lunedì 20 giugno 2011
Margherita di Francia, La reine Margot
Margherita di Francia o Margherita di Valois (soprannominata la “reine Margot” nell’800) nasce il 14 maggio 1553 nel castello di Saint Germaine en Laye e muore a Parigi il 27 marzo 1615.
E’ la settima dei figli di Enrico II e Caterina de’ Medici.
Conobbe poco suo padre, mortalmente ferito nel 1559, in coincidenza con le nozze della sorella Elisabetta con il re di Spagna, Filippo II: aveva solo 6 anni. Con sua madre ebbe rapporti distanti, provando per lei un misto di ammirazione e di timore.
Cresce prevalentemente in compagnia dei fratelli, perché le sorelle maggiori lasciano la Francia per sposarsi all’estero, ma anche del cugino, suo coetaneo, Enrico di Borbone, figlio di Antonio di Borbone e Jeanne d‘Albret, regina di Navarra.
La Francia è attraversata in quegli anni dalle prime due guerre di religione che lacerano il paese e dividono persino le famiglie (#entry250737602).
E’ lei che accompagna la madre e il fratello Carlo, salito al trono nel 1560 alla morte del primogenito Francesco, in un lungo viaggio di pacificazione attraverso tutta la Francia, dal 1564 al 1566.
I rapporti con i fratelli sono all’inizio eccellenti (tant’è che si vociferava di relazioni incestuose con Enrico e Francesco, persino con Carlo). E’ così che quando Enrico duca d’Angiò prende il comando dell’armata reale, dopo la morte del Connestabile Montmorency, e guida i cattolici nella Terza guerra i religione (1568-1570), affida a lei la difesa dei suoi interessi nei confronti della madre.
Nel frattempo nasce un idillio tra la principessa ed Enrico di Guisa, l’ambizioso e giovane capo dei cattolici intransigenti. La famiglia reale, cattolica ma attestata su posizioni moderate, si oppone decisamente. Questo episodio potrebbe essere all’origine dell’«haine fraternelle durable» che nasce tra Margherita e il fratello maggiore.
Il duca di Guisa non è che il primo di una lunga serie di amanti attribuiti a Margherita. E’ vero che la principessa era bella, colta e raffinata, tuttavia è difficile stabilire il confine tra la verità e le voci a proposito delle relazioni a lei attribuite.
Un matrimonio politico.
Caterina de’ Medici aveva proposto sua figlia in matrimonio al figlio di Filippo II di Spagna, l’infante Carlos, ma il matrimonio non si fece (meno male!); anche il progetto matrimoniale con il re del Portogallo Sebastiano I fu abbandonato. Rispuntò l’idea, già coltivata dal defunto Enrico II, di un’unione con il cugino Enrico di Navarra, diventato nel frattempo uno dei capi protestanti: principe del sangue, erede al trono dopo i figli di Francia (ma la prospettiva di una successione era allora molto lontana), Enrico è anche erede di vasti possedimenti nel Sud-Ovest. Questa unione ha per obiettivo soprattutto la riconciliazione tra cattolici e protestanti dopo la fine delle ostilità. La madre di Enrico, la fervente ugonotta regina di Navarra Jean d’Albret diffida della regina madre ed esige la conversione di Margherita al protestantesimo. Ma deve cedere di fronte alla volontà della principessa di conservare la propria religione e finisce, dietro la pressione del partito protestante, per dare il suo consenso, non senza aver ottenuto per la sua futura nuora una dote considerevole. Ma muore poco dopo ed Enrico diventa re di Navarra. Quanto a Margherita, è solo perché costretta da sua madre e da Carlo IX e non senza reticenza che acconsente a sposare il sovrano eretico di un piccolo regno, ma, soprattutto, un uomo che considerava molto repellente. Senza attendere la dispensa pontificia richiesta in ragione della differenza di religione e della parentela dei futuri sposi (tutti e due sono pronipoti di Carlo d’Angouleme), l’”union execrable”(secondo il termine del generale dei Gesuiti) è celebrata il 18 agosto 1572. Lo svolgimento delle nozze venne regolato in modo da non urtare la sensibilità dei protestanti venuti numerosi ad assistere al matrimonio del loro giovane capo: la benedizione nuziale ebbe luogo sul sagrato di Notre Dame, evitando loro di assistere alla messa, e fu impartita dal cardinale di Borbone, in qualità di zio dello sposo e non di prete. Le nozze furono seguite da tre giorni di feste sontuose.
La notte di San Bartolomeo e l’inizio degli intrighi
Sappiamo come finì, per cui quelle nozze furono chiamate “nozze vermiglie”: la notte tra il 23 e il 24 agosto più di mille ugonotti furono trucidati per ordine di Caterina e di Carlo IX, primo fra tutti l’ammiraglio Coligny, uno dei capi protestanti. Guidava il massacro, passato alla storia come notte di San Bartolomeo, il giovano capo dei cattolici, proprio quell'Enrico di Guisa di cui Margherita era stata innamorata. Enrico di Navarra, il novello sposo, accetta di abiurare il protestantesimo per aver salva la vita. Non c’è più possibilità di riconciliazione e il matrimonio potrebbe essere annullato, ma Margherita sceglie di dare prova di lealtà e resta a fianco del marito. Segue una nuova fase della guerra civile, la Quarta guerra di religione (1572-1573) che si conclude con uno status quo, ma con un paese profondamente diviso per la nascita di una specie di Confederazione autonoma delle città del Sud.
Nel 1574, quando Carlo IX muore e sale al trono Enrico, duca d’Angiò, protestanti e cattolici moderati (soprannominati i “Malcontenti”, essi propugnano la moderazione dello Stato negli affari religiosi) preparano un complotto per impadronirsi del potere. Li guida Francois d’Alencon, il più piccolo dei fratelli di Margherita; ad essi si aggrega anche il cognato re di Navarra. Ma la cospirazione viene scoperta e due congiurati vengono subito arrestati e decapitati: uno di essi è Joseph Boniface de la Mole, preteso amante di Margherita. Dopo il fallimento della congiura, Alencon e Navarra sono imprigionati, prima nel castello di Vincennes, poi ritornano a corte sotto stretta sorveglianza. Da qui riescono a scappare. Enrico non avverte neanche sua moglie, a dimostrazione di quanto sia opportunista. Margherita si ritrova reclusa al Louvre, con le guardie alle porte della sua stanza, perché Enrico III la ritiene complice. Scoppia una Quinta guerra di religione (1574-1576) a cui partecipa Alencon, ovviamente dalla parte degli ugonotti, il quale si rifiuta di trattare finchè la sorella sarà prigioniera. Margherita è liberata e assiste con la madre ai negoziati di pace, che sfociano in un testo estremamente generoso per i protestanti: l’editto di Beaulieu.
Enrico di Navarra richiama la moglie presso di lui (i coniugi nel frattempo si erano riconciliati al punto che la moglie informava il marito, durante il conflitto, di ciò che apprendeva a corte), ma Caterina e Enrico III rifiutano di lasciarla partire, temendo che possa diventare un ostaggio degli ugonotti o che possa rafforzare l’alleanza tra Navarra e Alencon.
L’avventurosa spedizione nei Paesi Bassi.
Allorchè la guerra civile riprende subito dopo, Sesta guerra di religione (1566-1577), Margherita, reclama l’autorizzazione a partire in missione nel sud dei Paesi Bassi per conto del fratello minore. Le Fiandre, che si sono sollevate contro la dominazione spagnola, sembrano disposte a offrire un trono a un principe francese tollerante e suscettibile di offrire l’appoggio diplomatico e militare necessario alla conquista della loro indipendenza. Enrico III finalmente accetta la spedizione di sua sorella, scorgendo l’occasione di sbarazzarsi di un fratello ingombrante.
Con il pretesto di una cura termale a Spa, Margherita parte con un grande seguito. Consacra due mesi alla missione. In ciascuna delle tappe del suo viaggio, si intrattiene, in occasione di fastosi ricevimenti, con gentiluomini ostili alla Spagna e, vantando loro i meriti del fratello, tenta di convincerli che è loro interesse allearsi a lui. In questo viaggio fa anche la conoscenza del governatore spagnolo, don Giovanni d’Austria, il vincitore di Lepanto. Ma per Margherita, il ritorno in Francia è movimentato, attraverso un paese in piena insurrezione, al punto da temere che le truppe spagnole possano prenderla in ostaggio. Alla fine, se pure Margherita ha stretto qualche legame utile, Alencon non sa o non può trarne vantaggio.
Nerac: letteratura e amore
Dopo aver reso conto della sua missione al fratello minore, Margherita ritorna a corte, dove l’atmosfera è assai tesa. Gli scontri si moltiplicano tra i favoriti di Enrico III e i partigiani di Alencon, innanzitutto Louis Bussy d’Amboise, amante di Margherita. La situazione è tale che nel 1578 Enrico III fa arrestare di nuovo il fratello e lo consegna nella sua stanza, dove Margherita lo raggiunge. Qualche giorno più tardi, Francois fugge ancora grazie a una corda gettatagli dalla sorella attraverso una finestra.
Poco dopo Margherita, che ha negato ogni partecipazione a questa evasione, ottiene infine l’autorizzazione di raggiungere suo marito. Enrico III spera che la sorella possa giocare un ruolo nella pacificazione delle province del Sud-Ovest e, per evitare sorprese, le assegna una scorta d'eccezione: Margherita è accompagnata questa volta da sua madre Caterina e dal suo cancelliere, un umanista, magistrato e poeta di fama, Guy du Faur de Pibrac.
Caterina de Medici e suo genero si accordano sulle modalità di esecuzione dell’ultimo editto di pacificazione (l’editto di Poitiers che aveva concluso la Sesta guerra), dopodichè la regina madre ritorna a Parigi e la coppia reale, finalmente riunita, si stabilisce nel castello di Nerac. Qui si forma intorno a Margherita una vera e propria Accademia letteraria: oltre ad Agrippa d’Aubignè, compagno d’arme di Navarra, e Pibrac, ci sono Salluste de Bartas e Montaigne. Ma la corte è soprattutto celebre per le avventure amorose che si moltiplicano, al punto d' aver ispirato Shakespeare per la sua opera "Pene d’amor perdute". Si attribuisce a Margherita una relazione con uno dei più illustri compagni di suo marito, il visconte di Turenne.
Neanche un anno dopo, nel 1579 scoppia la Guerra degli amanti (o Settima guerra di religione), cosiddetta perché dichiarata da quelli che vengono considerati i corteggiatori di Margherita e ritenuta, a torto, voluta da lei, sempre per rancore nei confronti di suo fratello maggiore. Ella avrebbe incitato Turenne e spinto le sue dame d’onore, ugualmente legate a capitani ugonotti, a fare altrettanto. In realtà, il conflitto fu provocato dalla scorretta applicazione dell’accordo relativo all'ultimo editto di pacificazione. Dura poco, in parte anche grazie a Margherita, che suggerisce di ricorrere ad Alencon per condurre negoziati. Questi sono rapidi e portano alla pace di Fleix.
E’ allora che Margherita si innamora del grande scudiero di suo fratello, Jacques de Harlay, signore di Champvallon. Le lettere che gli scrive illustrano la sua nuova concezione dell’amore, improntata al neoplatonismo: si tratta di privilegiare l’unione dello spirito su quella del corpo (il che non significa che Margherita rinunci all’amore fisico) per arrivare alla fusione delle anime.
Tra due corti
Dopo la partenza d’Alencon, la situazione coniugale di Margherita si deteriora ancora di più. Responsabile di questa situazione una delle dame d’onore, la giovane Françoise de Montmorency-Fosseux, detta Fosseuse,che ha solo 14 anni, di cui suo marito è innamorato, e che resta incinta. La ragazza non fa che aizzare il marito contro la moglie, sperando di farsi sposare.
Nel 1582 Margherita ritorna a Parigi. Le ragioni di questa partenza restano oscure. Senza dubbio vuole scappare da un’atmosfera divenuta ostile, forse anche per avvicinarsi al suo amante Champvallon, o sostenere suo fratello minore. Ma è accolta freddamente, giacchè il re la ritiene responsabile dell’ultimo conflitto. E la situazione si degrada ancora: mentre Enrico III alterna una vita dissoluta a crisi di misticismo, Margherita incoraggia tutti i pettegolezzi e le caricature nei suoi confronti, conducendo una vita scandalosa (resta incinta di Champvallon).
Alla fine, nel 1583 il re scaccia la sorella dalla corte, misura senza precedenti, che fa molto scalpore in Europa, tanto più che Enrico III fa arrestare alcuni servitori per interrogarli a proposito di un eventuale aborto. Ma c’è di più: Navarra, a cui sono arrivate le voci sulla vicenda, offeso nel suo onore (!) per la storia dell'aborto, si rifiuta di ricevere sua moglie. Ci vogliono otto mesi e la presa di possesso di qualche città per convincere Navarra a riprendersi Margherita , che però è accolta molto freddamente. Ed ecco che alle sventure coniugali si aggiunge la notizia della morte di Alencon, nel giugno 1584
D'Agen à Usson: la rivolta e la prigione.
La guerra riprende, l’Ottava guerra di religione, l’ultima e la più lunga (1585-1598), perché Enrico III dichiara Navarra il suo successore. Ecco che Margherita cambia fronte: rifiutata dalla famiglia e da suo marito, si allea alla Lega, che raccoglie a questo punto i cattolici intransigenti ostili sia a Enrico III che ad Enrico di Navarra, guidati da Enrico di Guisa, lo Sfregiato, il suo antico amore (ecco perché Guerra dei tre Enrichi). Margherita si installa ad Agen, città facente parte della sua dote e della quale è contessa, e fa rinforzare le fortificazioni. Recluta truppe e si lancia all’assalto delle città vicine. Ma i cittadini si ribellano e Margherita deve fuggire precipitosamente. Dopo un lungo peregrinare, le truppe reali la catturano ed Enrico III decide di imprigionarla nel castello di Usson. Poiché anche sua madre non era meglio disposta nei suoi confronti (meditava di dare in moglie al Navarra la nipote preferita, Cristina di Lorena), Margherita comincia a temere per la sua vita.
A partire dal 1586, Margherita è dunque prigioniera. Per occuparsi, intraprende la redazione delle sue Memorie, che dedica allo storico Brantome. Legge molto, soprattutto opere religiose (!) e riceve la visita di molti amici letterati.
La riconciliazione e il ritorno a Parigi
Nel 1588 muore Enrio di Guisa, assassinato per volere del re che non tollera più l'estremismo della lega, l'anno dopo anhe Enrico III cade in un attentato, e, pochi mesi dopo, muore anche la regina madre. Margherita è rimasta sola.
Nel 1593, Margherita riallaccia i rapporti con il marito divenuto re, il quale, per consolidare il suo potere, oltre che portare avanti la guerra contro gli irriducibili, desidera risposarsi per assicurarsi una discendenza legittima. Gli argomenti non mancano per sostenere l’annullamento del matrimonio: consanguineità, pressioni esercitate sulla volontà degli sposi, sterilità. Enrico sogna di sposare la sua maitresse, Gabrielle d’Estrée, madre di suo figlio Cesare. Margherita all’inizio è restia a cedere il posto ad una “bagasse”. Ma Gabrielle muore nel 1599 e le trattative arrivano a buon fine, favorite da un forte compenso finanziario. L’annullamento è pronunciato dopo circa 30 anni di matrimonio tempestoso. Enrico IV sposa Maria de’ Medici e finalmente buoni rapporti si stabiliscono tra i due ex coniugi.
Margherita ritorna definitivamente Parigi nel 1605. Dopo 19 anni a Usson, è molto cambiata, fisicamente è terribilmente grassa, ma è anche diventata molto devota: il giovane frate Vincenzo de Paoli, futuro santo, è il suo cappellano.
Si fa costruire un vasto hotel sulla riva sinistra della Senna, di fronte al Louvre (oggi non resta niente di questo edificio se non una piccola cappella). Grazie al suo amore per le lettere, per i ricevimenti che organizza, per i poeti e filosofi di cui si circonda Margherita perpetua il ricordo della corte brillante dei Valois.
“Unique héritière de la race des Valois», come lei stessa si definisce, Margherita realizza, negli ultimi annni, la transizione, non solo tra la sua dinastia e quella dei Borboni, ma anche tra lo spirito del Rinascimento e quello del Grand Siècle. Quanto sia adatta a ricoprire questo ruolo di trait d’union tra due epoche lo dimostrano le eccellenti relazioni che intrattiene con Maria de Medici, prima regina e poi reggente, a cui dà addirittura dei consigli, e il Delfino, futuro Luigi XIII, che nomina suo erede.
Margherita sopravvive qualche anno al suo ex marito, ucciso nel 1610 da un fanatico cattolico, e muore nel 1615.
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