giovedì 16 dicembre 2010
L'io e la psicologia di massa
Sigmund Freud
Benché Freud non sia particolarmente propenso a riconoscere caratteristiche nuove nel singolo immerso in un gruppo, tuttavia ammette ed individua effetti del tutto particolari.
Sono almeno quattro gli elementi da evidenziare.
Prima caratteristica è che «per l'individuo appartenente alla massa svanisce il concetto dell'impossibile»: «nello stare insieme degli individui riuniti in una massa, tutte le inibizioni individuali scompaiono e tutti gli istinti inumani, crudeli, distruttivi, che nel singolo sonnecchiano quali relitti di tempi primordiali, si ridestano e aspirano al libero soddisfacimento pulsionale»; «non deve quindi sorprendere che nella massa l'individuo compia o approvi cose da cui si terrebbe lontano nelle condizioni di vita normali». «All'interno di una massa e per influsso di questa, il singolo subisce una profonda modificazione della propria attività psichica. La sua affettività viene straordinariamente esaltata, la sua capacità intellettuale si riduce in misura considerevole, entrambi i processi tendendo manifestamente a eguagliarlo agli altri individui della massa; si tratta di un risultato che può venir conseguito unicamente tramite l'annullamento delle inibizioni pulsionali peculiari a ogni singolo e attraverso la rinuncia agli specifici modi di esprimersi delle sue inclinazioni».
In secondo luogo, ritorna il tema della "alienazione" dell'individuo: «Mentre nell'individuo isolato costituisce quasi l'unico incentivo, nelle masse l'utile personale predomina assai di rado. Si può parlare di una moralizzazione del singolo tramite la massa. Mentre la capacità intellettuale della massa è sempre assai inferiore a quella del singolo, il suo comportamento etico può sia superare di molto il livello di quello del singolo, sia esserne di gran lunga inferiore». Le masse, dunque, sono «anche capaci di realizzazioni più alte, quali l'abnegazione, il disinteresse, la dedizione ad un ideale».
Le altre due caratteristiche sono già emerse, in quanto attraversano trasversalmente i punti precedenti: si tratta dell'"abbassamento/annullamento" ovvero "regressione" del singolo a individuo collettivo, e della "contagiante suggestione del prestigio" operata dalla società. Su questi due aspetti, pressoché inseparabili in quanto dipendenti l'uno dall'altro, il pensiero di Freud è chiaro: «Possiamo dire che gli estesi legami affettivi da noi individuati nella massa bastano a spiegare uno dei suoi caratteri: la mancanza di autonomia e d'iniziativa nel singolo, il coincidere della reazione del singolo con quella di tutti gli altri, l'abbassamento del singolo -per così dire- a individuo collettivo.
Ma, se la consideriamo come un tutto, la massa presenta anche altre caratteristiche. Segni tipici come l'indebolimento delle facoltà intellettuali, lo sfrenarsi dell'affettività, l'incapacità di moderarsi o di differire, la propensione a oltrepassare tutti i limiti nell'espressione del sentimento e a scaricarla per intero nell'azione, forniscono un inequivocabile quadro di regressione dell'attività psichica a uno stadio anteriore, affine a quello che non desta meraviglia trovare nei selvaggi o nei bambini. Questo ci ricorda quanti di questi fenomeni di dipendenza appartengano alla costituzione normale della società umana, quanto poca originalità e quanto poco coraggio personale si trovino in questa, quanto ogni singolo sia dominato dagli atteggiamenti di un'anima collettiva che si manifestano come peculiarità razziali, pregiudizi sociali, adesione a regimi totalitari e così via».
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