lunedì 11 ottobre 2010


Donne e madri nella preistoria

Dalla conoscenza intima della natura circostante, le donne della preistoria ricavarono importanti nozioni per la sopravvivenza e per l'accrescimento del sapere dell'uomo. Dalla natura le donne appresero conoscenze, che contribuirono a creare un mondo mistico e magico, di cui sono state a lungo depositarie.


Le tribù primitive praticavano dei culti animisti. Alle volte, le donne erano direttamente coinvolte nella direzione delle cerimonie religiose, una sorta di "stregone" del gruppo. Essendo la donna, la misteriosa fonte di vita e la profonda conoscitrice della natura, si riteneva, che avesse un legame speciale con il mondo della magia e con le divinità. Le donne erano, inoltre, addette alla trasmissione delle storie degli avi e delle leggende, che mantenevano saldo il legame con il passato e conferivano un'identità al gruppo.
Ieri come oggi, la donna è stata anche e soprattutto madre. Non era diverso nella preistoria.
Le donne primitive di norma avevano pochi figli, per varie ragioni, tra cui l'altissimo tasso di mortalità infantile. Inoltre nella preistoria, l'alimentazione dei primi ominidi era piuttosto frugale, basata principalmente sull'apporto proteico. Considerando che questi percorrevano a piedi lunghe distanze, l'accumulazione di grasso superfluo era quasi inesistente. Per rimanere incinta, una donna, deve avere un'accumulazione di grasso sufficiente a mantenere il bambino e sé stessa durante la gravidanza. Il tasso di fertilità delle donne primitive era piuttosto basso.
Le mamme primitive allattavano i propri figli per un periodo di tempo molto lungo, per circa quattro anni, il che rendeva più difficile l'accumulazione di grasso, necessaria, per rimanere incinta. Il periodo che incorreva tra un figlio e l'altro era dunque abbastanza lungo.
Il nutrimento principale dei bambini era costituito dal latte materno. Ciò consentiva alle madri di nutrire spesso i piccoli, anche durante gli spostamenti, senza doversi necessariamente fermare.
Il legame fisico madre-figlio non cessava nel momento del parto, ma perdurava fino a quando il bambino era in grado di camminare e di tenere il ritmo del gruppo, durante gli spostamenti. Durante il loro cammino le donne portavano sulle spalle il loro "cucciolo". Da ogni movenza esse erano in grado di capire qualunque fosse lo stato del bambino: se aveva fame, freddo, se era malato, se reclamava qualche coccola!
Questo intimo rapporto tra madre e figli riguardava anche la trasmissione del sapere, inteso come apprendimento delle tecniche di sopravvivenza in una natura, spesso ostile. Esso consisteva, soprattutto, nella capacità di progettare e fabbricare arnesi, che è specifica del genere femminile, nella specie umana, e in alcune specie di scimmie antropomorfe. Soprattutto attraverso il gioco, le madri della preistoria insegnavano ai loro figli a vivere, trasmettendo loro il sapere degli antenati.
La comunità riconosceva il valore della donna all'interno del gruppo e le riservava un posto di rilievo.
Molti reperti archeologici del paleolitico consistono in statuette femminili, cui sono accentuate le forme. Non esistendo dei corrispettivi maschili (non è stata trovata neanche una statuetta maschile paleolitica o neolitica!), gli studiosi sono giunti alla conclusione che la donna così rappresentata dovesse far parte di credenze culturali-spirituali.
Si è spesso spiegato il fenomeno attraverso il culto della fertilità. Ma non è esaustivo. Infatti la donna non è raffigurata in relazione alla maternità: non ci sono bambini, né donne gravide, né è descritto il parto. E' ipotizzabile che con tali statuette si volesse dare valore metafisico alla vita, che solo la donna era in grado di creare. Non era riconosciuto, infatti, l'atto del concepimento, né il ruolo che l'uomo vi svolgeva. La nascita di un bambino appariva, all'uomo preistorico, come un evento magico ed inspiegabile, tutto riconducibile alla donna.
Non è escluso quindi che si trattasse di vere e proprie celebrazioni del potere di generare la vita. La volontà di dare forma e valore al genere femminile.
In epoche successive, dopo la rivoluzione agricola, sono state trovate ancora moltissime statuette femminili. Non solo, si assiste anche a delle raffigurazioni della femminilità più raffinate, spesso astratte, molte delle quali sotto forma di un triangolo. Nella simbologia primitiva, il triangolo era associato alla donna ed ai riti legati alla fertilità. La donna continuò quindi a ricoprire, in modo più elaborato, una posizione eminente anche nella simbologia delle comunità preistoriche sedentarie, che continuarono a celebrarne ed onorarne la posizione e le capacità.


SBF

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