sabato 5 febbraio 2011


KSENIA;LA SANTA FOLLE


La beata Ksenia (Csenia) fa parte di quel fenomeno della spiritualità russa, che produsse i cosiddetti “folli per Cristo”, ossia coloro che cercarono la santità al di fuori di ogni convenzione sociale, spingendo la loro volontà ascetica fino al vagabondaggio, a privarsi di tutto, a profetizzare con parole apparentemente oscure e insolite.
Figure di questo tipo di penitenti, se ne trovano anche nella Chiesa Bizantina (salos) e nell’Occidente Cattolico, ma solo in Russia giunsero a costituire una categoria fissa della vita spirituale della Nazione, cito ad esempio s. Procopio di Ustjug del XIII secolo e s. Basilio di Mosca del XVI secolo.
Gli “jurodivye” (letteralmente i ‘mostri’, gli ‘aborti’) come venivano chiamati i “folli per Cristo” erano guardati con sospetto dalle autorità politiche e spesso anche da quelle ecclesiastiche, disprezzati dai progressisti, sono stati invece per secoli amati e venerati dal popolo russo, che vedeva in loro il ribaltamento cristiano dei valori, quasi testimoni del giorno in cui gli ultimi, i poveri, gli umiliati, gli offesi, saranno davvero i primi.
Ksenia nacque intorno al 1720 in una nobile e pia famiglia di Pietroburgo, non si sa nulla della sua giovinezza, solo che raggiunta la maggiore età, sposò un cantore del coro di corte, il colonnello Andrea Fedorovic.
Dopo qualche anno, Ksenia ne aveva 26, il marito morì improvvisamente, senza alcun conforto religioso e forse in stato di grave peccato; la giovane moglie fu sconvolta da questo terribile evento.
Per espiare i peccati del marito, ella decise di dedicarsi ad una vita ascetica molto ardua, eppure molto diffusa nella storia religiosa russa, quella degli “jurodivyc”, i “folli per Cristo”, che al pari degli antichi stiliti bizantini professavano una ascesi estrema, solo che gli stiliti erano posti su una colonna e perfezionavano così la loro personale spiritualità e di quanti circondavano la colonna, mentre i “folli per Cristo”, i bizantini ‘salos’, espletavano il loro nascosto apostolato e l’evidente sofferta spiritualità, mischiati al popolo, subendo umiliazioni di ogni genere, ma anche venerazione e sostegno.
Ksenia volle seguire questa via, su cui pochissime donne si erano avviate e lo fece con radicalità; vendette i suoi beni e distribuì il ricavato ai poveri; rifiutò il proprio nome e volle essere chiamata con quello del marito, Andrea Fedorovic.
I parenti credettero che avesse perso la ragione a causa del dolore per la morte del marito, ma i medici che la visitarono, assicurarono che era sana di mente e padrona della sua volontà.
Libera da ogni legame civile, prese a girare senza fissa dimora, vestita degli abiti del marito finché si consumarono, vagava per le vie di Pietroburgo, la capitale europea voluta nel 1703 da Pietro il Grande.
Si ignorava dove trascorresse le notti, la polizia insospettita prese a seguirla, e così si seppe che in ogni stagione e con ogni tempo, Ksenia si recava fuori città in campagna a pregare e riposarsi, perché diceva che in campagna la presenza di Dio era più manifesta.
Qualche tempo più tardi, quando fu costruita la chiesa nel cimitero Smolenskij, gli operai la mattina trovavano i mattoni allineati e pronti per la messa in opera; si scoprì così che la notte Ksenia faceva questo lavoro per contribuire alla costruzione della chiesa; era opinione dei contemporanei che dormisse nel cimitero, come gli antichi asceti dormivano sulle tombe.
La singolare e costante mitezza, il suo aspetto cencioso e miserevole, i suoi discorsi allegorici apparentemente senza logica, gli procurarono specie all’inizio, lo scherno e il disprezzo della gente, a volte anche maltrattamenti, che lei sopportava in silenzio e mansuetudine.
Poi man mano gli abitanti di Pietroburgo si abituarono alle stranezze di Ksenia o meglio di Andrea Fedorovic come diceva lei, comprendendo che c’era qualcosa in più dell’evidente mitezza della “folle”; per esempio non accettava l’elemosina da tutti, ma solo da chi la dava con sincerità e benevolenza, per poi disfarsene subito a vantaggio di altri poveri.
Inoltre si constatò che mentre le persone alle quali Ksenia domandava qualcosa, erano in breve tempo colpite da disgrazia, mentre accadeva il contrario per quelle che da lei ricevevano qualcosa; si cominciò a dire che portasse fortuna e tutti cercarono con insistenza la sua presenza, negozianti, mercanti, vetturini, ecc. erano convinti che se fosse entrata nella loro bottega o salita sulla loro vettura, la giornata di lavoro sarebbe stata ottima.
Le sue doti di chiaroveggenza le procurarono una popolarità enorme, di solito non lo diceva apertamente ma con sottintesi e parafrasi, così ad una giovane commerciante di nome Krapivina, che in russo vuol dire ortica, Ksenia che aveva previsto dentro di sé l’imminente morte, prese a parlarle della necessità di prepararsi cristianamente alla morte e mentre usciva disse: “Ecco l’ortica è verde, ma presto molto presto, avvizzirà”.
Alcune sue predizioni riguardavano la famiglia imperiale, così alla vigila dell’inattesa e improvvisa morte dell’imperatrice Elisabetta, Ksenia girò tutta Pietroburgo gridando di preparare i “bliny” (le frittelle che si servivano in Russia ai funerali), perché l’indomani tutta la Russia sarebbe stata in lutto.
Naturalmente questo dono della predizione, acquisito con una vita di preghiera, mortificazione, umiltà e amore per gli altri, fu usato infinite volte per aiutare la gente a ritrovare la via della salvezza spirituale e la pace e felicità familiare.
Visse questa condizione di “folle per Cristo” per più di 40 anni, fino alla morte, che secondo alcuni studiosi avvenne nel 1803.
Fu seppellita nella chiesa del cimitero Smolenskij, che lei stessa aveva contribuito ad edificare. Dopo morta prese ad apparire a varie persone, salvandole da imminenti pericoli, annunciando miracolose guarigioni, spesso appariva come un’anziana donna con un bastone da pellegrina in mano.
Ben presto sulla sua tomba fu eretta una monumentale cappella, dove venivano celebrate funzioni in onore della beata Ksenia, molti miracoli avvennero per sua intercessione e la sua fama si estese anche alle classi alte, comprese la famiglia imperiale, perché l’imperatore Alessandro III malato incurabile, riacquistò la salute dopo che la moglie Maria Fedorovna andò a pregare sulla tomba di Ksenia.
Stranamente divenne anche la protettrice degli studenti, che per generazioni hanno invocato il suo aiuto per gli esami; la venerazione per Ksenia con la devozione popolare attraversò tutto il periodo sovietico, che aveva fatto chiudere la cappella e proibire i riti religiosi, continuando a mantenersi viva, anzi aumentando; recentemente l’accesso e la preghiera sono stati ristabiliti.
Il culto per la “beata pellegrina”, che vestiva con indumenti regalati e ridotti a brandelli e che divenne soggetto di numerosissime icone, è stato ufficializzato dal Patriarcato di Mosca nel 1988.

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