martedì 17 agosto 2010


 
 

Berta: i matrimoni e i figli

 
 

Prima dell’880 (Ann. Bertiniani, p. 151), Berta era stata data in matrimonio al conte lorenese Teobaldo che dopo gli sfortunati tentativi di Ugo, anch’egli figlio naturale di Lotario II e quindi fratello di Berta, per la conquista del regno del padre (880-85), aveva dovuto esulare presso il cugino Bosone di Provenza, divenendo conte di Arles.

Da queste nozze nacquero quattro figli, destinati a svolgere ruoli importanti nella tormentata storia italiana di quegli anni:

Ugo  (nato forse nell’881), che fu re d’Italia, Bosone, che fu marchese di Toscana, Ermengarda, che divenne marchesa di Ivrea, avendo sposato  Adalberto,Teutberga che andò sposa a Guarniero di Chalons.

Il matrimonio di Berta non durò molto per la prematura morte di Teobaldo (di cui non si ha più notizia dopo l’887), ma l’esilio provenzale fu sufficiente per permettere a Ugo di assicurarsi una posizione, come conte di Vienne, all’ombra di Lodovico, re di Provenza.

Dal nome dei figli di Teobaldo e Berta è possibile dedurre gli orientamenti politici dei genitori: così Ugo e Teutberga segnano il momento di adesione alla casa di Lorena (Ugo era il senior di Teobaldo, Teutberga la moglie di Lotario II), e dovettero quindi nascere prima del 880-885, appunto in Lorena; Bosone ed Ermengarda invece, vennero alla luce  durante la residenza in Provenza, quindi fra l’885 e l’887.  - Bosone –nome di famiglia di uno zio ed il nonno di Teobaldo, ma morti da tempo in Italia – ripete certamente il nome del re di Provenza, 879-887; Ermengarda quello della regina provenzale, figlia dell’imperatore Lodovico II.

Tuttavia, le date non possono che restar congetturali, per mancanza di una documentazione più sicura.

Berta di Toscana alla corte di Lucca

Rimasta vedova, Berta passò a seconde nozze con Adalberto di Toscana, probabilmente perché, avendo la famiglia di questi proceres italici molti beni in Provenza (come risulta da una lettera di papa Giovanni VIII dell’aprile 879, in Mon. Germ. Hist., Epist., VII, I, Berolini 1912, n. 171, p. 139), Berta e i suoi parenti, o il suo partito, si ripromettevano particolari posizioni in Provenza.

Quindi potremmo pensare che il secondo matrimonio sia stato combinato negli ultimi anni del IX  secolo,intorno all’895.[1]

Gli avvenimenti invece portarono Berta a svolgere dalla città di Lucca, dove visse per circa trenta anni, un’intensa attività politoco-diplomatica oltre il contesto italiano ed europeo spingendosi fino alla corte di Baghdad.

I marchesi di Toscana presero parte attiva al “marasma” della vita politica italiana di quegli anni, intervenendo nella disputa per la corona d’Italia.

Lucca aveva il controllo delle vie di accesso a Roma, in particolare attraverso il Passo della Cisa chiamato allora passo di Monte Bardone, e quindi poteva interferire sull’incoronazione imperiale: è infatti solo il papa, comunque eletto, che può incoronare l’imperatore.

La testimonianza di Berta a Lucca nella cattedrale di S. Martino

A Lucca, nella città dalla quale si irradiò il suo potere, custodiamo la più certa testimonianza di Berta di Toscana, attestata dalla lapide proveniente dalla sua tomba.

Questa lapide, in distici elegiaci, si trova nel duomo di S. Martino, a destra della parete di controfacciata [2].

HOC TEGITUR TUMOLO COMITESSE CORPUS HUMATU (m). INCLITA PROGENIES BERTA BENIGNA PIA – UXOR ADALBERTI DUCIS ITALIAE FUIT IPSA. REGALIS GENERIS QUAE FUIT OMNE DECUS – NOBILIS EX ALTO FRANCORU (m) GERMINE REGU (m). KAROLUS IPSE PIUS REX FUIT EIUS AVUS – QUAE SPECIE SPECIOSA BONO SPECIOSIOR ACTU. FILIA LOTHARII PULCHRIOR EX  MERITIS – PERMANSIT FELIX SECLO DU (m) VIXIT IN ISTO. NON INIMICUS EAM VINCERE PRAEVALUIT – CONSILIO DOCTO MODERABAT REGMINA MULTA.
SEMPER ERAT SECUM GRATIA MAGNA DEI – PARTIBUS EX MULTIS MULTI COMITES VENIEBANT. MELLIFLUUM CUIUS QUARERE COLLOQUIU (m) – EXULIBUS MISERIS MATER CARISSIMA MANSIT. ATQUE PEREGRINIS SEMPER OPE(m) TRIBUT – CLARUIT HAEC MULIER SAPIENS FORTISQUE COLU(m)NA. TOTIUS VIRTUS GLORIA LUX PATRIAE – IDIBUS OCTAVIS MARTIS MIGRAVIT AB ISTA. VITA CUM DOMINO VIVAT ET IN REQUIE – MORS EIUS MULTOS CONTRISTAT PRO DOLOR EHEU. EOUS POPULUS PLANGIT ET OCCIDUUS – NUNC EUROPA GEMIT N(un)C LUGET FRANCIA TOTA. CORSICA SARDINIA GRECIA ET ITALIA – QUI LEGITIS VERSUS ISTOS VOS DICITE CUNCTI. PERPETUAM LUCEM DONET EI D(omi)N(u)S AMEN – AN(no) D(omi)NICAE INCARNATIONIS. DCCCXXV. INDIC(tione) XIII OBIIT DE MUNDO .

Questa tomba protegge il corpo sepolto della Contessa Berta, inclita progenie, benigna e pia, moglie di Adalberto duca d’Italia, fu anch’essa di stirpe regale e ne fu tutto l’ornamento. Nata nobile dall’eccelsa stirpe dei re Franchi, ebbe per avo proprio il re Carlo pio. Bella d’aspetto, più bella per il bene compiuto, la figlia di Lotario fu ancor più splendida per i meriti. Finché visse in questo mondo fu felice, e nessun avversario riuscì a prevalere su di lei. Con saggezza di pareri guidava molti governamenti, e sempre la grazia grande di Dio era al suo fianco.
Da molte regioni venivano molti conti a cercare la sua saggia e dolce conversazione. Fu sempre per gli infelici esuli la madre più cara e sempre aiutò col sussidio i pellegrini. Questa donna risplendente come sapiente e robusta colonna, virtù, gloria, luce di tutta la patria. L’8 marzo emigrò da questa vita; viva col Signore nella pace eterna. La sua morte rattrista molti per il dolore, le genti dell’Oriente e dell’Occidente sono in lutto, ora geme l’Europa, ora piange tutta la Francia, la Corsica, la Sardegna, la Grecia e l’Italia.
Voi tutti che leggete questi versi, pregate che il Signore le doni la luce eterna, e così sia. Morì nell’anno 925 dall’incarnazione del Signore, nell’indizione[3] XIII[4]

Note:

[1] G. Treccani – Berta di Toscana, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana vol, 9. Roma, 1967, pp. 431-434 in particolare a pag.431.

[2] Isa Belli Barsali ,  Guida di Lucca , II edizione, Lucca 1970, MPF , pag. 108.

[3] Indizione. E’ un sistema adottato nei documenti medievali per indicare l’anno e corrisponde a un ciclo di 15 anni, numerati progressivamente da 1 a 15.
Il primo ciclo indizionale coinciderebbe con il III anno a. C. Per stabilire dunque la concordanza tra l’indizione e l’anno di Cristo si devono aggiungere tre unità agli anni di Cristo e dividere tale somma per 15. Il quoziente indicherà i cicli indizionali passati e il resto l’anno indizionale del ciclo in corso; se il resto è zero l’indizione è la quindicesima. Sembra che in origine tale computo fosse quinquennale e fosse legato a una forma di imposizione tributaria usata in Egitto; diffusosi poi in Occidente, divenne il sistema di computo più popolare, tanto da indicare anche da solo l’anno di Cristo nella documentazione.  Anche per l’indizione si distinsero vari stili: l’indizione greca o bizantina.
Inizia il 1° settembre, per cui per trovare la sincronia con l’anno comune bisognerà aumentare quest’ultimo di una unità dal primo settembre al 31 dicembre. Fu usata a Bisanzio, dalla cancelleria pontificia fino all’anno 1087, a Lucca, a Milano e si può trovare anche nei documenti regi del IX secolo.Oltre a queste esistevano l’.indizione senese, l’indizione bedana,l’ indizione bedana genovese,l’ indizione romana.
P. Brezzi – Storia d’Italia  - Dalla civiltà latina alla nostra repubblica –Vol 3, pag. 17,  Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1980,

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