti a sostenere che il calice fosse il Sacro Graal.


La leggenda in effetti ci dice che fu Giuseppe d’Arimatea a fondare l’Abbazia e che dalla Terra Santa portò con se il Graal. Lo studioso inglese Laurence Gardner indica l’anno 49 d.C.

Ma chi era Giuseppe d’Arimatea?


Gli studiosi affermano che un simile luogo, Arimatea, non sia mai esistito. Inoltre la Bibbia non chiarisce quali fossero i legami tra Giuseppe e la famiglia di Gesù.

Giuseppe d’Arimatea era un notabile giudeo, membro del sinedrio che ottenne il permesso di deporre dalla croce il corpo del Signore per trasferirlo in una tomba, in origine preparata forse per se stesso.

I quattro vangeli descrivono Giuseppe come un uomo ricco e un discepolo segreto di Gesù.

Nel vangelo apocrifo di Nicodemo, scritto nel IV secolo d.C., si racconta che Giuseppe era sotto la croce e che raccolse il sangue di Gesù in una coppa. Quando la mattina di Pasqua il corpo di Cristo scomparve dalla tomba, i sospetti caddero su Giuseppe d’Arimatea che fu condannato e imprigionato dalle autorità di Gerusalemme.

Fu liberato dopo che si diffuse la notizia della resurrezione di Gesù ma dovette abbandonare la Giudea.

Insieme a Nicodemo, alla sorella Enygeus, al cognato Bron e altre persone di cui non si conoscono i nomi, Giuseppe salpò a bordo di una nave e arrivò nella lontana Britannia, portando con sé il calice con il sangue di Cristo.

La comunità si insediò nei pressi di Glastonbury dove venne costruita una Cappella in onore della Madonna, la prima chiesa in Europa occidentale.


Un’antica leggenda narra che Giuseppe d’Arimatea seppellì il calice sotto la porta di Glastonbury.

Da allora in quel punto sgorga un’acqua curativa in un bacino chiamato Sorgente del Calice. L’acqua ferrosa è di colore rosso scuro e ha già aiutato molte persone malate.

La fonte del Graal è stata costruita in pietra massiccia nel 1184 ed è costituita da due camere. Ogni anno migliaia di visitatori vengono a berne l’acqua pura.

Non è da escludere che in origine la fonte possa essere stata un luogo di culto druido.

Gli scavi archeologici hanno dimostrato che il sito era abitato già dal 200 d.C..

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