venerdì 12 marzo 2010


CIRO MENOTTI


 

C'è un monumento in piazza degli Estensi a Modena:rappresenta un giovane,bello,lo sguardo fiero,i tratti virili e nello stesso tempo dolci:quel giovane uomo è Ciro Menotti.

Le giovano generazioni ,probabilmente avrebbero difficoltà a collocarlo in uno spazio temporale e storico.

Forse in qualcuno reminiscenze vaghe della quinta elementare e di un sussidiario(così veniva definito l'omnia sapientia);ma niente più.

Eppure quel giovane e bellissimo uomo è stato un rivoluzionario,un Che Guevara ante litteram,un eroe del nostro momento più forte dal punto di vista della rivendicazione nazionale,culturale e democratica.

Ciro Menotti fu un carbonaro ,un dissidente,un uomo che combattè ,pagando con la vita la tirannia.

E come tutti gli eroi pagò il prezzo che impone il tempo:l'oblio.

Siamo qui per togliere quel velo e ricostruire,nel nostro piccolo,la memoria del suo sacrificio.

Siamo tra il 1820 e il 1831,l'Europa è in fermento.

In Spagna,in Portogallo,in Francia e soprattutto in Italia,da sempre terra di conquista scoppiano moti rivoluzionari.

Le insurrezioni sono organizzate ,come sempre nella storia,

da giovani mossi da furenti ideali di giustizia.

Questa gioventù entusiasta e folle aderisce a società segrete:in Italia tale società è denominata Carboneria.

Lo scopo di questi giovani rivoluzionari è strappare ai sovrani regnanti la concessione di una costituzione.

Le conquiste democratiche ottenute con giovanile irruenza in una prima fase furono però presto cancellate dal duro intervento militare della Santa Alleanza:Prussia,Russia Austria,che interviene ferocemente in Italia.

E ,come sempre nella storia,allo stroncare un moto rivoluzionario,è bagno di sangue.

E' in questo contesto che si colloca la figura drammatica di Ciro Menotti.

Ciro nasce a Carpi il 22 gennaio del1878,figlio di una benestante famiglia di commercianti.

Si affilia alla nascente società segreta detta la Carboneria

a17 anni.

E' affascinato dal nuovo corso del re di Francia,Luigi Filippo D'Orleans,si tiene in contatto con i liberali francesi:sogna di cambiare il mondo.

Vuole liberare il ducato di Modena dal giogo austriaco.

Il ducato è governato da un sovrano ambizioso ed ambiguo:Francesco IV arciduca d'Austria.Egli reputa il ducato di Modena troppo piccolo per la sue ambizioni ed ha un atteggiamento di lusinga nei confronti dei carbonari:se da una parte reprime il movimento,dall'altra cerca in esso delle alleanze segrete per sfruttare la rivoluzione ai propri fini personali di potere.

Sarà ciò che perderà il giovane idealista Ciro.

Senza dubbio ci furono tra i due incontri ed accordi precisi:non posso ora io addentrarmi nella strategia dell'arciduca,ma è necessario che ne esamini le conseguenze.

E' certo che l'arciduca appoggia la sollevazione del gennaio 1831,o per lo meno chiude tutti e due gli occhi.

Ciro organizza nei minimi dettagli la sollevazione:cerca il sostegno del popolo(che però aveva ben altri problemi:tipo il mangiare tutti i giorni)e l'approvazione dei circoli liberali.

Il 3 febbraio Menotti raduna una quarantina di congiurati nella propria abitazione,proprio di fronte al palazzo granducale:la rivolta è pronta.

Ma è in questo momento che l'arciduca non solo ritira il suo appoggio,con un brusco volta faccia,ma invoca addirittura il sostegno della Santa Alleanza.

I motivi li potremmo trattare in altra sede,ma tutto sta che l'arciduca fa circondare la casa.

Ha inizio una furibonda sparatoria:alcuni muoiono sul posto ,altri fuggono,altri tentano di fuggire,ormai in trappola.

E' il caso di Menotti:cerca di fuggire saltando da una finestra,ma cade e si frattura la gamba:è catturato ed imprigionato.

E' la fine.

Il gran duca fugge rifugiandosi a Mantova e pota con sé,ferito e prigioniero Ciro Menotti.

Due mesi dopo fa celebrare il processo che si conclude con la condanna a morte mediante impiccagione di Menotti.

Il sogno è finito:Menotti passa l'ultima notte con un sacerdote a cui consegna una bellissima lettera per la moglie.

La lettera fu subito confiscata e la vedova la leggerà solo nel 1848.

La sentenza fu pubblicamente letta solo dopo l'esecuzione per evitare disordini in città.

Di lui,rimane,oggi,quello sguardo giovanile ed ispirato degli eroi,uno sguardo che attraversa le generazioni e fa dell' idea di libertà la forza della memoria storica.


 

Susanna Franceschi


 


 

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