venerdì 16 luglio 2010

Il romanzo gotico



L'origine di quella che, comunemente, viene chiamata Letteratura Gotica viene individuata nel 1784, ovvero l'anno in cui viene pubblicato il romanzo Il Castello di Otranto di
Horace Walpole. A questo seguiranno poi altre importanti opere come I misteri di Udolfo di
Ann Radcliffe, Il monaco di Matthew G. Lewis e Vathek di William Beckford. La fine del periodo "storico" della letteratura gotica viene posta in genere attorno al 1820, ma scrittori come Edgar Allan Poe e Howard Philip Lovecraft, anche se posteriori, sono di norma classificati come "gotici", e anche ai giorni nostri quello che è comunemente definito "gotico" occupa una buona parte della letteratura horror.
Tutti questi racconti hanno in comune dei tratti ben precisi: il costante uso di ambientazioni arcaiche, come castelli diroccati o case isolate, ove avvengono spaventosi fatti di sangue, intricate cospirazioni e misteriosi delitti. Anche il paesaggio naturale ha un grosso peso nel creare la giusta atmosfera in quanto contribuisce a rappresentare in chiave metaforica i sentimenti dei personaggi; si ritroveranno spesso, così, delle spoglie brughiere, minacciose foreste e lande desolate. Il tutto accompagnato dalla costante presenza del soprannaturale, in tutte le sue forme: riti demoniaci, diavoli tentatori o creature fantastiche e spaventose, e sarà  proprio qui che prenderanno vita le figure caratteristiche del mostro di Frankestein, del Golem e del primo Nosferatu. Ognuna di queste creature è un essere fuori dal comune, stupefacente e affascinante.
Ed è qui che si può ritrovare il motivo di maggior successo del romanzo gotico: il fascino del mostruoso, che cattura l'attenzione del lettore verso ciò che è esterno, alieno e sconosciuto; in particolare si fa leva sulla parte latente dell'animo umano, la parte non si conosce mai perfettamente, ma che rimane ignota e latente, sospesa nel nulla del vivere quotidiano. In questo luogo galleggiano le paure dell'uomo, i terrori che ci accompagnano fin dall'infanzia, i desideri più inconfessabili ed è questo il materiale che gli scrittori gotici hanno utilizzato per le loro opere.
Gli elementi soprannaturali presenti non sono altro che l'espressione codificata dei timori comuni: la paura costituisce la più straordinaria molla dell'immaginario sociale. In questo modo la parte oscura dell'anima viene fuori, si diffonde in ogni pagina e avvolge ogni parola. La paura, con la sua funzione catartica e tentatrice, spinge chi legge verso la tana del lupo e lo fa avvicinare alla soglia. Paradossalmente dà  coraggio perchè innesca nel profondo la perversità  umana che, in una continua e interminabile sete di conoscenza, sfida la natura rischiando la vita, cioè varcando quella soglia. La sfida con il soprannaturale è una sfida col limite che risveglia in noi la cosiddetta "fear of the unknown" ossia la paura di ciò che è sconosciuto.
Facendo leva su un sentimento così vitale, il romanzo gotico ha attirato un pubblico vasto ed eterogeneo, rispondendo al suo bisogno di fantasia e di attesa del diverso. Un'analisi approfondita sul successo della corrente gotica interessò anche Sigmund Freud, il quale giunse alla conclusione che l'effetto della letteratura gotica era da cercare soprattutto nel riemergere delle esperienze personali rimosse, nell'universo negativo di ciascuno che essa era appunto in grado di richiamare alla memoria attraverso i personaggi fantastici che incarnano desideri, paure e ansie diversamente censurate in nome di un'esistenza equilibrata.
Il gotico insinua un dubbio essenziale nella mente di ciascuno, ci avverte che il bene può essere male e viceversa, che l'identità  di un individuo può perdersi nel suo stesso contrario, che esistono effetti senza cause e che il normale non conosce il confine che lo separa dall'anomalo, che ciò che è giusto non può sempre essere distinto da ciò che non lo è, anzi, che il desiderio e l'avversione si attraggono respingendosi in un macabro valzer, che il colpevole spesso è vittima.

1 commento:

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