giovedì 30 settembre 2010


Donne e potere nella società celtica

Nell’antica società celtica l’elite intellettuale era composta da druidi e druidesse dalle svariate conoscenze. La loro formazione durava circa vent’anni e consisteva nella memorizzazione di letteratura, poemi, storia, legge e astronomia.
Spesso si è osservato che le fonti antiche non parlano di donne quali sacerdotesse o veggenti, fonti antiche che sono per lo più osservatori romani che paiono non far caso al ruolo delle donne celtiche nel potere tranne che nel caso di Tacito che finalmente nel I° secolo asserisce “i celti non fanno distinzione tra ruoli maschili e femminili”.
Successivamente la leggenda ha mistificato molti dei ruoli femminili nella società celtica antica dando loro poteri mistici e stili di vita talmente straordinari da risultare alla fine troppo eccessivi per essere veri.
Il risultato è che è molto difficile per noi oggi sapere se veramente queste donne avessero del potere o se fossero almeno druidesse.
Donne come Boudica, Onomaris e altre donne di ruolo importante ma senza nome le cui tombe sono state trovate a Vix e Reinham mostrano che la donna celtica poteva avere anche più potere dell’uomo anche se le prove rimangono difficili da decifrare.
E’ comunque accertato che il ruolo della donna era nettamente diverso da quello riservatole, nelle stesse epoche, da altre società. Ricoprivano qualsiasi ruolo, pare che donne-guerriero furono presenti tra i Celti fino al IX secolo poi furono bandite per legge, ma in alcune sepolture sono state trovate armi e armature; inoltre secondo la leggenda a istruire nelle armi Cu Chulainn fu una donna: Scathacht.

La donna poteva ereditare, quindi se aveva possedimenti maggiori del marito diventava automaticamente capo famiglia. Poteva anche avere figli da uomini diversi senza alcun problema dato che la successione era matrilineare.
Oltre all’esempio famosissimo di Boudicca, Plutarco nel “De mulierum virtute” cita altre due donne estremamente combattive: Chiomara e Camma.

Storia di Chiomara regina-guerriera
La regina Chiomara, moglie di Ortagion della tribù degli Tolistoboii è raccontata anche dallo storico Polibio il quale ci dice che la sua tribù era alleata dei galati contro lo strapotere di Roma nel periodo del 189 a. C. circa.
Chiomara durante un combattimentimento venne catturata dai romani e successivamente rapita da un centurione il quale chiese un riscatto a Ortagion, avendo scoperto il rango elevato della donna.
Lo scambio si svolse sulla riva di un fiume, ma mentre il centurione si abbassava per prendere l’oro Chiomara lo decapitò e donò la testa al marito sostenendo che fosse una buona cosa che fosse in vita un solo uomo in intimità con lei. Polibio sostiene di aver avuto una conversazione con lei a Sardis e ne sottolinea il buon senso e l’intelligenza.

Camma bella e virtuosa
Sempre Plutarco ci narra la storia di questa giovane; Camma era la giovane moglie di Sinatos, tetrarca della Galazia, famosa per la sua bellezza e la sua virtù, amava molto il marito e si dedicava completamente a lui. La sua bontà e la sua dolcezza la resero famosa e amata. Ciò che la rendeva ancor più famosa era il fatto che fosse una sacerdotessa di Artemide, divinità molto rispettata e venerata dai galati. Synoirx, lontano parente di Sinatos e tetrarca lui stesso, la vide e se ne invaghì e per poterla avere senza violenza pensò di ucciderle il marito. Senza lasciar passare troppo tempo chiese la mano di Camma che però si chiuse nel tempio a pregare e a pensare a come vendicarsi. Dopo molto tempo, molte preghiere e molte pressioni da parte di parenti e amici, Camma acconsentì a sposare Synorix.
Lo fece chiamare per dichiararsi davanti alla Dea, lo accolse gentilmente e lo accompagnò all’altare dove li attendeva una coppa di idromele per suggellare l’unione; l’idromele però era avvelenato, preparato da lei stessa.
Camma ne bevve una lunga sorsata e invitò Synorix a fare lo stesso e dopo che lui ebbe bevuto scoppiò in una risata isterica e si prostrò davanti alla Dea: “Mi sei testimone, è per vedere questo giorno che sono sopravvissuta alla morte di Sinatos, senza trovare nella vita nulla di buono che non fosse la vendetta. Ora che l’ho avuta, torno dal mio sposo.
Per te, più esecrabile degli uomini invece che il talamo nuziale si preparerà la tomba”.

Altre donne sono passate attraverso i filtri censori dei narratori, ma per lo più relegate nel mito come Fedelma druidessa e consigliera della regina Medb della corte di Connacht, la quale le predisse la vittoria su Cu Chulainn e le confermò i poteri di Scathach colei che aveva addestrato Cu Chulainn alle armi.


L’introduzione della religione cristiana viene indicata dalla professoressa Margaret Minor come la fine dell’egualitarismo della società celtica.
Le donne non poterono più avere alcun ruolo di potere e furono obbligate a “rientrare nei ranghi”
“le donne druido furono ridotte, nelle storie antiche, al rango di figure demoniache simili alle streghe” (Ellis, Celtic women, p.221).

I cimiteri di Lankhills e Winchester contengono resti di donne anziane datati circa 4 sec. d.C.; prima di essere tumulate queste donne venivano decapitate e la testa posta in mezzo alle gambe.

La tomba di Vix
La tomba trovata a Vix in Francia ha scatenato molte discussioni sul ruolo della donna nella società celtica. La tomba è datata tra il VI e il V secolo a.C. e se per alcuni è semplicemente la tomba di una principessa, altri hanno affermato essere una druidessa, è certo comunque, data l’opulenza dei reperti, che in effetti la donna avesse raggiunto alti livelli di autorità all’interno della sua comunità. Molti gioielli d’oro sono stati ritrovati indossati dalla donna e che erano segno, anche per le forze dell’altro mondo, che la persona era di elevato rango sociale. Ed è soprattutto per questa ragione che si potrebbe facilmente sostenere la teoria che fosse anche una druidessa di grande potere, tanto da doverlo esibire anche agli dei in una vita successiva.
Nell’area di Vix successivamente sono stati ritrovati diversi altri tumuli eretti in onore di principesse (es. il tumulo di Sainte-Colombe), tutte riccamente agghindate con importanti gioielli, tanto da far dire al prof. Moscati che in alcuni casi risultano “persino più magnifiche di quelle della maggioranza dei capi guerrieri loro contemporanei” (I Celti – S. Moscati - Bompiani 1991).

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