sabato 2 ottobre 2010
Mohandas karamchard Ghandi nasce a Portandbandar in India nel 1869 da una agiata famiglia di commercianti.
La sua è una famiglia gi insta appartenente alla comunità Modh.
Il significato del nome Ghandi è infatti “droghiere” e la casta Modh era ed è una casta di ricchi commercianti.
Mohandas fin da piccolo manifesta un indole decisa e forte: i suoi valori principali sono,fin dall’adolescenza la libertà individuale ed il rispetto di questa.
E per tutta la sua vita il valore del rispetto della vita e della sua libertà ed autonomia sarà prioritario.
Intendo poco parlare della biografia di Ghandi
facilmente riscontrabile in ogni accreditata biografia, quanto soffermarmi sulle sue idee e sul suo stile di vita che hanno strutturato un pensiero e una filosofia.
Pochi ed essenziali accenni, dunque, e solo per inquadrare e definire un percorso, quello di un uomo che sconvolse, come solo gli eletti sanno e possono fare, la storia di un secolo.
Come molti giovani e ricchi indiani Ghandi si reca a Londra, la capitale dell’impero a completare i suoi studi.
Diventa avvocato, anche se per tutto il periodo della permanenza in Inghilterra viene dichiarato fuori-casta.
Era d’altra parte nei costumi indiani di allora: non si potevano certo applicare in Inghilterra i precetti religiosi induisti, per cui si veniva momentaneamente dichiarati fuori-casta per poi venire riammessi una volta rientrati in patria.
È in Inghilterra che Mohandas si laurea in legge e a 24 anni, giovane avvocato modh si reca in Sudafrica dove la comunità indiana presenta problemi di integrazione.
Deve rimanere in sud africa un mese, ma il suo impegno per la comunità indiana e il suo carisma personale è tanto che finirà per rimanere venti anni.
È in Sudafrica che Mohandas struttura il suo pensiero libertario e pacifista.
Il Satyagraha letteralmente: fermezza nella verità, è il credo di vita che Ghandi elabora spiritualmente nella sua permanenza in Sudafrica: prima cerca una qualsiasi forma di collaborazione con il regime inglese, poi il distacco è totale.
Migliaia di persone mettono in atto le regole del Satyagraha e in poco tempo le prigioni inglesi sono piene di seguaci del Ghandi.
Il futuro Mahatma, dopo anche un arresto, torna in India nel 1915, gennaio.
Lo scontento in India è ormai ad un punto estremo e l’arroganza degli occupanti inglesi non fa nulla per stemperare i toni.
È il tempo del Satyagraha e del suo maestro .
La storia della resistenza indiana sotto la guida del maestro è talmente nota che non ritengo utile riproporla.
Voglio invece parlare del suo pensiero rivoluzionario e della universalità dei suoi principi.
Il Mahatma, colui che è caro a dio, predica innanzi tutto la non violenza ed il suo pensiero si incunea nelle dottrine di perlomeno tre religioni: l’induista, la buddista e la religione cattolica.
Il pensiero del Mahatma è talmente vicino a quello del Cristo dei vangeli da lasciare per lo meno stupiti:
povertà, verità e non violenza, ricerca di verità al di là dell’ideologia, ahimsa: amore per il prossimo tuo, non violenza come strada per il progresso, rispetto per qualsiasi forma di vita.
È in questa strada che il Mahatma cessa di essere un indiano ribelle e diventa voce di una umanità dolorante.
E la vittoria politica e strategica contro l’occupazione inglese diviene marginale e secondaria nei confronti di un pensiero che oggi più che mai è attuale.
Il Mahatma, colui che è stato vicino a Dio, muore a Delhi il 30 gennaio 1948, durante la sua preghiera, ucciso da un estremista indù.
È vecchio e ormai solo ma la Satya, la forza della verità, sopravvivrà al suo corpo mortale.
Qualche citazione
Spesso l'uomo diventa quello che crede di essere.
Perché cambiare il mondo quando possiamo cambiare noi stessi?
Solamente chi e' forte e' capace di perdonare. Il debole non sa ne perdonare ne punire.
L'uomo è l'immagine dei suoi pensieri.
Bisogna combattere la violenza. Il bene che pare derivarne e' solo apparente; il male che ne deriva rimane per sempre.
Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori. E' bene che una volta ogni tanto si brucino le dita.
Gli uomini che aspirano ad essere liberi difficilmente possono pensare di rendere schiavi gli altri. Se cercano di farlo, non fanno che rendere più strette anche le proprie catene di schiavitù.
Non c'è occasione in cui le donne debbano considerarsi subordinate o inferiori agli uomini. Le lingue proclamano che la donna è metà dell'uomo e, a parità di ragionamento, l'uomo e' la metà della donna. Essi non sono due entità separate, ma metà di una sola cosa. La lingua inglese va oltre e chiama le donne la metà migliore dell'uomo.
Un fedele della Verità non dovrebbe fare nulla per rispetto delle convinzioni. Deve essere sempre pronto a correggersi e ogni qualvolta scopra di essere nel torto deve confessarlo, costi quel che costi, ed espiare.
Un oggetto, anche se non ottenuto con il furto, e' tuttavia come rubato se non se ne ha bisogno.
Nulla consuma il corpo quanto l'ansia e chi ha fede in Dio dovrebbe vergognarsi di essere preoccupato per qualsivoglia cosa.
Non vale la pena avere la libertà se questo non implica avere la libertà di sbagliare.
Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne e' nessuna per cui sarei disposto ad uccidere.
La forza non deriva dalle capacità fisiche, ma da una volontà indomita.
La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno.
Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre.
Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo. La verità e la non violenza sono antiche come le montagne.
Qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma e' molto importante che tu la faccia.
Susanna Berti Franceschi
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