giovedì 26 maggio 2011


Nascita del manicomio

La fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX hanno visto il compimento del grandissimo movimento di riforma conclusosi con la nascita dell’asilo moderno o manicomio, la conclusione di questo enorme cambiamento ha visto come protagonisti Tuke e Pinel.

Tuke è un quacchero, un socio di una di quelle innumerevoli "Società di Amici" sviluppatesi in Inghilterra alla fine del XVII secolo. Essi organizzano gruppi di assicurazione e società di soccorso, chiamate "ritiri" in cui si inserisce il malato in una dialettica semplice della natura e lo si mantiene nel mito della famiglia patriarcale. Essi vogliono essere una grande comunità nella quale i malati saranno i bambini della famiglia nella sua idealità primitiva; nel ritiro il gruppo umano è ricondotto alle sue forme originarie e più semplici, si tratta di riportare l’uomo ai rapporti sociali elementari e assolutamente conformi all’origine e questo grazie anche alla religione. Tuke e gli altri ricostruiscono in modo artificiale intorno alla follia un simulacro di famiglia.

Pinel vuole abolire le forme immaginarie della religione, non il suo contenuto morale; in essa infatti c’è, una volta decantata, un potere di combattere l’alienazione il quale dissipa le immagini, calma le passioni e restituisce l’uomo a ciò che vi è in lui di immediato e di essenziale: essa può avvicinarlo alla sua verità morale. L’asilo deve riprendere il compito morale della religione, al di fuori del suo contesto fantastico, esclusivamente sul piano della virtù, del lavoro e della vita; esso è dominio religioso senza religione e dominio della moralità pura.

L’asilo di Pinel è organizzato in tre modi principali:

IL SILENZIO. Prigioniero soltanto di se stesso, il malato è coinvolto in un rapporto colpevole con se stesso: la colpevolezza è spostata verso l’interno. L’assenza di linguaggio quindi ha per correlativo l’emergere della confessione.

IL RICONOSCIMENTO NELLO SPECCHIO. La follia vedrà se stessa e sarà vista da se stessa: sarà, contemporaneamente, puro oggetto e soggetto assoluto.

IL GIUDIZIO PERPETUO. La follia viene anche continuamente giudicata dall’esterno da una sorta di tribunale invisibile; il malato deve essere perfettamente consapevole di tutto questo, il legame tra colpa e punizione deve essere evidente.

Al silenzio, al riconoscimento nello specchio e al giudizio perpetuo si aggiunge una quarta struttura fondamentale: il personaggio medico. Fra tutte esso è senza dubbio l’elemento più importante perché guiderà infine tutta l’esperienza moderna della follia e diverrà la figura essenziale dell’asilo. L’homo medicus acquisterà autorità come sapiente e come saggio; sarà colui che delimiterà, conoscerà e dominerà la follia.

L’opera di Tuke e Pinel, così diverse nello spirito e nei valori, si incontrano proprio in questa trasformazione del personaggio medico.

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