lunedì 28 maggio 2012
BANSHHE(mitologia irlandese)
Banshee
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La Banshee è uno spirito femminile .Durante le lunghe notti dell’inverno irlandese questa fata usava emettere dolorosi lamenti che erano presagi infallibili di disastri, sia ad una singola famiglia otalvolta ad un intero villaggio..
Banshee appare vestita di verde, indossa un mantello grigio sul suo corpo avvizzito, con lunghi capelli scarmigliati e occhi rossi di pianto. E 'raffigurata sia come una giovane donna e come una vecchia,ma. la sua caratteristica più comune è il lamento luttuoso durante il quale ha sentito ma non visto.
E’ infatti il “sentire”e non il vedere che caratterizza la capacità predittiva della Banshee.
Il termine Banshee attuale deriva dal gaelico Bean Sidhe (Bean Si), che significa 'donna di fata'. In Scozia il Nighe Bean o lavandaia al guado soddisfa le stesse caratteristiche, lavare i vestiti di coloro che stanno per morire. In Galles il ruolo è presa dal Gwarach-y-rhibyn , una strega orrenda che infesta anche antiche famiglie gallesi.
Le onde nere si infrangevano sulle rocce alte della costa.
Il villaggio era appoggiato sulle sponde alte della collina.
Una ventina di case,ma più che case capanne di fango pressato con tetti di paglia spioventi a toccare la terra.
Il silenzio riempiva l’aria.
Fiammelle guizzanti spruzzavano il buio ad ogni piccola finestra.
Il popolo di Yunglee si preparava alla cena.
La casa di Erwinn era l’ultima della fila di costruzioni,le sue piccole finestre si aprivano sulla baia.Nelle giornate limpide di prima estate ,quando il vento del nord spazzava via ogni nube od ombra dal cielo,si potevano vedere le isole Aran,dove coloro che scesero dal cielo ,avevano riposato prima di giungere alla terra verde.
“Il mare si gonfia”La giovane moglie sistemò la ciotola di legno sul tavolo:dentro la zuppa calda fumava.
“Il mare si gonfia”Confermò Erwinn.
Mettendosi seduto accarezzò il ventre gonfio e teso della donna.
Se Eosta avesse gettato il suo sguardo sulla casa ,il bambino poteva nascere prima dello Yule.
Allora la festa sarebbe stata grande e avrebbero bevuto il sidro e mangiato carne di pecora.
Erwinn amava sua moglie di un amore tenero e assoluto.La sua bellezza lo intimidiva ancora ,dopo anni dalla prima volta che l’aveva vista.
Era primavera e lui stava rammendando le reti.
Aveva alzato gli occhi verso il sentiero che saliva al villaggio e l’aveva vista.
Seduta dietro il carro,i capelli lunghi raccolti in una treccia da cui sfuggivano riccioli ribelli,la pelle bianca cosparsa di lentiggini color dell’oro e due occhi verdi che scaldavano il cuore.
Veniva al villaggio con il padre,un commerciante di pelli di lepre che faceva buoni affari con le donne dei villaggi.
Aveva capito da subito che non sarebbe più vissuto senza di lei,ma non osava farsi avanti con una donna così bella e giovane,lui ,un pescatore che sapeva di pesce lontano tre miglia,i capelli rossi arruffati dalla salsedine,le mani spaccate dall’acqua fredda,i poveri vestiti,la misera capanna.
Ma la ragazza lo aveva guardato e gli aveva sorriso ,scoprendo piccoli denti irregolari che la facevano sembrare un topino.
Tre estati e tre inverni erano trascorsi ,prima che Erwinn trovasse il coraggio di chiederla al padre.
Aveva costruito una casa più grande usando parte del vecchio ovile e aveva tinto la sua barca di un verde intenso come gli occhi del suo amore.
Al matrimonio aveva partecipato tutto il villaggio ed erano venuti anche dalle fattorie dell’interno.
Le ginke avevano riempito l’aria per un giorno e una notte e le ragazze avevano ballato fino a gonfiarsi i piedi.
Lei lo aveva guardato per tutto il tempo e aveva volteggiato intorno a lui muovendo i piccoli piedi con l’agilità di un capriolo.
Nessun amore in nessuna parte della terra verde poteva mai essere stato più grande del loro.
A questo ripensava,la testa china sulla sodella di legno ,mentre lentamente mangiava la sua zuppa.
Suo nonno,che era stato pescatore prima di lui e di suo padre,e che era anche un uomo quercia e conosceva di erbe e di cure,diceva che il mangiar lento riempie più a lungo lo stomaco e il sapore del cibo
Rimane più a lungo nell’anima.
Lontano un suono di flauto immalinconiva confondendosi con il soffio del vento che faceva tremare la fiamma del cammino.
La moglie si accarezzava il ventre cullando il bambino .
Fu un attimo,improvviso,una frazione di tempo :lei alzò gli occhi verso la finestra e tra la luce della candela vide ,riflessa nel vetro la faccia della ragazza.
Aveva capelli lunghi e sciolti,scarmigliati e attorcigliati intorno al viso come serpentelli di fiume.Gli occhi,obliqui e stretti come quelli di una lucertola parlavano di una tristezza infinita.
Fu un momento,uno solo e il cuore le si fermò.Aprì la bocca a chiamare il marito,ma l’immagine era sparita e pensò di aver immaginato,sognato ad occhi aperti come spesso le accadeva nella sua solitudine.
Tornò ad accarezzare il bambino e distese la gamba a toccare quella di Erwinn.
La mattina il villaggio fu sveglio assai prima dell’alba.
Scesero tutti ,donne ,bambini assonnati avvolti in pelli di capra e vecchi a veder partire gli uomini per la pesca.
Il mare era nero e le onde si buttavano con violenza contro l’arenile :nell’oscurità si vedeva il bianco della spuma che si innalzava e ricadeva spruzzando intorno perle di acqua gelida.
Gli uomini cominciarono a far scendere le barche incitati dal canto di Gor Ai Tu ,il più anziano di loro.Il canto parlava della pesca miracolosa che era stata fatta nella notte dei tempi sotto la guida di coloro che scesero dal cielo e che avevano insegnato agli uomini come costruire barche che affrontassero il mare.
A gruppi di tre o quattro saltavano sulle barche ,appena queste erano completamente in acqua.
Le imbarcazioni rollavano,si inclinavano,sembravano sparire sotto ogni onda.
Poi presero il largo,nel buio profondo scomparirono ad una ad una e solo il canto ,forte che pareva salire nel cielo che si schiariva appena,si continuò a sentire per minuti.
In silenzio le donne presero i più piccoli in braccio e si incamminarono verso le case.I vecchi rimasero ancora ,chiudendo gli occhi per cercare di vedere le barche nel mare.
Passò tutta la giornata:ognuno occupato nei soliti lavori.
I bambini aiutavano le donne con piccole incombenze e per loro era l’unico gioco.
Alle sette di sera ,che il sole era tramontato già da ore nessuna barca era tornata.
Tornarono alla baia,dove la mattina i pescatori erano partiti.
Si misero così,in piedi le donne,i bimbi intorno,i vecchi dietro,a fissare il mare sempre più grosso ,come se il guardare aiutasse gli uomini a tornare.
La giovane moglie di Erwinn guardava invece verso la collina come se un richiamo antico e conosciuto la guidasse.
Un dolore infinito le pesava nel petto soffocando ogni respiro.
Il lamento acuto ,lancinante riempì l’aria :non era un grido,non era un urlo:era una musica di angoscia .
Fu come se la morte cantasse .
Si fermarono i gabbiani ad udire quel canto che copriva il rumore della tempesta.
I vecchi chinarono la testa ed ogni cosa fu piena del nulla.
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