martedì 22 marzo 2011


Donne scandalose: Marie Duplessis (1824-1847), la vera storia de "La Signora delle Camelie”


“Qualcuno potrebbe credere che Marie fosse Giovanna d’Arco, qualcun altro un’eroina nazionale, così profonda era la tristezza generale”, lo scrisse Dickens dopo essersi trovato tra la folla che partecipò all’asta degli ambiti beni venduti per risarcire i numerosi creditori. Marie Duplessis, pseudomino di Rose Alphonsine Plessis, è stata una famosa cortigiana francese, amante di molti uomini di spicco e facoltosi, e musa ispiratrice per la Margherite Gautier del giovane Alexandre Dumas, anch’egli tra le vittime dell’affascinante “Signora delle Camelie”.

La vita di questa donna ha ispirato numerose opere letterarie, teatrali e cinematografiche, e tra le più famose, oltre al romanzo di Dumas, la celeberrima opera lirica di Giuseppe Verdi “La Traviata”. Ed è così che attraverso questi due capolavori, la vita breve ma intensa di Marie Duplessis viene consegnata all’eternità.

Nata in Normandia in una famiglia estremamente povera. Sua nonna paterna era una prostituta e suo nonno un sacerdote. Suo padre, proprietario di un negozio di tessuti, era un alcolizzato e violento. Al contrario, la mamma, Marie-Louise Deshayes, proveniva da una famiglia rispettabile. Ben presto il matrimonio finisce e Rose - appena adolescente- inizia a lavorare prima come cameriera in un albergo, poi in una fabbrica di ombrelli a Gacé, sempre nelle vicinanze del paese d’origine. Successivamente si trasferisce a Parigi in cerca di fortuna, dove continua a mantenersi con lavori umili. Divenuta l’amante di un commerciante, inizia un percorso che la porterà a diventare, a soli sedici anni, una protagonista della vita mondana della Parigi di metà ‘800. Bellissima donna, longilinea e piccolina di statura, carnagione chiara, occhi ipnotizzanti e sorriso ammaliante. Seduttrice naturale, spontanea, temperamento passionale e intrigante. Dotata di una notevole intelligenza, si dedica alla lettura, impara a suonare discretamente il piano e riesce a formarsi una vasta cultura da autodidatta, il tutto con ritmi rapidissimi.

Uno dopo l’altro cadono ai suoi piedi, rapiti dalla sua particolare bellezza, freschezza, vivacità e soprattutto spirito, uomini di spicco dell’epoca. E’ in questo momento che Rose Alphonsine cambia nome assumendo quello più aristocratico di Marie Duplessis. Omnipresente nei salotti più chiacchierati della Parigi di inizio ‘900, destò scandalo la sua relazione con Agénor Gramont, duca di Guiche, rampollo di una nobile famiglia destinato a diventare uomo di primo piano nella Francia di Napoleone III. La liaison provocò talmente tanti pettegolezzi che la famiglia intervenne allontanando il delfino dalla capitale. La situazione era stata resa insostenibile a causa del comportamento di Agénor che voleva al suo fianco Marie in ogni apparizione pubblica, ed è proprio questo abbandono che la ferisce e umilia.

Ma il duca non era il solo a frequentare la Duplessis, anzi, contemporaneamente erano sette gli amanti che si contendevano le gioie del letto. Finalmente nel 1844, all’età di 20 anni, Marie consacra il passaggio dal demi-monde alla ricchezza. Casa regale, rarità, arazzi, libri, mobili, gioielli, argenterie, un intero guardaroba con capi lussuosi, carrozza e cavalli. Amanti e conoscenze privilegiate. Si annoverano tra gli spasimanti, il conte Edoardo de Perregaux, il conte svedese von Stackelberg, l’ambasciatore russo a Vienna dell’epoca, e in particolare il compositore Franz Liszt, che tenterà di far dimenticare la relazione con Dumas, troncata improvvisamente da una lettera in cui lo scrittore prende le distanze più che dalla donna “Dal dolore che una vicenda così coinvolgente non poteva non provocare”.

Dopo Liszt, Marie sposa il conte de Perrégaux nel 1846, ma l’unione finisce ancor prima di iniziare. Così rientra a Parigi e, imperterrita, continua la sua vita a perdere in tumulti e disordini, preludio di una malattia inesorabile impossibile da esorcizzare. Quando la sua esistenza inizia a scivolarle via dalle mani, Marie si ritira in privato e il 3 febbraio 1847 muore di tisi. Alla sua morte erano presenti solo due dei suoi infiniti amanti, il conte von Stackelberg e il marito fuggiasco conte De Perrégaux. Ai suoi funerali ci fu un’enorme partecipazione di folla, e la vendita all’asta di tutti i suoi beni disposta per risarcire i creditori, vedrà i partecipanti strapparsi di mano ogni singolo oggetto.

La “Signora delle Camelie”, chiamata così perché tutti i giorni aveva in mano un mazzo di camelie bianche tranne cinque giorni al mese che le aveva rosse, riposa in una piccola tomba del cimitero parigino di Montmartre, lo stesso in cui si trova Dumas, ed è tuttora meta di pellegrinaggio in cui la figura di Marie è divenuta un’eterna icona romantica.

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