sabato 4 settembre 2010



 

La perduta civiltà italica dei Megalitici

di Luigi Cozzi
da Archeologia Proibita n.20 di luglio-agosto 2005
Mondo Ignoto SrL

Anche se oggi quasi nessuno lo sa piu', la nostra Italia è stato il centro - o, per lo meno, uno dei centri piu' importanti - delle sculture rupestri di dimensione gigantesca e, di conseguenza, della civiltà remotissima che le ha create.

In un'epoca imprecisata ma certamente enormemente lontana, infatti, la Corsica e la Sardegna (allora collegate i modo da formare un'unica grande isola) nonché la penisola italica (congiunta in quell'epoca con la Sicilia e forse persino con Malta) facevano parte - in quanto colonie - del vasto impero atlantideo, che si estendeva al di là di Gibilterra, e tutte le popolazioni di quei tempi dedicavano molto impegno e molta energia nella realizzazione di enormi sculture applicando canoni artistici che sembrano del tutto simili a quelli che hanno condotto alla creazione della Sfinge in Egitto.

Nel 1956, per esempio, lo studioso Rogers Grosjean della Recherche scientifique di Parigi ha scoperto nel sud ovest della Corsica numerose statue gigantesche la cui bellezza e importanza hanno portato di colpo quell'isola al livello dei principali centri d'arte preistorica europei.

Nella vicina Malta, come spiegato nel volume L'Enciclopedia dei Misteri di Alfredo Castelli (Oscar Mondadori, 1993), scoperti casualmente nel 1902 e nel 1914 ed esplorati dall'archeologo maltese Themistocles Zammit, ci sono poi i templi di Hal Saflieni e di Tarxien (due sobborghi di La Valletta), che sono stati addirittura definiti "i monumenti piu' impressionanti della preistoria europea", anche perché sono cosi' fuori misura - a causa delle loro dimensioni colossali - per la piccola e poco popolosa isola.

Il sito di Hal Saflieni si trova parecchi metri sotto terra: è stato infatti scoperto mentre venivano scavate le fondamenta di un edificio, e l'impresa di costruzioni di guardo' bene dall'annunciare subito il ritrovamento per non subire ritardi nei lavori. Questo complesso preistorico maltese è organizzato su tre piani: camere, tunnel, scalinate, dipinti (tutti in un tipico colore rosso, altra somiglianza con la Sfinge egiziana che in origine era tutta pitturata di rosso) si susseguono armonicamente e convergono verso l'ipogeo, il centro del tempio.

Tarxien è invece situato tutto al livello del suolo, ma riprende lo stile di Hal Saflieni e dimostrazione che i due complessi erano strettamente collegati e appartenevano a un unico culto, quello - lo si appuro' quando venne ritrovata la scultura stilizzata di una donna dai fianchi molto ampi - della Grande Madre. Li', ai luoghi probabilmente riservati alla preghiera, sono poi frammiste molte tombe che, secondo l'ipotesi corrente, sarebbero state all'origine dell'edificazione dei templi: gli antichi maltesi si limitavano dapprima a seppellire i corpi nei sepolcri sotterranei, quindi cominciarono a officiarvi i riti funebri e infine, quando la religione si organizzo' e nacque un vero e proprio culto dei morti, innalzarono grandi santuari come quelli.

Ma chi trasporto' e mise insieme le immense pietre che costituivano lo scheletro di quel complesso? Dapprima si penso' ad architetti cretesi, greci o fenici, ma quando, grazie al metodo del Carbonio 14, si arrivo' a datare quelle strutture al lontanissimo 3500 prima di Cristo, l'ipotesi fu abbandonata. Quegli ipogei, quei labirinti di Malta sono infatti opera di una civiltà sconosciuta scompars misteriosamente senza lasciare altre tracce di se', cosi' come inesplicabilmente aveva fatto la sua apparizione: ed è certamente la stessa civiltà dei grandi ritrovamenti prima citati avvenuti in Corsica.

Pero' molte altre tracce di quella stessa enigmatica e sconosciuta civiltà antica sono presenti nella nostra Italia. Per esempio, in Valle d'Aosta: nella zona di Saint Martin de Corleans ci sono numerose tombe e dolmen, mentre sul San Bernardino è stato rinvenuto un circolo di pietre del diametro di 71 metri. Altri importanti megaliti mediterranei si trovano inoltre in Piemonte sul Monte Musine', ad Apicella in Liguria. A Li Muri, poi, in Sardegna, esite il piu' antico tra i numerosissimi monumenti megalitici presenti in quell'isola, che sembra risalire ad almeno il 2500 a.C. e che è costituito da cinque cerchi che si intersecano attorno a uno spuntone roccioso.

Secondo il volume Archeoastronomia Italiana di Giuliano Romano, ci sono inoltre parecchie enormi "stazioni astronomiche" neolitiche nel Triveneto, in Alto Adige sui colli Joben e San Pietro, a Castello di Godeco e a Oderzo (presso Treviso), a Veronella Alta e a Mel vicino Belluno.

Ma non è tutto. Le scoperte piu' clamorose in questo campo sono state infatti compiute durante tutta la prima meta' del '900 da Costanzo Cattoi, un ricercatore appassionato cha ha individuato, fotografato e studiato miriadi di grandi monumenti scolpiti nelle montagne italiane, simboli e messaggi titanici lasciati da remote e sconosciute generazioni.

Qualcuno dei piu' eclatanti tra questi altri ritrovamenti avvenuti nel nostro Paese? Ma per esempio si possono citare le numerosissime sculture rupestri d'Ansedonia, scoperte nel 1954; la sfinge di Erice, presso Trapani (posta a guardia di una tomba), scoperta nel 1955; Giano bifronte di Pisco Montano, a Terracina, gia' scoperto da Evelino Leonardi nel 1926 ma fotografato per la prima volta proprio da Cattoi...

"Memphis egizio", ha detto proprio Cattoi commentando le foto di quei suoi numerosissimi quanto stupefacenti ritrovamenti, "non sapeva preparare il papiro del Nilo. L'unico modo di conservare i detti magici era allora per lui quello di scolpire figure umane, di fiere, di animali (...scultaque, disse Lucano, servabant magicas animalia linguas). La prima scrittura geroglifica venne scolpita infatti nel sasso. E non a caso in Italia la zona di Ansedonia, con le sue gigantesche sculture di aquile, elefanti, tori, leoni, dinosauri e liocorni, non e' che una sola immensa scrittura geroglifica oracolare lasciata da quei Tirrenidi che si diffusero fino all'Egitto e altrove, per istruire e gettare le fondamenta delle civilta' di tutti i tempi".

A ulteriore conferma di queste sue affermazioni, Cattoi e' riuscito anche a localizzare nel Mar Tirreno alcune citta' sommerse, che sono sempre da annoverare tra i resti di quell'antico continente che ha dato vita alla civilta' megalitica, la civilita' degli eredi di Atlantide, di quella gente che dall'Irlanda a Stonehenge, dalla Spagna sino all'Egitto ha lasciato innumerevoli tracce sopravvissute fino ai giorni nostri appunto perche' sono state scolpite nella pietra. E la nostra Italia, come abbiamo spiegato, e' stato uno dei luoghi dove quell'antichissima cultura si e' maggiormente manifestata.

Ma chi erano, da dove venivano e che cosa hanno fatto esattamente quelle antichissime popolazioni?


   

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