Antichissima era la tradizione di questo nome tra gli Ostrogoti, tanto che la
loro dinastia era appunto quella degli ‘Amali’. Il nome è attualmente scomparso,
mentre si è molto diffusa la forma abbreviata di ‘Amalia’.
Di s. Amalberga
ve ne sono tre, di cui due contemporanee fra loro, e si festeggiano lo stesso
giorno il 10 luglio, a volte anche sotto il nome di ‘Amalia’.
S. Amalberga
vergine, secondo una ‘Vita’ scritta da un monaco dell’abbazia di S. Pietro di
Gand, era nata nelle Ardenne, nella ‘villa Rodingi’ (Belgio), allevata a Bilsen
da santa Landrada e avrebbe ricevuto il velo monacale da s. Willibrordo.
Visse tra il VII e l’VIII secolo; trascorse i suoi ultimi anni nella
cittadina di Tamise, dove morì nella seconda metà del secolo VIII ed a Tamise fu
sepolta. Un secolo dopo le sue reliquie furono traslate nel monastero di S.
Pietro di Gand (Belgio), dove furono solennemente esposte nel 1073.
Di lei
parla anche un diploma di Carlo il Calvo imperatore (823-877), che in data 1°
aprile 870, attesta che le reliquie di s. Amalberga vergine, erano conservate in
quel tempo, dai monaci di S. Pietro di Monte Blandino a Gand. La festa si
celebra il 10 luglio.
Dell’altra s. Amalberga detta di Maubeuge, le
notizie pervenutaci e redatte da un monaco di Lobbes, sono ritenute in gran
parte leggendarie e non affidabili. Nacque a Saintes (Brabante) nei Paesi Bassi,
fu sposa di Witger e madre di Emeberto (che diverrà poi vescovo di Cambrai) e
delle sante Reinalda e Godula.
Amalberga, dopo la nascita di Godula e dopo
che suo marito era morto, lasciò il mondo per abbracciare la vita religiosa a
Maubeuge; ella avrebbe ricevuto il velo monastico dalle mani di s. Oberto e
sarebbe morta alla fine del secolo VII.
Da Maubeuge il suo corpo fu
trasportato all’abbazia di Lobbes (Hainaut) attuale Belgio. La sua festa si
celebra il 10 luglio.
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