domenica 6 marzo 2011


Un libertario finalmente matto

Gregorio Vanelli..

Molti sono i luminosi esempi che la memoria storica ci porta di dissidenti,eroi,oppositori del regime fascista.
Uomini e donne che segnarono con il loro lucido pensiero il duro percorso del popolo italiana per addivenire ad una forma di governo più o meno democratica.
Nessuno ricorda però che ci fu un dissidente che pagò ,forse più di altri ,per il suo pensiero.
Il mondo,la società,il fascismo ed i suoi stessi compagni(un proverbio indiano dice:nessuno è nemico più crudele di colui che ti corre accanto)non perdonarono a Gregorio di essere quello che è la vera paura della società:un matto.
E già sulla dizione matto e le sue variabili ci sarebbe da scrivere un trattato.
Cos’è un matto?e cos’era Gregorio?Una persona che attraverso parole creative e frasi a doppio senso,come solo “i matti”sanno fare,diceva verità ed emetteva giudizi politicamente distruttivi.
Forse ancor di più perché detti da un matto.
La pagò ,Gregorio ,la sua follia dissacrante e rivoluzionaria ,la pagò duramente.
Ma andiamo a proporre un esilarante,e nello stesso tempo drammatico episodio di cui fu protagonista il nostro.
Un bel giorno,il libertario Gregorio si caricò sulle spalle una fascina.
Forse oggi i cittadini rivoluzionari taroccati non ricordano bene la fascina,ma nelle campagne toscane si usa ancora.
E’ ,appunto,un fascio di verze o di saggina o di arbusti sottili e secchi che serve a dar fuoco al camino.
Insomma si caricò questa fascina sulle spalle ed ,avendola all’uopo mal legata,nel correre per le vie di Carrara,la città dove viveva,cominciò a perdere verze ed ancora verze.
Il Gregorio non aspettava altro ed iniziò a gridare:”Il Fascio si sfascia,il fascio si sfascia!!”e ancora “Si sta sfasciando il fascio”
La gente lo guardava un po’ contenta e un po’ no:grane in vista con la milizia.
Infatti lo arrestarono subito,ma essendo matto lo trasferirono in tempo reale al manicomio provinciale di Siena,competente per territorio alle follie carrarine,come Volterra lo era delle pisane e livornesi.
Arrivato al portone del manicomio Gregorio guardò la guardia che lo aveva in affidamento e disse:
“Vorrei saper se entro o esco”
Entrava e non uscì mai più.
Morì 7 anni dopo ,a guerra appena finita,abbandonato da tutti.
Ringrazio per questa preziosa testimonianza di storia vera ,l’amico Alfredo Mazzucchelli che me l’ha narrata conoscendo il mio amore per la storia dei piccoli,coloro senza nome.
Forse tra i tanti Soloni dell’oggi un Gregorio non ci starebbe male,ma penso abbiano uniformato anche la creativa follia.

S Berti Franceschi
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1 commento:

  1. "oh ninin, cant alalà che la fama a t pass'rà... ! " quante volte me l'hanno raccontata.. grande Gregorio! fiero di essere fossolese di nascita.

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