sabato 5 marzo 2011




TUATHA DE DANANN 1 Parte


Divinità celtiche provenienti dallo spazio, capaci di provocare tempeste ed eclissi, ridavano la vita o uccidevano a distanza. Eppure, nei confronti dell’uomo si mostrarono sempre amichevoli e protettive.



Nei tempi in cui viviamo è difficile - se non impossibile - vedere i mondi che ci circondano, le "altre dimensioni" che ci ruotano attorno. Siamo soffocati, accecati da un fumo venefico di fabbriche, denaro, interessi e scetticismo. Ma quando arriva Novembre, girando in un sottobosco, tra la foschia mattutina e i suoni di centinaia di animali invisibili, talvolta ci riesce di intravedere qualcosa. Certo, non tutti: solo alcuni, dotati forse di una maggiore sensibilità, o magari a causa di vite passate tra incantesimi ed eroi. Usando il terzo occhio, o solo aprendo il cuore e lasciando andare le proprie energie interiori, ecco che il mondo che ci circonda si anima di esseri più o meno umani, incantati, mitici, protagonisti di storie antichissime. Abbiamo già visto come alcuni popoli - quali i Nativi Americani - ricordino come i loro antenati provenissero da stelle lontane e si fossero stabiliti sulla Terra attirati dalla sua bellezza e dalla sua purezza. La stessa cosa vale per i discendenti dei Celti, ma la situazione è molto più complicata, perché i Celti non possedevano una tradizione scritta, per non lasciare nelle mani dei nemici i loro segreti e perché in seguito la chiesa ha fatto di tutto per cancellare ogni traccia di paganesimo, tramite inquisizione prima e indottrinamento poi, impedendo alla maggior parte delle popolazioni del nord Europa di tramandare correttamente la storia delle loro origini. Malgrado tutto, gli albori della storia celtica - sia essa irlandese, scozzese o gallese - ci sono parzialmente noti grazie ai miti tramandati oralmente e alle ballate più antiche, sfuggiti alle purghe cattoliche. Narrano le origini di una popolazione forte, eroica, coraggiosa, ribelle e a tutt’oggi indomabile, ricca di riferimenti a lontani pianeti e ad esseri ultraterreni.

ARRIVARONO DAL CIELO AVVOLTI NELLA NEBBIA
I protagonisti principali delle leggende sono i mitici Tuatha De Danann. Come per i Nativi Americani, le parole usate dai Celti per raccontare la storia dei loro antenati sono precise e difficilmente fraintendibili:
"I Tuatha De Danann arrivarono in Irlanda dal cielo avvolti in una nebbia. Vennero in Eire, esseri brillanti di luce, in nubi di fumo e lampi. Venivano dalle stelle gli Dei d’Irlanda". Dalle stelle... in nubi di fumo. La stessa rappresentazione è descritta spesso nella Bibbia: "E il Signore si presentò a loro di giorno in una colonna di nube, per mostrar loro la via"; "E il Signore disse a Mosè, ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube"; e ancora: "Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace"; e nel capitolo 24, versi 15-18, si legge: "E Mosè salì sul monte e la nube coprì il monte. La Gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni." Entrambe le storie parlano di nubi, fumo e lampi. Un po’ troppo per una semplice coincidenza! Le narrazioni dei Celti continuano: "Al tempo del loro arrivo, l’Eire (Irlanda) era abitato da una razza conosciuta come Fir Bolgs". I Tuatha De Danann raggiunsero le coste avvolte dalle nebbie per nascondersi (mediante un dispositivo di occultamento?) ai Fir Bolgs. Secondo il Lebor Gabala, il "Libro delle Invasioni", la razza divina creò un’eclisse che durò tre giorni, e la Morrigan (deità principale, di cui parleremo in seguito) oltre alle nebbie creò delle tempeste che si scaricarono sui Fir Bolgs, sino a costringerli a cercarsi un nascondiglio. I poteri miracolosi estrinsecati dai Tuatha De Danann sembrano caratteristici di una civiltà stellare.
Quando le due parti si incontrarono, dopo un iniziale periodo di tregua, si accese una battaglia sanguinosa in cui i Fir Bolgs ebbero la peggio e così i Tuatha acquisirono il controllo del territorio irlandese. La tradizione vuole che i Tuatha De Danann giunsero in Irlanda il 1° Maggio (a Beltaine, celebrazione ancora oggi importante presso i pagani che seguono le antiche tradizioni celtiche) portando seco i tesori delle loro patrie native: dal regno di Findias la spada di Nuada, che non mancava mai la vittima; da Gorias la lancia di Lugh, che rendeva invincibile in battaglia chi la impugnava; da Murias il calderone di Dagda, capace di sfamare un numero illimitato di persone senza svuotarsi mai; e da Falias la Pietra del Destino, che emetteva un grido se veniva percossa dal giusto re. Lugh, Dagda e Nuada sono i nomi di tre degli dei della gente della Dea Danu, altro nome con cui ci si riferisce ai Tuatha. La radice del nome Tuatha significa anche "Nord". Nei miti celtici irlandesi il Nord è considerato la fonte di tutti i poteri. I Tuatha De Danann vengono dal Nord: qui hanno studiato tutte le loro potenti arti magiche. Le deità celtiche avevano una natura tribale ed ogni tribù prendeva nome dal Dio o dalla Dea che adorava. Perciò, i Tuatha De Danann erano i figli della dea Danu.

DAGDA, IL "PADRE DI TUTTI"
I personaggi che compongono il pantheon celtico non sono figure astratte, ma persone con caratteristiche e storie ben precise: di Dagda si dice che sia stato il più grande dei De Danann, signore della conoscenza e Sole di tutte le Scienze. Fu un regnante grande e generoso per 80 anni, chiamato anche Eochaid Ollathair, il Padre di Tutti, potente e pieno di talenti. Possedeva una mazza a doppia terminazione: con un capo poteva uccidere nove uomini in un colpo solo, mentre con l’altro poteva riportarli in vita. Sua figlia Brigit fu donna di saggezza e patrona della poesia. Nuada fu un altro sovrano, che regnò giustamente e con coraggio fino alla prima battaglia di Mag Tured, nella quale perse un braccio e Diancecht, medico dei Tuatha gliene fece uno di metallo prezioso, che valse al sovrano il nome di Nuada braccio d’argento. Tecnologia stranamente bionica e high-tech per una popolazione considerata barbara. D’altra parte, Diancecht era un dottore davvero speciale: guardiano di una fonte della salute insieme a sua figlia Airmed, era in grado di ridare la vita a tutti i guerrieri uccisi immergendoli totalmente nella fonte, causando gravi "problemi" e panico ai nemici che incontravano di nuovo in battaglia i guerrieri uccisi a fatica il giorno prima. Se però i guerrieri erano stati decapitati, allora la "resurrezione" diveniva impossibile. Altro che Highlander! Tecnologia aliena? Difficile non pensarci, anche perché, insieme a tutti gli artefatti che abbiamo nominato fino ad ora, possiamo aggiungere il mezzo di trasporto di un altro dio, Manannan MacLyr. Egli non era esattamente un membro dei Tuatha De Danann, ma piuttosto un dio del mare dal carattere nomade. Girava in mezzo al popolo con vesti dimesse, aiutandoli nelle loro imprese. Poteva mutare forma a piacimento. Era un dio molto potente e possedeva una nave magica che "viaggiava senza vele ed era guidata dal pensiero". E le astronavi aliene - secondo diverse fonti, incluso il Colonnello Corso - non hanno bisogno di comandi manuali per essere pilotate, in quanto vengono dirette tramite impulsi mentali. Giganteschi erano i cavalieri dei De Danann, ma con il passare del tempo e con l’opera di dissuasione della cristianità, persero importanza e dimensione. Erano grandi maestri di magia e si dice che fossero venuti dalle stelle per insegnare ai figli della Terra l’amore e l’armonia. Erano il popolo magico e i suoi grandi guerrieri servivano l’Ard Righ, o Grande Re, il cui palazzo era a Tara.

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