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venerdì 18 febbraio 2011


ARTHUR RIMBAUD


Jean-Arthur Rimbaud nacque nel 1854 a Charleville. Il padre abbandona per sempre la moglie e i figli. Arthur trascorre l'infanzia e l'adolescenza a Charleville, nel clima soffocante della famiglia e della provincia. Subito, dai primi anni di scuola, rivela doti di ragazzo prodigio: un'eccezionale precocità sostanziata da un ferreo tirocinio umanistico. La madre, guidata dall'ambizione proiettata sul futuro dei propri figli, isolò il giovane Arthur, che si immerse negli studi. Nel 1896 scrive la sua prima poesia "Le strenne degli orfani". Nel 1870 assistiamo a una vera e propria esplosione poetica: compone le ventidue poesie che sconsacrano la precocità del suo genio. Ha un legame d'amicizia con un giovane professore di francese, che allarga la sua cultura. Questi nel luglio muore, nel conflitto franco-prussiano, e questo sconvolge Rimbaud. Comincia a manifestare i primi sintomi della sua insofferenza e della sua rivolta verso le istituzioni fondamentali: famiglia, scuola, religione e patria. Fugge tre volte di casa; la fuga lo porta a Parigi, costringendolo ad una vita da strada. Questo è un momento di totale ribellismo. Egli legge poeti "immorali" come Baudelaire e si nutre di filosofia e di occultismo e si accende la sua furia anticristiana e anticlericale.
Nel 1871 conosce Verlaine, con cui intreccia una relazione che scandalizza la Parigi letteraria. È l'inizio di una grande, storica amicizia particolare, intensa e burrascosa, ricca di viaggi, rotture, riconciliazioni, stravizi (alcool e droghe), episodi violenti e drammatici.
Rimbaud assume droga e vive in maniera dissoluta; l'unico in grado di avvicinarlo è Verlaine, che nel '72 abbandona la moglie e parte con Arthur per Londra. Durante il sodalizio con Verlaine, Rimbaud compone le opere maggiori: "Ultimi versi", "Una stagione all'inferno" e "Illuminiazioni".
Nel '73 Rimbaud lascia l'amante, che reagisce sparandogli e colpendolo al polso. Verlaine finisce in galera, mentre Rimbaud completa "Una stagione all'inferno". Ha solo diciannove anni e prima del suo ventesimo compleanno deciderà di non scrivere più, dedicandosi allo studio delle lingue e alla pratica dei più vari, avventurosi mestieri.
Parte poi per l'Africa dove diventa mercante e contrabbandiere d'armi. Colpito da sifilide, gli viene amputata la gamba destra. Torna in Francia nel 1891, assistito dalla sorella Isabelle e il 10 novembre dello stesso anno muore.

In Rimbaud vita e poesia appaiono indissolubilmente legate come segno del destino. Ragazzo precoce e geniale, Rimbaud non può sfuggire alla legge comune, e inizia a scrivere versi sotto l'influsso palese di altri poeti. Rimbaud è forse il più "maledetto" tra i poeti simbolisti e d'avanguardia. La sua poesia si proietta sulla vita e ne fa strazio. Il giovane Arthur aspira alla rivelazione dell'ignoto e dell'assoluto, che forse solo la poesia può cogliere e svelare. Egli vive fino alle estreme conseguenze il disprezzo del mondo, che colpì già Baudelaire e Verlaine, mentre ricerca l'impossibile identificando la poesia con il caos e con la rivoluzione.
La poesia e la vita di Rimbaud si svolgono al di fuori di tutte le convenzioni e delle normali esperienze. Negando il valore di ogni consuetudine borghese, anzi rifiutandole e fuggendole, egli tenta di cogliere l'autentico significato dell'esistenza. Come la sua biografia è ricca di episodi eclatanti e scandalosi, allo stesso modo la sua poesia si consuma in una brevissima stagione (dai 16 ai 19 anni), durante la quale insegue la poesia e la "verità" nelle avventure più stravaganti e pericolose.
La rivolta rimbaudiana si esprime nella tematica antiborghese e anticristiana. Nel '71 scrive le due "lettere del Veggente" nelle quali afferma la sua nuova poetica ormai svincolata dalla tradizione. Sono due documenti di straordinaria importanza per l'itinerario di Rimbaud e per il divenire della poesia e dell'arte moderna fino ai giorni nostri. Rimbaud sostiene che il poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato sregolarsi di tutti i sensi, e giunge all'ignoto di dove riporta le sue visioni. Le invenzioni d'ignoto richiedono forme nuove e una nuova lingua. In queste "lettere del Veggente" il poeta critica la poesia soggettiva della tradizione in favore di una poesia oggettiva.
"Una stagione in inferno" ha le caratteristiche di una presa di coscienza, di una confessione: presenta i tratti di un'autobiografia spirituale. Qui l'autore vuol presentare la chiusura di una stagione della vita (e seguirà il silenzio definitivo). Torna il tema della rivolta letteraria, il rapporto con la civiltà e col cristianesimo, il legame con Verlaine. Alla fine, nella logica non discorsiva, contraddittoria del testo, prevale l'accento della rinuncia e dell'accettazione del dovere.
Sulla scia di Baudelaire, Rimbaud nelle "Illuminazioni" abbandona il verso per la prosa, che diventa nelle sue mani uno strumento lirico d'inaudita potenza e ricchezza. Il libro consta di 42 prose, divise in autobiografiche e descrittive. Rimbaud distrugge le apparenze sensibili e ricrea sulla pagina un mondo stravolto, surreale, dove vigono nuove misure, proporzioni, rapporti. La scrittura è rapida, lucida e rigorosa. Nel loro delirio fantastico, le "Illuminazioni" non smettono di mantenere un riferimento costante alla realtà storica. Con le parole del poeta "la memoria e i sensi divengono il nutrimento dell'impulso creatore".
Per la sua carica utopica e per la tensione che pervade tutta la sua opera, Rimbaud è stato assunto tra i numi tutelari del surrealismo e di tutta l'avanguardia storica. La singolarità della sua vicenda biografica e letteraria ha creato intorno a lui un vero e proprio mito.

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