mercoledì 12 gennaio 2011


LE SOCIETA' GILANICHE

Il mondo non è sempre stato uguale. Ciò che fino a ieri pareva scontato (la superiorità
dell'uomo sulla donna nelle civiltà patriarcali) e che sono di recente, con le mutate condizioni
socio economica della donna è venuto incrinandosi (generando non poche ansie nei maschietti)
non è affatto ciò che sempre è stato. Lo hanno messo in luce gli studi dell'archeologa lituana
Marja Gimbutas e dell'antropologa Riane Eisler che hanno chiamato "gilania" il modello sociale
esistito almeno per alcuni millenni nell'epoca neolitica nell'Europa centro orientale e
meridionale,una modello di larga estensione, dedito all'agricoltura, fondata sul rapporto
paritetico fra uomo e donna, ignara delle armi, che in circa mille anni, fra il 4000 ed il 3000
a.C., venne asservita dalle popolazioni provenienti dalle steppe del nord, dedite alla pastorizia
ed alla caccia, che avevano il dominio sui cavalli e sulle armi, portatrici di un modello di
dominazione che è tuttora vincente.
La datazione al carbonio, che consente di fissare il tempo degli oggetti, ha aperto la strada agli
studi su una diverso modello di società non matriarcale (che implicherebbe il predominio della
donna sull'uomo) e non ancora patriarcale, organizzata in un sistema privo di gerarchie sociali,
che mette in questione molti aspetti del nostro passato e del nostro presente.
La società gilanica indicherebbe una struttura sociale caratterizzata dall’uguaglianza tra i sessi:
gy- per donna (dal greco “gyné”, donna), an- per uomo (dal greco “anér”, uomo), ed l in
mezzo per “linking”, che in inglese significa legame.
In talune società della bassa preistoria, anteriori all’affermarsi del patriarcato, l’esistenza di
una società “gilanica” non si può certo escludere aprioristicamente, così come è innegabile
l’esistenza di antiche società egualitarie che non praticavano la guerra e non conoscevano la
proprietà privata.
2. Matriarcato o gilania?
Monique Saliou dopo la conclusione del suo lavoro sull’oppressione femminile nella Grecia
primitiva e arcaica afferma che dall’interpretazione dei miti greci non si può arrivare a
ipotizzare l’esistenza di un matriarcato originario. L’elemento principale e indiscutibile che se
ne può trarre, invece, è quello di “un’evoluzione storica della condizione femminile verso una
degradazione, in rapporto ai mutamenti sociali e politici.”
Prima che si affermasse il patriarcato, dunque, cosa mai poteva esserci?
Riane Eisler, una discepola di quella Marija Gimbutas che ha scoperto la ricchissima civiltà
neolitica dell’Europa sud-orientale, avanza l’ipotesi della “gilania”.
In società della bassa preistoria, anteriori all’affermarsi del patriarcato, l’esistenza di una
società “gilanica” non si può certo escludere aprioristicamente, così come è innegabile
l’esistenza di antiche società egualitarie che non praticavano la guerra e non conoscevano la
proprietà privata.
In realtà c’è ancora molto da scoprire sulla travagliata preistoria della società umana, un lungo
processo intriso di lotte e contraddizioni, da cui infine scaturirà la divisione in classi che, nella
forma del modo di produzione capitalistico, ancora ci portiamo dietro.
Dopo numerosi studi l'attuale modello sociale di tipo dominatore-patriarcale che ormai governa
da migliaia di anni gran parte del pianeta ebbe in passato, oltre le armi, un altro mezzo
altrettanto potente per affermarsi e ridurre sempre di più il potere della Dea e di conseguenza
quello delle donne per arrivare alla loro sottomissione. Questo avvenne tramite la creazione di
nuove leggende, nuovi miti, nuove storie sacre che soprattutto con l’avvento della scrittura
furono tramandate e imposte con tutti i mezzi, spirituali e materiali. Non è possibile in questa
sede affrontare in modo esaustivo questo argomento, basti però ricordare che in diversi miti
mediorientali la Dea fu uccisa, umiliata con uno stupro o divenne moglie di un dio maschile, in
Grecia la dea uccello europea divenne una divinità guerriera (Atena), fino ad arrivare alla
Bibbia dove la Dea non è più neanche nominata e l’unica divinità presente è maschile.
3. Modello gilanico
Per contro, nelle società che si avvicinano al modello gilanico, o della partnership, troviamo
una configurazione di base molto diversa: una maggiore parità nella collaborazione tra uomini
e donne sia nella sfera cosiddetta privata sia in quella pubblica, una struttura politica ed
economica generalmente più democratica e, poiché non necessari per mantenere severi ranghi
di dominazione, l'abuso e la violenza non sono nè idealizzati nè istituzionalizzati. Inoltre qui i
valori stereotipati "femminili" possono essere pienamente integrati nel sistema operativo
dell'autorità sociale. Sebbene oggi si abbia una forte tendenza verso questo tipo di
organizzazione sociale (più notevole nei paesi scandinavi), fino a poco tempo fa si credeva che
le società che si avvicinano alla configurazione gilanica esistessero solo al livello tecnologico
più primitivo, fra tribù quali i Bambuti, i Tiruray e i Kung.
Nell'Ottocento gli archeologi e gli storici del mito individuarono prove dell'esistenza di società
preistoriche avanzate che non erano nè androcratiche nè patriarcali; tuttavia diedero per
scontato che queste società, non essendo patriarcali, fossero matriarcali [J.J. Bachofen, 1967].
Le scoperte archeologiche più recenti, però, così come il riesame più scrupoloso di reperti
precedenti, indicano che queste società antecedenti in realtà si orientavano verso un modello
di società gilanico o di partnership. Una caratteristica sorprendente di questi ritrovamenti è che
essi sono coerenti con le note leggende di un'epoca antecedente più armoniosa e pacifica,
poiché si nota scarsità di fortificazioni e di segni di distruzioni provocate dalla guerra.
La Bibbia ebraico-cristiana parla di un giardino in cui la donna e l'uomo vivevano in armonia tra
di loro e con la natura prima che un dio maschio decretasse che la donna da quel momento in
poi sarebbe stata asservita all'uomo. Il cinese Tao Te Ching descrive un'epoca in cui il principio
femminile, o yin, non era ancora governato dal principio maschile, o yang un tempo più
pacifico e più giusto, in cui, ci viene detto, la saggezza della madre era ancora onorata. Gli
scritti del poeta greco Esiodo raccontano di una "razza d'oro" che viveva in pace prima che una
"razza inferiore" introducesse Ares, il dio della guerra. Queste storie sono senza dubbio
alquanto idealizzate, tuttavia offrono indizi importanti su ciò che gli archeologi stanno
riscoprendo: che la civiltà non solo è molto più antica di quanto non si ritenesse, ma che
originariamente era anche strutturata in base a linee molto diverse da ciò che ci è stato
insegnato.
Ad esempio, in Europa si è dimostrata l'esistenza di società neolitiche stabili che risalgono a
circa 8000 anni fa, in cui fiorivano le arti e in cui, benché esistenti, le differenze di status e di
ricchezza, come scrive l'archeologo britannico James Mellaart, non erano estremizzate. Ci sono
anche indicazioni specifiche sul fatto che queste società non erano dominate dai maschi; le
donne erano sacerdotesse, artigiane, e, ciò che è sorprendente per molti, le loro immagini
religiose antropomorfiche sono perlopiù femminili, anziché maschili. Come ha scritto
l'archeologa Marija Gimbutas, prima che l'Europa Antica fosse percorsa dalle orde indoeuropee,
la femmina era vista come "creativa e attiva" e nè la femmina nè il maschio erano "subordinati
l'una all'altro". Infine esistevano anche società che, contrariamente alla nostra comune visione
della natura umana, sembrano essere state generalmente più pacifiche di quella che sarebbe
diventata la norma successiva, poiché si nota scarsita di fortificazioni e di segni di distruzioni
provocate dalla guerra. Questo si riflette anche nelle loro mappe cognitive e nella simbologia,
dato che troviamo nella loro arte, vasta e notevolmente avanzata, una generale assenza della
glorificazione dei guerrieri e della guerra. Anche più tardi, nell'arte della civiltà dell'età del
bronzo della Creta minoica in forte contrasto con altre civiltà progredite dell'epoca, che erano
dominate dal maschio, molto autoritarie e costantemente in guerra non ci sono grandi statue o
bassorilievi di potenti re, nè grandiose scene di uomini che si uccidono a vicenda nel corso
della battaglia. L'influsso della creatività "femminile" a Creta è spesso descritto dagli
archeologi. E nelle parole di Nicolas Platon (già direttore del museo dell'Acropoli, che ha
condotto scavi a Creta per più di cinquant'anni) su quell'isola "l'importante ruolo svolto dalle
donne è visibile a tutti i livelli". Platon scrive che nella Creta minoica "tutta la vita era pervasa
da un'ardente fede nella dea natura, fonte di ogni creazione e armonia. Questo portava amore
per la pace, orrore della tirannia e rispetto per la legge". L'arte minoica, descritta dagli studiosi
come unica nella storia della civiltà per il suo amore per la vita e la natura, riflette anche una
mappa culturale cognitiva che sottolinea il principio dell'associazione non solo tra gli umani, ma
anche con segni di una spiritualità basata sulla natura che oggi potremmo definire una
profonda coscienza ecologica. In breve, benché queste non fossero società ideali o prive di
violenza, vi sono comunque prove archeologiche e mitiche secondo le quali la direzione
originale della civiltà occidentale era più pacifica ed equilibrata dal punto di, vista sociale ed
ecologico, caratterizzata da mappe cognitive che riflettevano un'organizzazione sociale e
ideologica orientata verso un modello gilanico. Esistono, però, anche prove del fatto che,

durante un periodo di caos o di grande disequilibrio sistemico, ci sia stato un profondo
mutamento culturale che ha introdotto millenni orientati a un modello androcratico.
4. Il lascito storico delle società gilaniche
Il cardine su cui ruota tutta la storiografia ufficiale è che la storia proceda linearmente e
progressivamente, dalle civiltà meno evolute a quelle più evolute. L’autorità, la gerarchia e lo
Stato non sarebbero altro che l’inevitabile risultato di questo presunto percorso evolutivo.
Implicitamente si lascia intendere che questi siano elementi necessari per la creazione di una
civiltà evoluta, pena il ritorno ad uno stadio primitivo e barbaro.
Le società gilaniche dimostrano la falsità di questo “principio” storico. Prima di tutto queste
erano comunità organizzate, complesse ed evolute, almeno relativamente all’epoca, ma con
una sostanziale assenza di gerarchia e di qualsiasi forma di dominio. Quindi, è falso che
l’organizzazione sociale necessiti di un’autorità governativa.
Il secondo aspetto riguarda coloro che soppiantarono i “gilanici”, cioè i Kurgan. Questi erano
un popolo notevolmente rozzo, violento e con aspetti culturali e artistici chiaramente inferiori
alle società gilaniche, tuttavia erano strutturati in una rigida gerarchia classista e sessista.
Questo porta nuovamente ad evidenziare che la storia procede tutt’altro che linearmente;
quando i Kurgan soppiantarono la gilania, la storia ha fatto un passo indietro, passando da una
civiltà evoluta ed egualitaria ad una meno evoluta tuttavia, organizzata gerarchicamente.
Alcuni elementi tipici della "cultura gilanica" non scomparvero del tutto nei territori europei che
avevano subito le influenze di questa civiltà libertaria.
Si può quindi affermare che, non solo è possibile concepire una società egualitaria, diversa da
quella attuale, ma che questo modello sociale è già esistito! E' esistito per buona parte della storia
dell'umanità e le sue tracce sono giunte indelebili sino a oggi.

1 commento:

  1. Brava, bel temino. Ora per approfondire seriamente questa formidabile tematica ti consiglio il mio blog da cui stanno saccheggiando in molti senza citarlo:

    http://latradizionelibertaria.over-blog.it/#


    Buon lavoro

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