mercoledì 27 giugno 2012

Cirillo è per la chiesa romana un santo

Uccidete Ipazia

Piergiorgio Odifreddi. «E il vescovo ordinò: “Uccidete Ipazia”, la prima matematica della storia. Inventò l’astrolabio, il planisfero e l’idroscopio. Fu la vittima del conflitto tra fede e ragione». La Stampa, sabato 21 agosto 1999, supplemento tutto Libri tempo Libero pagina 5.
Se ragione e fede costituiscono i due binarî paralleli lungo i quali si è mossa la storia dell’Occidente negli ultimi duemila anni, i testi che meglio ne rappresentano l’immutabile distanza sono gli Elementi di Euclide e la Bibbia, le due summe del pensiero matematico greco e della mitologia religiosa ebraico-cristiana, la cui efficacia ispirativa è testimoniata dall’incredibile numero di edizioni raggiunte da entrambi (duemila, una media di una all’anno dalla prima “pubblicazione”).
L’episodio più emblematico della contrapposizione fra le ideologie che si rifanno ai due libri accadde nel marzo del 415, quando un assassinio impresse, come disse Gibbon in Declino e caduta dell’impero romano, «una macchia indelebile» sul cristianesimo. La vittima fu una donna: Ipazia, detta “la musa” o “la filosofa”. Il mandante un vescovo: Cirillo, patriarca di Alessandria d’Egitto.
Il contesto storico in cui l’avvenimento ebbe luogo è il periodo in cui il cristianesimo effettuò una mutazione genetica, cessando di essere perseguitato con l’editto di Costantino nel 313, diventando religione di stato con l’editto di Teodosio nel 380, e iniziando a sua volta a perseguitare nel 392, quando furono distrutti i templi greci e bruciati i libri “pagani”.
Gli avvenimenti ad Alessandria precipitarono a partire dal 412, quando divenne patriarca il fondamentalista Cirillo. In soli tre anni il predicatore della religione dell’amore riuscì a fomentare l’odio contro gli ebrei, costringendoli all’esilio. Servendosi di un braccio armato costituito da monaci combattenti sparse il terrore nella città e arrivò a ferire il governatore Oreste. Ma la sua vera vittima sacrificale fu Ipazia, il personaggio culturale più noto della città.
Figlia di Teone, rettore dell’università di Alessandria e famoso matematico egli stesso, Ipazia e suo padre sono passati alla storia scientifica per i loro commenti ai classici greci: si devono a loro le edizioni delle opere di Euclide, Archimede e Diofanto che presero la via dell’Oriente durante i secoli, e tornarono in Occidente in traduzione araba, dopo un millennio di rimozione.
In un mondo che ancora oggi è quasi esclusivamente maschile, Ipazia viene ricordata come la prima matematica della storia: l’analogo di Saffo per la poesia, o Aspasia per la filosofia. Anzi, fu la sola matematica per più di un millennio: per trovarne altre, da Maria Agnesi a Sophie Germain, bisognerà attendere il Settecento. Ma Ipazia fu anche l’inventrice dell’astrolabio, del planisfero e dell’idroscopio, oltre che la principale esponente alessandrina della scuola neoplatonica.
Le sue opere sono andate perdute, ma alcune copie sono state ritrovate nel Quattrocento; per ironia della sorte, nella Biblioteca Vaticana cioè in casa dei suoi sicari. Le uniche notizie di prima mano su di lei ci vengono dalle lettere di Sinesio di Cirene: l’allievo prediletto che, dopo averla chiamata «madre, sorella, maestra e benefattrice», tradì il suo insegnamento e passò al nemico, diventando vescovo di Tolemaide.
Il razionalismo di Ipazia, che non si sposò mai a un uomo perché diceva di essere già «sposata alla verità» costituiva un controaltare troppo evidente al fanatismo di Cirillo. Uno dei due doveva soccombere e non poteva che essere Ipazia: perché così va il mondo, nel quale si diffondono sempre le malattie infettive e mai la salute.
Aggredita per strada, Ipazia fu scarnificata con conchiglie affilate, smembrata e bruciata. Oreste denunciò il fatto a Roma, ma Cirillo dichiarò che Ipazia era sana e salva ad Atene. Dopo un’inchiesta, il caso venne archiviato «per mancanza di testimoni». La battaglia fra fede e ragione si concluse con vincitori e vinti, e il mondo ebbe ciò che seppe meritarsi.
Come si vede, già i puri fatti sono sufficienti a imbastire un discreto romanzo, come ha fatto Caterina Contini in Ipazia e la notte. Se poi questi fatti sono riconosciuti con attenzione psicologica e filosofica, e narrati con scrittura dolce e ispirata, allora diventa ottimo, e permette alla figura di Ipazia di stagliarsi luminosa nel buio della notte che la inghiottì insieme alla verità, sua sposa.

domenica 10 giugno 2012

10 Giugno 1692 :viene uccisa la prima strega di Salem

Le streghe di Salem




Cotton Mather nel 1688, aveva investigato lo strano comportamento di quattro ragazzi di Boston, che erano stati presi da convulsioni arrivando perfino a gridare in coro. Cotton concluse che stregonerie praticate da una lavandaia irlandese, Mary Glover, erano responsabili dei problemi dei ragazzi. Presentò tali conclusioni nel suo trattato sull’argomento "Memorable Providences." Cotton era così convinto della presenza della stregoneria da dichiarare che si sarebbe subito spazientito con chiunque avesse osato negare l'esistenza dei diavoli o delle streghe. Nel gennaio 1692, due bambine di Salem (nel Massachusetts), Elizabeth Parris ed Abigail Williams, iniziarono a comportarsi in modo strano, bestemmiavano, avevano attacchi epilettici e stati di trance. Dopo pochi giorni questo comportamento si estese ad altre ragazze della città. Vista l'impossibilità dei medici di diagnosticare il tipo di malattia, il padre di Elizabeth, il pastore Samuel Parris, trovò delle similarità tra l'episodio della figlia e quello descritto nel libro di Cotton Mather e accettò la discutibile tesi di un medico locale che quanto stava accadendo era opera di Satana. Ben presto la schiava caraibica di Parris, Tituba e altre due donne, la mendicante Sarah Good e l'anziana e litigiosa Sarah Osborne, vennero accusate di praticare stregoneria, ma mentre queste ultime due protestarono la loro innocenza, Tituba peggiorò la sua situazione, riferendo di incontri con un uomo alto di Boston (ovviamente Satana per i giudici) e dell'esistenza di una cospirazione di streghe a Salem. Tra marzo e giugno, il caso si aggravò, centinaia di persone furono accusate di stregoneria e decine furono imprigionate per mesi senza processo. Il governatore Phips decise di istituire un tribunale per decidere sul caso, Cotton Mather riuscì ad influenzare il parere di tre giudici suoi amici e membri della sua congregazione, sui cinque preposti ad organizzare i processi. Mather scrisse una lettera ad uno dei tre giudici, John Richards, suggerendogli come dovessero essere raccolte le prove di accusa, in particolare Mather consigliava di prendere in seria considerazione le “prove dello spettro” (testimonanzia di una vittima delle streghe che affermava di essere stata attaccata da uno spettro con le sembianze della strega) e ritenere la confessione delle streghe la migliore prova possibile. La prima vittima fu Bridget Bishop, un'anziana donna accusata di mandare in giro il proprio fantasma per tormentare le persone e di potersi trasformare in un gatto: Bridget fu impiccata il 10 giugno 1692. Il 4 agosto del 1692, Mather predicò affermando che il Giudizio Finale era alle porte, e presentava se medesimo come Giustiziere Capo e il Governatore Phips come capitano dell’attacco finale contro le legioni di Satana.

Seguì un'impiccagione di cinque donne il 19 luglio, tra cui una pia donna, tale Rebecca Nurse, in un primo momento assolta, ma successivamente condannata a causa d'indegne pressioni da parte dei giudici sulla giuria. Persero la vita sia John Proctor, un taverniere intransigente contro la stregoneria, che l'ex pastore del villaggio, George Burroughs, che si difese strenuamente, protestandosi innocente fino all'ultimo e dimostrando il 19 agosto, davanti alla forca, di conoscere il Padre Nostro perfettamente (si supponeva che le streghe non fossero in grado di recitarlo): solo l'intervento dell'implacabile Cotton, giunto appositamente sul luogo, potè far proseguire l’esecuzione, affermando non solo che non era possibile ritornare sulla decisione della giuria ma anche che spesso il Diavolo poteva trasformarsi in un Angelo di Luce.

Una sola vittima non fu impiccata, si trattava dell'ottantenne Giles Corey, il quale si rifiutò di farsi processare. Fu deciso di farlo schiacciare da pesanti lastre di pietra, e tre giorni dopo, la moglie e altre otto presunte streghe furono impiccate. Furono le ultime vittime di questo attacco di isteria collettiva: in tutto furono uccise 20 persone e altre 4 morirono in carcere.

Nell’autunno dello stesso anno, la voglia di trovare streghe cessò di colpo e iniziarono a circolare lavori che criticavano i metodi addottati nel processo e perfino il padre di Cotton, Increase Mather scrisse un lavoro intitolato Cases of Conscience (casi di coscienza), nel quale affermò che era meglio che dieci presunte streghe fossero rilasciate piuttosto che un innocente fosse condannato. A Mather furono affidate le registrazioni del processo di Salem, per preparare un libro “Wonders of the Invisible World”, che i giudici speravano avrebbe messo un luce favorevole il loro operato, a cui fece seguito la pubblicazione nel 1700 del More wonders from the invisible world (altre meraviglie dal mondo invisibile) del mercante di tessuti Robert Calef (1648-1719), il quale dipinse l'operato di Cotton Mather come così spietatamente crudele e palesemente tendenzioso che a quest'ultimo fu negata la presidenza di Harvard e a nulla servì il rogo pubblico (nel cortile del college di Harvard) di questo libro, organizzato dal padre di Cotton. A nulla servirono le proteste di Cotton che professava di avere sposato la cautela del padre nel consigliare ai giudici del processo di non attribuire molto spazio alla “prova dello spettro”, cercando in tal modo di minimizzare il proprio ruolo negli eventi accaduti.