domenica 31 gennaio 2010


IRLANDA

LA TERRA DEI CELTI


 

Il sinodo di Cashel sancì a livello formale,ma anche istituzionale,la conquista inglese.

La graduale penetrazione proseguì sotto Giovanni senza terra ,figlio del Plantageneto.

Re Giovanni introdusse in Irlanda la Common Law(diritto comune)che portò la legislazione inglese nella terra celtica sostituendosi alle leggi dei clan.

L'estensione delle forme giuridiche inglesi si concluse nel 1217 con l'introduzione del codice della Magna Carta a tutto il territorio dell'isola.

Oltre a portare la loro legislazione ed i loro giudici e quindi ad avere il controllo totale sulla popolazioni celtiche,gli inglesi tentarono quello che non era riuscito né ai predicatori cristiani ,né ai fieri vichinghi:cercarono di imporre la loro cultura e la loro lingua.

Gli statuti di Kilkenny ,del 1366,avevano lo scopo di bandire usi,costumi e linguaggio gaelico da ogni territorio feudale inglese.

Nonostante un controllo capillare ,ed anche forme di repressione piuttosto incisive,l'operazione di deculturazione non riuscì.

La popolazione continuò,nemmeno troppo di nascosto,a parlare gaelico e a mantenere feste e costumi antichi:la lingua inglese tuttora,sebbene parlata da tutti gli irlandesi,è considerata la lingua degli occupatori e nelle famiglie si parla solo gaelico.

Il tentativo di estirpare la cultura della nazione si rivoltò,in realtà ,contro gli inglesi:furono infatti gli irlandesi a "colonizzare"culturalmente gli inglesi che andarono a stabilirsi nella loro isola .

Il fenomeno fu macroscopico per la nobiltà inglese che aveva ottenuto in privilegio feudi su quel territorio.

Il potere di questa nuova nobiltà di confine crebbe a dismisura a discapito dell'influenza che intendeva mantenere la monarchia inglese.

E' anche vero che il trono d'Inghilterra era impegnato da una parte con il secolare conflitto con la Francia,da l'altro con una serie di guerre intestine di tipo dinastico,ultima di queste guerre quella delle "due rose"tra i Lancaster e gli York.,e quindi poco si occupava della" questione irlandese"

Emblematico di questo distacco della nobiltà anglo-irlandese dalla corona ,furono i Fitzgerald,potente casato che aveva ottenuto il privilegio della baronie all'epoca del Senza Terra.

Nel 1486 l'Earl(Conte) di Kildare ,il grande Gerald Fitzgerald,che si considerava irlandese e,soprattutto,voleva acquistare potere definitivo sulle sue terre,si ribellò contro la corona d'Inghilterra.

La rivolta dell'Earl Fitzgerald fu subito appoggiata dai baroni degli antichi casati irlandesi,ma soprattutto fu sostenuta in massa dal popolo che lesse una possibilità di cacciare gli odiati invasori.

Sul trono inglese sedeva Enrico VII ,lungimirante politico e coraggioso guerriero che ,fortunatamente,per l'Inghilterra,non sottovalutò la rivolta.

Enrico VII non considerò l'atto del Fitzgerald come una scaramuccia di confine,ma come una vera e propria dichiarazione di guerra ed un atto di alto tradimento.

Inviò in Irlanda Sir Edward Poynings,suo uomo fidato e il migliore stratega dell'esercito inglese.

Sir Poynings fu supportato di truppe scelte e di molte armi .

La rivolta fu sedata in pochissimi giorni con un enorme spargimento di sangue soprattutto da parte della popolazione civile.

Sir Poynings ,subito dopo la vittoria,promulgò ,sotto ordine di Enrico, quello che è passato alla storia come il "Poynings Act".

L'editto sanciva la subordinazione assoluta dell'Irlanda al regno inglese e,soprattutto,imponeva l'approvazione di Londra per ogni legge ed ogni sentenza emanata nell'isola.

Il "Poynings Act"mise fine ad ogni forma di autonomia e di autodeterminazione del popolo irlandese.

Alla morte di Enrico VII,suo figlio ,Enrico VIII è il primo re inglese a cingere la corona d'Irlanda.

Il primo di una serie lunghissima di sovrani fino ad oggi ,con Elisabetta II Windsor,regina d'Inghilterra e Irlanda.

S:F.


Nell'immagine l'Earl Fitzgerald
 

sabato 30 gennaio 2010


IRLANDA

LA TERRA DEI CELTI


 

L'isola d'Irlanda conosce ,nel percorso della sua storia,alcuni aspetti particolari rispetto a tutta la storia e la cultura del continente europeo .

E' forse questa peculiarità del suo percorso che ha fatto si che gli irlandesi si siano sempre sentiti non appartenenti all'Europa e che abbiano mantenute intatte attraverso i secoli tradizioni,costumi ed anche lingua.

Si hanno prove di primi insediamenti celti nell'isola già dal IV-II secolo a.C.

I celti,popolo le cui origini non sono ancora certe ,dettero all'Irlanda una struttura sociale di tipo tribale:la loro società era divisa in clan con uguale potere e non ebbero mai un governo centrale.

Le decisioni che riguardavano comunità estese venivano prese attraverso consigli ai quali partecipavano tutti i clan,e tutti gli appartenenti ai clan.

Per certi versi ,quindi,una struttura estremamente democratica e partecipativa.

I celti diffusero la loro lingua:il gaelico che tuttora ,nella sua stessa forma ,è parlato in Irlanda:è come se in Italia si parlasse ancora latino,e questo a dimostrazione della straordinaria capacità di conservare modalità culturali del popolo celtico.

Una condizione senza dubbio unica è quella che riguarda l'assenza ,in tutta l'età antica,di qualsiasi invasione.

Unica nel mondo allora conosciuto,l'isola non fu mai raggiunta dalla colonizzazione romana,né dopo ,dalle invasioni barbariche.

L'Irlanda rimane per molti secoli un isola fantasma nello scacchiere politico europeo.

Fu però raggiunta dai primi predicatori della nuova religione:il cristianesimo.

Nella prima metà del V secolo il vescovo Palladio e poi Patrizio evangelizzarono la quasi totalità della popolazione.

Può apparire una discrasia storica:la religione celtica ,con il suo animismo e i le sue collusioni con la magia ed il mondo fantastico,poco avevano in comune con il cristianesimo e con il rigore morale della parola del Dio uomo.

Ma se l'evangelizzazione fu completa,capillare e soprattutto sentita dagli irlandesi,che tutt'ora sono fortemente cattolici,il merito va senz'altro alla genialità di Patrizio che portò il nuovo messaggio religioso senza mai interferire con l tradizioni e la cultura locale.

Non dimentichiamo che Patrizio era un romano e non fece altro che applicare le regole delle conquiste politiche alla religione :sottomessi a Roma,ma liberi di mantenere usi e costumi.

Patrizio con Palladio fecero di più:scelsero le principali feste tribali e le inserirono con rarissime modificazioni nel calendario liturgico cristiano.

Un esempio su tutti le feste del sostilizio d'autunno(31 ottobre-1-2 novembre)e le feste del sostilizio di primavera(dalla prima metà di marzo a aprile).Le prime vanno a coincidere con le nostre feste dei morti fino alla festa finale celtica del dicembre che segnava il Natale cristiano,le seconde nella festa pasquale del passaggio e della rinascita.

Il periodo dell'alto medioevo si distingue per la costruzione di grandi monasteri,splendidi quelli di Kilkenny,Iona e Clonmacnoise.

Il monachesimo irlandese ha un ruolo forte e decisivo nella conservazione scritta della storia e nella codificazione della cultura,rimangino ,a prova e quasi intatti ,gli splendidi scriptoria di Clonmacnoise dove monaci dell'ordine di Patrizio trascrissero e miniarono quasi tutti i volumi dell'età classica.

Una grossa trasformazione dell'assetto politico avvenne con le incursioni vichinghe.I Vichinghi provenivano dalla Danimarca e dalla Norvegia:erano un popolo forte e soprattutto avevano una struttura sociale verticistica con re guerrieri ed una nobiltà feudale assetata di nuovi territori:Ebbero facile vittoria sui poco organizzati clan e di fatto,anche se mai formalmente,fu riconosciuta ai Vichinghi la sovranità sulle coste sudorientali.

La conquista vichinga,ma soprattutto la loro compattezza sociale sposta la concentrazione della popolazione dalle campagne ai primi borghi che presto diventeranno città.

E' di questo periodo la nascita di città come Dublino,Kilkenny,Limerick.

La conquista, come abbiamo detto,fu facilitata dalla divisione interna:nel V secolo abbiamo nell'isola cinque regni(Ulster,Munster,Meath,Connacht e Leinster)totalmente autonomi tra loro.

Bisogna arrivare al secolo XI per vedere i regni riunirsi sotto il grande re del Munster l'Ard –rig(in gaelico letteralmente re alto).

Sotto la giuda del Ard-rig Brian Boru(tutt'oggi eroe nazionale) gli irlandesi riuniti sconfissero gli scandinavi nell'epica battaglia di Clontarf nel 1014.

Ma alla morte di re Brian Boru nessun re delle coalizioni fu in grado di tenere uniti i clan e l'Irlanda tornò a dividersi.

La divisione questa volta fu fatale e determinante per il popolo irlandese:nel secolo XII i baroni anglonormanni con il favore di quel grande re che fu Enrico II il Plantageneto cominciarono ad invadere l'isola creando nuove baronie sotto la tutela della corona inglese.

E' il sinodo di Cashel nel 1171 che segna la conquista anglonormanna dell'isola:il sinodo introduce l'obbligo delle decime e la supremazia dell'arcivescovo inglese di Armagh per tutte le questioni religiose irlandesi.

E' l'inizio di una occupazione che continua fino ai nostri giorni.


 

Prima parte

S.F

martedì 26 gennaio 2010


Cronaca di un delitto


 

ISABELLA de'MEDICI


 

Isabella fu una bambina desiderata e molto amata dai suoi genitori.

I suoi genitori non erano persone qualunque,il padre era Cosimo I,Granduca di Toscana e la madre la bellissima Eleonora di Toledo.

E' la terzogenita dei signori di Firenze e vive un infanzia protetta e dorata ,piena di lussi e svaghi ,le sue prime capriole sono negli splendidi corridoi di Palazzo Vecchio ,più tardi correrà con le sue damigelle per le grandi stanze di Palazzo Pitti che il Gran Duca sta completando.

L'infanzia spensierata di Isabella durò però poco,anzi è ancora bambina quando,per Isabella l'infanzia finisce .

Il Gran Duca Cosimo punta su quella sua figlia per un'importante alleanza politica :quella con la potentissima famiglia romana degli Orsini.

E' il 1553 quando viene stipulato il contratto di matrimonio tra Isabella e Paolo Giordano Orsini,Duca di Bracciano:la piccola Medici ha solo sette anni,a dodici convola a nozze,è appena una graziosa adolescente ed è l'anno 1558.

L'unione non è felice ,né facile :Isabella.e ce lo tramandano i ritratti,è bellissima,vivace,esuberante,decisa e come tutti i Medici,un tantino amorale.

Forte del potere e del sostegno del padre fa quello che vuole,balla,offre grandi ricevimenti,viaggia,cavalca e si diletta nella caccia.

Il marito,l'Orsini,è tutto il contrario di ciò di cui una giovane donna si può innamorare.

Cronache dell'epoca ce lo descrivono come arrogante,impulsivo,cinico,giocatore d'azzardo e amante di donne da malaffare.

Non che la cosa importi ad Isabella che anzi è ben felice dei numerosi viaggi che il Duca compie per i suoi vizi.

Non è sola,infatti,a tenerle compagnia c'è sempre il bel Troilo Orsini,cugino squattrinato del marito che è stato messo vicino a lei per controllarla.

Troilo adempie con troppo zelo all'incarico del geloso Duca,con tanta sollecitudine e costanza che i rapporti tra lui e la bella e giovane duchessa diventano ,prima affettuosi e poi intimi.

Paolo Orsini probabilmente scopre presto la tresca ed è furibondo,ma la forza politica e militare di Cosimo I lo frenano a compiere qualsiasi atto impulsivo:ma il Duca è uomo che sa attendere e certo è uomo che non dimentica o perdona l'oltraggio del tradimento.

La morte di Cosimo fa venir meno alla bella Isabella la protezione dei Medici;c'è si il fratello Francesco I,ma lui,da subito se ne lava le mani.

Tra l'Altro Francesco poteva fare poco il moralista poiché la sua storia extra coniugale con la splendida veneziana Bianca Cappello fece scandalo in tutte le corti europee.

Ma una cosa era avere una relazione adulterina(finita anch'essa tragicamente),una cosa era farsi nemico il Duca di Bracciano.

Francesco chiuse tutti e due gli occhi sulla sorte di Isabella e chiese solo riservatezza per il casato.

In effetti il Duca Paolo lo rese in parole e fu assai riservato.

Decise di vendicare personalmente l'oltraggio e per farlo scelse una loro villa di campagna,per altro bellissima,ma lontana dai chiacchiericci mondani:la Villa estiva di Cerreto Guidi.

La morte di Isabella avvenne nella sua camera tramite strangolamento:paolo mise il laccio intorno al collo della moglie e il suo aiutante,le cronache parlano dell'ipotesi di un cavaliere di Malta,lo strinse.

La salma della duchessa fu poi immediatamente trasportata al cimitero e prontamente sepolta.

E' il 15 luglio del 1576

Della morte di Isabella Medici Orsini per mano del marito non se ne parlerà mai.

In una villa ,sempre residenza estiva,era avvenuto pochi giorni prima un altro delitto:Pietro de Medici aveva ucciso brutalmente l'ormai scomoda Leonora.

Paolo Orsini continuò la sua vita dissoluta rimanendo anche coinvolto in numerosi loschi fatti.

Di Isabella rimase solo il figlio Virginio Orsini che fu allevato dai parenti paterni a Bracciano.

Per far luce sulla tragica morte di Isabella bisogna arrivare ad epoche recenti ,quando la storica Caroline Murphy ha ricostruito il delitto grazie a studi su un carteggio tra l'ambasciatore di Ferrara e il duca d'Este dove vengono descritte le modalità del delitto.

Questa è la storia ,ricostruita attraverso cronache d'epoca e carteggi,ma come spesso avviene,intorno alla scomparsa di Isabella è fiorita anche una leggenda.

La leggenda trova spunto dalle molte storie di un fantasma di donna che si aggira tutt'oggi nei corridoi del castello di Bracciano,residenza ufficiale degli Orsini.

Si narra che la duchessa avesse un carattere focoso e passionale e che non si stancasse mai di sedurre uomini.

La donna incoraggiava i malcapitati a seguirla nella sua stanza da letto con la promessa di una notte di folle passione.

A volte la duchessa però ,annoiata,apriva al passaggio dei suoi corteggiatori una botola nascosta e il disgraziato di turno precipitava in un pozzo a rasoio.

Quando il corpo martoriato arrivava al fondo ,trovava calce viva che faceva sparire i resti per sempre.

La leggenda,un po' troppo funzionale alla causa di quel delinquente dell'Orsini,dice che il Duca,stanco dell'immoralità della moglie una sera organizzò una cenetta a due,attirò Isabella in camera da letto e la strangolò con uno scialle di seta.

Pare che la dama vestita con abiti cinquecenteschi prediliga per le sue apparizioni,la sua camera da letto personale,ma talvolta è stata anche vista passeggiare lungo le sponde del lago e come ogni dama,viva o morta,che si rispetti,teneva graziosamente sollevato lo strascico perché non si bagnasse.

SF

lunedì 25 gennaio 2010

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sabato 23 gennaio 2010


REGINA NELL'AMORE


 

INES de CASTRO


 

La storia ci mostra e ci ha mostrato donne che sono state regine per titolo dinastico,donne che hanno dominato intere nazioni,che hanno sottomesso ed umiliato uomini,che hanno dimostrato capacità ed ineguagliabile coraggio.

Queste donne hanno ,al pari degli uomini,scritto pagine importanti nel percorso dell'umanità.

Oggi parleremo però di una regina,una grande regina,che però ebbe un solo,enorme potere:quello ,ineguagliabile,sul cuore dell'uomo della sua vita.

Parleremo di Ines de Castro,la donna che fu regina unica del cuore,della mente e del corpo di Pietro I re del Portogallo.

Ines era nasce figlia illegittima del potente signore di Monforte de Lemos,Pedro Alfonso de Castro,membro della famiglia più potente della Galizia e nipote di re Sancho IV.

Il suo stato di figlia illegittima di tale grande signore fa si che Ines viva si nel gran mondo,ma un po' ai suoi margini:è infatti educata nel palazzo del letterato e politico Giovanni Emanuele di Castiglia e trascorre l'infanzia e la prima adolescenza con la figlia di lui ,Costanza,

La loro non è però una adolescenziale amicizia,in realtà Ines è appena qualcosa di più di una cameriera personale o una giovane dama di compagnia.

Costanza,che è nipote del re di Castiglia è ragazza di grandi aspettative sociali :è promessa fin da bambina a Pietro ,principe del Portogallo ed erede al trono.

Costanza sposa infatti Pietro e si trasferisce alla corte portando con sé le damigelle preferite e tra queste,naturalmente,l'antica compagna di giochi,la fedele piccola bastarda Ines.

Ines non è bellissima,non come lo richiedevano i canoni estetici dell'epoca:è alta,snella,un viso dai lineamenti decisi,ma è vivace,arguta,molto intelligente:le conversazioni con lei non scadono mai nella banalità o nella noia.

E' questo che colpisce da subito il giovane principe.

Pietro ,costretto come molti nel suo ruolo ,ad un matrimonio dinastico,con una moglie accanto che non ha scelto e per la quale non prova il minimo interesse ,si innamora perdutamente di Ines:un amore passionale ed intellettuale insieme,un amore che durerà tutta la vita,che non vedrà,per la Galiziana rivali,e che andrà oltre la morte.

I due diventano amanti,amanti ufficiali,essendo consuetudine per un re avere una o più favorite,ma per entrambi il loro non è un amore da relazione clandestina:il sentimento è totale ed esclusivo.

A nulla valgono le raccomandazioni del padre di Pietro,re Alfonso IV,di usare più discrezione e ritegno.

Ma anche in questo caso ,il dovere dinastico e' inevitabile:il casato ha bisogno di un erede:la regina Costanza rimane incinta e partorisce un figlio:muore però di complicazioni di parto il 13 novembre dello stesso anno ,il 1345.

I due innamorati sono finalmente liberi,o almeno,nella follia irrazionale che caratterizza i grandi amori,pensano di esserlo.

Il re Alfonso si oppone con tutta la sua autorità alle eventuali nozze e si oppone anche alla relazione intravedendo nella forza di Ines e nel suo potere sul figlio, un pericolo per il casato.

Ines e Pietro si sposano in segreto.

Non esistono documenti ufficiali comprovanti il matrimonio legale,ma è probabile che furono distrutti in epoca successiva per evitare rivendicazioni ereditarie.

Dal matrimonio nascono figli,per lo meno quattro maschi,tutti sani e forti.

Al contrario il legittimo erede ,il figlio di Costanza è un ragazzo debole e malaticcio:re Alfonso è furibondo e ormai non sopporta più l'ingerenza di Ines a corte.

Partendo dal presupposto che Pietro felice e sempre più innamorato,non avrebbe mai lasciato Ines,ma nemmeno avrebbe mai contratto matrimonio con un'altra donna,Alfonso comincia a prendere in considerazione l'ipotesi a lungo suggerita dai suoi consiglieri:uccidere Ines.

Tra il pensiero di un potente e l'agire non ci sta in mezzo il mare come per i comuni mortali:è il 1335,Alfonso IV,Alonso Goncalves,Pedro Coelho e Diego Lopez Pacheco,tre nobil uomini,approfittando dell'assenza di Pietro,si recano al monastero di Santa Clara ,a Coimbra,dove Ines vive con i suoi figli.

Quando viene avvertita dell'arrivo del re ,Ines comprende subito,sa dell'odio che il suocero prova per lei e per i suoi figli,sa di essere un ostacolo ai progetti della famiglia del marito,non spera niente,capisce che la morte è vicina.

Prova ad implorare il re,mostra i figli e per loro chiede pietà:sarà trafitta,proprio davanti ai suoi figli,da un numero incredibile di coltellate.

La rabbia di Pietro,subito avvertito dell'omicidio,è più forte anche del dolore o forse ,tanto è grande il dolore che rende enorme la rabbia.

Forte dell'amore del suo popolo,scatena contro il padre una guerra civile:portoghesi contro portoghesi,guerra atroce e lunga che provoca enormi lacerazioni anche all'interno della nobiltà.

La guerra durerà un intero anno,dal 1356 al 1357 ,l'intervento dei reali di Castiglia e Aragona fa poi si che tra padre e figlio si istauri una tregua carica di odi e rancori.

Alfonso morirà di li a poco distrutto dall'esito nefasto del suo gesto di rabbia.

Appena salito al trono Pietro rese noto il suo matrimonio con Ines e la proclama regina del Portogallo.

E' uno dei pochi,se non l'unico caso di incoronazione postuma.

La leggenda dice che,folle d'amore,fece riesumare la salma e postala sul trono,la incoronò lui stesso,tra l'orrore dei presenti.

La storia invece ci dice che fece riesumare il corpo e lo fece seppellire nella superba tomba del monastero di Alcobaca,dove volle essere seppellito anche lui.

Re Pietro non si risposò ,né la storia gli attribuisce altre donne.

S.F

venerdì 22 gennaio 2010

Primo Levi

  

 L'approdo

Se questo è un uomo

  


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che tovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetelele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

 
 

Indice

domenica 17 gennaio 2010


MARIE di OIGNIES


 

Storia di una beghina


 

Marie nacque a Nivelles,piccolo sobborgo di Liegi ,nel 1177.

Apparteneva ad una famiglia né nobile,né ricca,ma senza dubbio di agiate condizioni economiche,condizione che le consentì l'accesso all'istruzione e allo studio ,ancora più selettivo,delle lingue antiche,latino e greco.

La bambina si rivelò intelligente e pronta,ma quello che colpiva in lei era,sin da piccolissima ,l'atteggiamento di profonda religiosità e la capacità di riflessione e concentrazione.

Marie non fu ,dunque,una bambina comune.

Questo impensieriva non poco i genitori,che molte volte rimpiangevano di aver concesso alla sveglia bambina di studiare

.Appena entrata nell'età pubere ,Marie dimostrò di non avere affatto intenzione di adattarsi alla normale vita delle donne e dichiarò ai genitori,sempre più preoccupati,di non volersi sposare ,ma espresse la volontà di dedicarsi allo studio ed alla meditazione.

E' chiaro che una donna nel XII secolo aveva una sola possibilità di studiare e non sposarsi:entrare in convento e prendere i voti.

La decisione di Marie fu presa malissimo dai genitori che la reputarono il capriccio di un'adolescente troppo viziata,e ci posero rimedio nell'unico modo accettabile:le trovarono un marito.

Marie aveva 14 anni appena compiuti. Il marito si chiamava Giovanni,apparteneva ad una buna famiglia e ,per fortuna,o per disgrazia,era remissivo e mansueto come una pecora.

La ragazza lo dominò da subito e ben volentieri il mite Giovanni si fece dominare.

Il matrimonio fu felice e,pur senza figli,andò avanti normalmente per qualche anno.

Ma se far cambiare idea ad un uomo deciso è difficile,far cambiare idea ad una donna decisa è impossibile.

Con stupore della famiglia e di tutto il paese improvvisamente i due sposi decisero di comune accordo(da leggere che Giovanni si trovò d'accordo con Marie)di donare tutti i loro averi ai bisognosi e di andare a lavorare a Willambroux dove c'era un famoso lebbrosario e lì di servire i più derelitti.

Fu uno scandalo ,soprattutto per la decisione di donare ogni avere e vivere in povertà tra i poveri.

La cosa non incise minimamente sulla ferrea determinazione della giovane Marie.

Anzi in pochi anni riusci a strutturare una piccola,ma forte comunità di volontari che lavoravano per i malati e per i poveri.

Marie,con il suo pensiero analitico e il suo linguaggio fascinatorio divenne leader e magister della comunità.

Ma alla giovane tutto ciò non bastava,sentiva che in qualche modo,quel suo essere sposata e quel marito la limitassero comunque nella sua strada verso il pensiero e la mistica.

A trent'anni chiese il permesso al marito ed a suo cognato sacerdote,suo confessore,di ritirarsi in convento e prendere i voti.

La certezza storica non c'è,ma l'intuizione ci fa pensare che il povero Giovanni,non solo dette subito il consenso,ma tirò un respiro di sollievo.

Anche nel medioevo essere sposati ad un'agguerrita intellettuale non era cosa da poco per un uomo.

Marie si ritirò nel convento agostiniano di Oignies dove visse in una cella e faceva la campanara.

Se può stupire il fatto che la colta Marie avesse scelto l'incarico più umile in assoluto ,ricordiamoci della sua brillante intelligenza:fare la campanara la impegnava pochissimo come tempo e quindi le consentiva di continuare i suoi studi e le sue lezioni.

Il convento agostiniano era coordinato da un gruppo di sacerdoti tra i quali Jacques

De Vitry che sarebbe diventato il Cardinale D'Acry in Palestina e l'ufficiale protettore del movimento beghino.

Tra i due si stabilì subito un rapporto di grossa amicizia e di stima reciproca,ma indubbiamente,dai carteggi ,si evince che fu Marie ad avere una grossa influenza su Jacques e non il contrario.

Il De Vitry aiutò senz'altro Mrie a fondare la sua libera comunità di beghine e begardi e per tutta la vita ne sostenne l'impegno e la protesse dall'accusa di eresia..

Nel 1212 pare(non esistono testimonianze certe)che Marie avesse ricevuto le stigmate.

Esattamente un anno dopo ,all'età di trentasei anni ,questa donna straordinaria muore.

Resta famosa la predizione,sul letto di morte:Marie disse che sarebbe sorto un ordine che avrebbe contrastato il fenomeno dell'eresia.

Di lì a pochi anni Folco da Tolosa insieme a Domenico,poi santificato,iniziarono una dura lotta contro i catari e fondarono i primi monasteri domenicani.

Ricordiamo che anche durante tutta la Santa Inquisizione i domenicani ebbero un ruolo di primo piano nella lotta contro ogni supposta forma di eresia e stregoneria.

Marie non fu mai fatta santa dalla chiesa di Roma e,morendo si risparmiò il dolore di assistere alle accuse di eresia e alle persecuzioni verso il suo movimento beghino che si svolsero negli anni successivi

S.F

sabato 16 gennaio 2010


Il plantageneto

seconda parte
 

Eleonora è annoiata e come tutte le donne annoiate cerca disperatamente diversivi, anche a dispetto della volontà del re che si dimostra ed è geloso fino alla paranoia.

Raduna intorno a sé, da vera mecenate, una corte di trovatori ed intellettuali.

E' la musa ispiratrice di poeti e cantori, ha lunghe disquisizioni con filosofi e teologi: alla pari, da donna colta.

E' in questo periodo che inizia il rapporto con Bernardo di Chiaravalle, monaco e teologo, un santo da vivo con un carattere orribile, puro fino al delirio.

Brutto scontro con la lussuriosa, ma potente Eleonora: un rapporto che dura anni, fatto di scontri, ma anche di stima e rispetto reciproci.

Vero è che l'influenza della duchessa nei confronti del re è sempre più evidente ed, accanto a questa influenza politica, una libertà ed un comportamento talmente indipendenti da far mormorare la corte e poi da far protestare la corte ed infine da spaventare l'innamoratissimo, ma suggestionabile giovane sovrano.

Fu più la gelosia e la rabbia o il dovere verso la Francia ad influenzare Luigi?

Furono i numerosi e dichiarati tradimenti o una serie di mosse politicamente sbagliate ( la seconda Crociata:una vera tragedia per la Francia) a mettere la parola fine al suo matrimonio?

Sono propensa a credere alla prima ipotesi: Luigi avrebbe tollerato fallimenti ben più gravi della seconda Crociata, ma non poteva più chiudere gli occhi sul comportamento libero e sensuale della duchessa.

Non ci sono neppure figli maschi che sarebbero serviti alla ragion di Stato.

Luigi con un compromesso, che spesso verrà utilizzato nel medioevo, fa dichiarare nullo il matrimonio dal Papa con la scusa che lui ed Eleonora sono lontani cugini.

E' il marzo del 1152: Eleonora è ancora bellissima ed ha appena compiuto trent'anni.

Essendo sempre stata l'Aquitania indipendente dal regno di Francia, tutti i dominii che Eleonora aveva portato in dote escono dall'orbita amministrativa di Luigi. Eleonora è libera e di nuovo una delle donne più corteggiate d'Europa.

Per poco:ha già messo gli occhi sul re più appetibile, da tutti i punti di vista, del momento: Enrico Plantageneto, undici anni meno di lei, bellissimo, come tutti i plantageneti e sufficientemente folle per farla innamorare davvero.

E quello, per Enrico, fu vero amore: violento, passionale, distruttivo e duro fino alla fine dei giorni di entrambi, nonostante i figli, le vendette , le guerre ed i morti che seminarono sul loro cammino.

Lui è sensuale, ambizioso, privo di scrupoli; lei ancora stupenda con quel corpo agile ed i lunghi capelli rossi, è passionale e come sempre infedele.

Passeranno la vita ad amarsi e ad odiarsi, rendendosi la vita impossibile.

Con Enrico partorirà quattro maschi: ed i suoi figli entreranno nella leggenda, Riccardo Cuor Di Leone, il prediletto e Giovanni senza terra,il cadetto.

Eleonora ama i suoi figli come mai ha amato gli uomini, però li considera cose sue, prive di volontà e cercherà di usarli per le sue vendette trasversali, ma non troppo, verso il Plantageneto.

Eleonora è una tigre indomita ed Enrico, al di là della passione, lo capisce ben presto: lei è regina d'Inghilterra, ma lui non sarà mai duca di Aquitania perché la terra della duchessa ha sempre mantenuto la sua indipendenza, riconoscendo solo l'autorità di Eleonora.

La fa imprigionare, la isola, tentando di limitarne l'influenza, ma ne rimarrà sempre affascinato ed anche innamorato: non la ripudia, né la fa uccidere (cosa per altro comune all'epoca) ed infatti Eleonora gli sopravviverà.

Diventa reggente per l'amato Riccardo, impegnato in una Crociata, lo riscatta dalla prigionia ed arriva a combattere per lui con l'altro figlio : Giovanni.

Nell'immaginario collettivo è Robin Hood che si batte per conservare il trono al Cuor di Leone, ma in realtà fu Eleonora a salvargli testa e regno.

E quando Riccardo muore è però pronta ad appoggiare Giovanni, forte ed indomita come sempre.

Anche la morte non la sceglie: è lei a sceglierla.

Si ritira in convento (lei in convento!) e si lascia morire, con dignità e forza, così come era vissuta: è lei, ancora una volta, a decidere e non si fa abbandonare nell'oblio dal mondo, ma abbandona il mondo, da protagonista, come sempre.

Susanna Franceschi

venerdì 15 gennaio 2010


Eleonora D'Aquitania:la donna che si fece regina due volte
Prima parte


 


 

E' fredda la cella dell'abazia di Fontevrault.

Il camino acceso non riesce a temperare l'angusta stanza monacale.

Eleonora sgrana il rosario,muta,con un gesto rituale,antico che l'aiuta nel ricordo.

Dal velo escono, vezzosi, due riccioli rossi: è ancora bella la regina e non tutti i suoi capelli, una volta mitici, sono imbiancati dall'età.

Ha 82 anni e non ha più voglia di vivere, troppo dolore ha accompagnato lo scorrere dei suoi giorni, negli ultimi anni.

Ma è stata bella, sfrontata, sensuale ed anche felice Eleonora: è stata forse la donna più amata ed ammirata del suo secolo.

Dalla piccola finestra chiusa da grate, intravede il paesaggio invernale della valle di Fontevrault ed i ricordi scorrono davanti agli occhi in tutta la loro chiarezza: ora è la monaca Eloinar, ma una volta fu regina,anzi regina due volte.

Nasce in Aquitania e già nascere in quel ducato fu predestinazione: l'Aquitania allora era come la Londra dei nostri giorni oppure New York Manahattam: una corte allegra,vivace, fatta di feste, di caccie, di trovatori, di molto amor cortese o meno, platonico e carnale.

E' figlia illegittima di Guglielmo il Tolosano e della sua bellissima amante, Aenor di Chatellarant, è bella come la madre e spregiudicata come il padre.

La chiamano Alienor che, in lingua D'Oc, significa l'estranea per sottolineare la sua illegittimità.

Ma il fatto di essere la bastarda del duca non influenzò per niente il percorso della sua vita.

Amatissima da tutti fin dalla sua nascita anche grazie al suo carattere espansivo e vivace, alla morte del padre fu adottata ufficialmente dal nonno. Il vecchio duca ebbe per tutta la vita una vera e propria adorazione per la nipote.

La ribattezzò Elenoir in lingua D'Oil e la allevò alla sua corte, considerandola da subito la propria erede.

Il duca intravvede in quella splendida giovinetta, alta, flessuosa, dai lunghi capelli rossi, le doti di un condottiero: e non si sbaglia.

Elenoir studia, e molto per una donna del medioevo :studia latino,che parla e scrive come un vescovo, studia matematica e astronomia, studia letteratura e musica.

Impara a cavalcare, e lo farà bene come un uomo per tutta la vita, tanto che questa dote incanterà il secondo marito, Enrico Plantageneto, caccia e tira con l'arco.

Ma soprattutto seduce tutti gli uomini che incontra, in maniera assolutamente spregiudicata, oggi diremmo in forma "seriale".

A otto anni è diventata, alla morte del fratello Guglielmo l'Ardito, erede ufficiale dell'Aquitania.

Ha 15 anni quando la danno in sposa a Luigi, delfino di Francia: è un matrimonio combinato da due potenti dinastie, ma da subito tra i due scoppia una furente passione fisica ed un'unione intellettuale.

Qualche giorno dopo il fastoso matrimonio, il re di Francia muore ed il delfino diviene re . Eleonora, a 15 anni, è regina di Francia.

Ma è lei la più potente a livello politico: a quei tempi il regno di Francia si limitava ad un veramente esiguo territorio intorno a Parigi, mentre la sposa portava in dote un dominio enorme: Guyenna, Guascogna, Poitou, la Marche, Limousin, Angoumois e tanti altri immensi territori.

In poche parole è lei che comanda ed è lei che gestisce il potere, anche perché il nonno ha preteso con l'atto di matrimonio la non annessione alla Francia dei territori dell'Aquitania.

Il giovane re è follemente innamorato, ma non sa soddisfare l'impetuosa e trasgressiva ragazza: ella proviene dalla genia del nonno: Guglielmo il Trovatore, autore di poemi cavallereschi che avevano cantato le doti e l'amore delle più belle donne di quei tempi in un linguaggio assai spregiudicato.

Dal suo arrivo a Parigi la sposa è già delusa e poiché è spregiudicata, ma possiede anche le redini politiche ed economiche della coppia, comincia a guardarsi intorno ed ad avere, com'era nel suo stile, avventure amorose.

mercoledì 13 gennaio 2010