domenica 3 gennaio 2010


BENVEGNUDA

LA SAGAE


 

Ancora controversa,tra gli storici,l'etimologia della parola strega.In linea di principio dovrebbe derivare dal latino strix(plurale striges)che sta ad indicare una donna fattucchiera capace di trasformarsi in uccello notturno ,solitamente barbagianni(in Italia del nord) e volare.

Secondo altri che si indirizzano sulle tesi di alcuni grandi Inquisitori spagnoli,deriverebbe dal fiume Stige.

Diversa è anche la denominazione delle streghe a seconda della collocazione geografica.

In Italia si parla di "lamie"(da Lamia ,amante del libertino Giove,che era capace di trasformarsi a piacimento),o di "masche",termine usato soprattutto in Piemonte e in Val Padana e che sta a indicare donna che è qualcosa che non appare.

In Liguria le streghe vengono dette "baggiune".

In alcune vallate della Valle D'Aosta e del Trentino,ma anche in molte zone del sud Italia la definizione è "sagae"(dal latino sagire-sapere).

E' forse questa la denominazione che io ritengo più aderente a connotare socialmente e culturalmente il fenomeno della stregoneria.Ho esaminato molte storie di streghe in Italia ,non di tutte le informazioni sono sufficienti:spesso si risale a qualcosa della loro vita dagli atti processuali della Santa Inquisizione,ma una cosa accumuna un numero impressionante di streghe arse sul rogo:erano donne che "sapevano"medichesse o guaritrici,in buona percentuale levatrici.

Donne che avevano accesso al sapere terapeutico delle erbe e che talvolta conoscevano l'arte di incidere o amputare.

E' inevitabile che in una cultura maschilista ed improntata al necessario controllo delle donne e alla loro emarginazione ,donne che sapevano e che quindi potevano esercitare una forma di potere erano pericolose.

Erano più che pericolose,erano fuori dagli schemi e da quelle regole che la Chiesa Romana aveva assunto come dogmi per incutere timore e dominare le coscienze in forma pressoché assoluta.

Parlo della situazione dell'Europa continentale e dei paesi a matrice cattolico-romana poiché in altra sede abbiamo esaminato quanto fu diverso ,nel nord Europa il ruolo della Wicca.

Uno dei casi più eclatanti e vergognosi di questa persecuzione è stato il caso di Benvegnuda.

Benvegnuda nasce a Nave,in provincia di Brescia,in Valcamonica,nella seconda metà del 1440.

L'esatto anno di nascita non è conosciuto.

Sin da bambina Benvegnuda è detta Pincinella perché assai minuta e piccola di statura.

Era però assai bellina e soprattutto sveglia ed intelligente.

Figlia di pastori comincia da subito ,appena riesce a tenere un bastone in mano,a portare le pecore ai pascoli.

Ma si annoia a stare tutto il giorno ad osservare le bestie che brucano.

Inizia a raccogliere erbe ,ad assaggiarle,a studiarle,e poi,una volta a casa e riportato il gregge,va dalla medichessa del paese a farsi insegnare l'uso di ciascun erba o di ciascun germoglio.

E impara,presto e bene.

Comincia a usare le sue conoscenze sulle erbe rispondendo alle richieste dei compaesani per piccoli e grossi malanni e la sua fama di brava medichessa si estende a tutta la vallata.

Non porterà più le pecore al pascolo,ma si dedicherà a tempo pieno al suo nuovo lavoro e ci si dedicherà con impegno,passione e dedizione.

Tanta fama,ma forse soprattutto tanta perizia medica non passano inosservate all'Inquisizione che in quel periodo è molto attiva in tutta la

zona del bresciano.

Pincinella viene arrestata,senza delazione,su ordine del grande Inquisitore in persona.

Al processo sfilano moltissimi testimoni convocati dagli inquirenti,nessuno,naturalmente si poteva nemmeno sognare di rifiutare la testimonianza,ma dagli atti rimasti ci si presenta una situazione nuova,per i tempi e significativa:la Pincinella non ha testimoni contro.

Tutti coloro che sono convocati parlano benissimo di lei,della sua umanità e gentilezza e della sua grande perizia.

Donna Pasquina è una delle testimoni più importanti e le sue parole accuratamente trascritte si possono leggere negli atti.

Pasquina parla e descrive di numerosi infermi curati e guariti da Pincinella.

Sua madre stessa aveva ricevuto le cure della medichessa e si era rimessa"da un dolor del corpo"in breve tempo.

Una compaesana aveva ricevuto sollievo dai disturbi "di età avanzata"(menopausa)bevendo ogni sera tisana di menta piperita e lavanda,dopo di che il suo corpo "non era più stato bruciato da fiamme".

Donna Pasquina dice anche qual'era il metodo con il quale la Pincinella era in grado di individuare il disturbo di cui soffriva l'infermo:

"metteva o stringa o laccio al braccio dell'infermo e guardando la stringa diceva della malattia".

Il processo dura poco e Pincinella non viene neppure sottoposta a tortura perché confessi.

Sono proprio le testimonianze di guarigioni e buone cure a fornire,paradossalmente,il motivo della condanna:Pincinella è una Sagae,

una strige delle più pericolose .

Il rogo viene preparato a Brescia,perché in molti possano assistere alla punizione che la Santa Inquisizione dà alle sagae.

Benvegnuda,detta la Pincinella,muore bruciata in Piazza della Loggia nel 1518


 

S.F


 

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