venerdì 16 dicembre 2011



Ragni DAL MIO LIBRO PAURE ARCHETIPE ED ALTRO ANCORA

Il piccolo ragno si mosse velocemente sfiorando appena la punta della sua scarpa.
Si ritrasse d'istinto con il cuore che le balzò feroce nel petto.
"Sciocca,stai tranquilla,non è l'ora,non è ancora il loro momento"Girò la testa per vedere se le finestre e la porta erano chiuse e se le tavole di legno che aveva messo a sostegno dei vecchi infissi,reggevano.
Non vide fori ,le tavole erano ben fissate così come le aveva inchiodate ,come tutte le mattine faceva da mesi.
Si mosse con esperienza nella stanza buia:conosceva ogni spigolo,ogni angolo,sapeva in una memorizzata mappa della sua mente,la disposizione di ogni sedia o mobile:lo scafale in cui era il libro era nell’angolo opposto rispetto al fornello.
Lì era al sicuro rispetto a fiamme o calore dei cibi che riscaldava.
Il libro:tutto ciò che era e rimaneva,qualcosa di prezioso quasi come i barattoli di fagioli o la carne conservata o le ormai quasi esaurite gallette.
Lui era il libro,la sua voce ,il suo pensiero,il ricordo perduto e sfumato.
Lo prese e si dispose seduta sul materasso per la consueta lettura.
Le pagine le apparirono più fragili del solito,scricchiolava la carta,pronta a frantumarsi,pareva,ad un contatto più intenso.
La pagina era la 236:non amava quella pagina:le sue parole non coincidevano con nessuna sua conoscenza.
Quello di cui si parlava non aderiva a nessuna immagine che la sua mente avesse registrato:un lago.La pagina 236 non diceva cosa dovesse essere un lago,però parlava anche di cielo e lei sapeva cos’era il cielo ,anche se quel cielo non era quello che lei poteva vedere.
Non importava,doveva comunque adempiere al compito:leggere e ricordare e ,forse,ripetere il suo ricordo a qualcuno.
Se mai ci fosse stato un qualcuno.
Il ragnetto si era spostato proprio sotto il tavolo e stava immobile senza dimostrare la minima intenzione di arrampicarsi e affrontare la conoscenza del piatto che lei aveva lasciato ben ripulito.
Non era il momento,presto,l’ora non era ancora arrivata,anche se non si poteva mai sapere se i ragni potessero così,pur solo per capriccio,sconvolgere la precisa cronologia da anni conosciuta.


Si immerse nella lettura sforzandosi,come sempre di far diventare immagini le parole :poiana,cosa poteva essere?Certo era una cosa che si muoveva,anzi volava,forse era animale vivo,come ragni,ma non era certo un ragno .
I ragni si ,lei li conosceva bene,tutti:colori,razze,abitudini,quelli più feroci,gli innocui,i maschi,le femmine che potevano depositare milioni di uova in un anfratto delle pareti:ed era poi morte sicura.
Le poiane no ,non sapeva i colori che potevano avere.
Tanti anni prima suo padre aveva ,in una piccola scatola di legno ,sei o sette bastoncini con una punta meravigliosa.
A volte,molto raramente,prendeva un foglio ,già usato e usato a centinaia di volte,e la invitava a far scorrere i bastoncini e ,nell’immaginar le cose,farle vivere sul foglio.
I bastoncini lasciavano tracce e il padre ,con la memoria del padre suo ,le guidava la mano e a volte uscivano fuori segni che potevano dare un volto alle parole del libro.
Ma suo padre era morto troppo presto per lasciare la memoria nella sua mente o,forse,lei era ancora troppo piccola per la memoria.
Sua madre non aveva la memoria e non l’amava:la riteneva cosa superflua.
Lei era impegnata ad una guerra sistematica e produttiva contro i ragni,e in fondo aveva avuto ragione.
Se erano sopravvissuti non era certo per la memoria di suo padre,ma per la costante battagli di sua madre.
Il leggere la impegnava:rileggeva le pagine senza fine,con determinazione e metodo.
Ogni singola parola doveva penetrare nella sua mente e non importava la comprensione e il piacere:era un antico rito necessario e indispensabile,questo aveva tramandato la memoria.
La carta ormai fragilissima sembrava sgretolarsi ,ma aveva imparato la leggerezza del tocco per non danneggiare il libro.
Mai si era posta il problema di cosa sarebbe stato quando il libro non ci sarebbe stato più:il libro era tutto ciò che rimaneva dei tempi e senza il libro la memoria non sarebbe più stata e senza memoria non ci sarebbe stato più motivo di vita.
Alla terza volta che rileggeva la pagina capì che era il momento di uscire:il libro regolava il tempo senza errori.
Lo chiuse delicatamente e lo ripose sullo scafale dopo averlo avvolto nella sua pezza bianca.
Si mise il cappuccio e sopra il cappuccio la mantella che proteggesse bene anche le spalle ,mise i guanti e calzò le soprascarpe di incerato bianco.

Il padre le aveva detto che erano antiche come il libro e che appartenevano agli uomini che vennero attraverso il fuoco e che proprio quei calzari fecero si che attraversassero il fuoco.
Mise la scala appoggiata al muro per arrivare ad aprire l’abbaino del rifugio:era ora,poteva star fuori 45 minuti prima che il calore bruciasse dentro il suo corpo e sciogliesse i suoi organi.
Serviva acqua e prese con sé il contatore per verificare quanto calore fosse nell’acqua:antiche usanze che in realtà non sapeva bene se fossero utili o no.
Si avvicinò alla scala,il piccolo ragno era ancora immobile ai piedi del tavolo:con indifferenza lo schiacciò lentamente con la punta del piede,poi ripassò sopra a quel che rimaneva pigiando bene con il tallone.
Mise il piede sul primo gradino della scala e cominciò a salire:fuori l’enorme sole collassato cominciava ad illuminare appena la terra facendosi largo nell’oscurità profonda

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