giovedì 18 novembre 2010





Sant' Oddone di Cluny


Sec. X

Il futuro Abate di Cluny era nato nella regione di Tours, verso l’880, da famiglia nobile. Suo padre, privo di discendenza, aveva chiesto la grazia di un figlio e quando nacque lo offrì a San Martino. Oddone venne però avviato alla vita da cavaliere e solo dopo una grave malattia il padre is ricordò del voto e gli permise di intraprendere la vita religiosa. Al tempo, però, la vita monastica era priva di vera spiritualità e spesso si riduceva alla "gestione di una rendita". Ma Oddone riprese la tradizione benedettina con la massima serietà, rinunciando a tutti i privilegi economici spettanti a un abate. Fissò la sua dimora a Cluny, da dove iniziò l’opera di riforma e addirittura di rifondazione della vita monastica. Oddone morì nel 942, quando i monaci cluniacensi erano sparsi in tutta Europa,)
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La memoria segnata oggi sul Calendario universale della Chiesa non è quella di un Santo, ma quella di due chiese insigni dedicate alla memoria di due grandissimi Santi, anzi delle due colonne del Cristianesimo: San Pietro e San Paolo. Viene cioè ricordato, in questo giorno, la dedica della basilica vaticana e quella della basilica ostiense, dedicata a San Paolo.
Ma non si può dimenticare che oggi cade anche la ricorrenza di un grande Abate francese: non fondatore, ma riformatore della celebre abbazia di Cluny. E dire Cluny, vuol dire il centro più importante di vita spirituale e anche intellettuale, religiosa e anche artistica nell'Europa dei secoli intorno al Mille.
Il futuro Abate di Cluny era nato nella regione di Tours, patria di San Martirio e di San Gregorio, verso l'880, da famiglia nobile. Suo padre, castellano ed esperto nel giure, veniva consultato nelle controversie e chiamato ad arbitrare le contese tra l'aristocrazia del paese. Ormai avanti con gli anni, e privo di discendenza, una notte di Natale chiese a Dio il dono di un figlio. Avutolo, lo offrì neonato a San Martino, promettendolo dunque alla vita religiosa. Ma più tardi, dimenticata l'offerta, lo fece studiare e inviò il proprio erede nelle corti più mondane, perché diventasse un perfetto cavaliere.
Sui diciotto anni, il giovane paggio si ammalò gravemente. Sembrò che dovesse morire. " O glorioso San Martino - esclamò il padre – ecco il voto che vi avevo offerto. Voi lo esigete con rigore ". Lasciò dunque che il paggio suo figlio prendesse la tonsura, abbandonando le cacce e i tornei.
Oddone poteva diventare uno di quegli Abati commendatari, che ricevevano le rendite delle Abbazie senza neppure visitarle. La vita monastica, dopo l'invasione dei Normanni, era ridotta a una larva di spiritualità, e le abbazie non differivano molto dai feudi temporali.
Ma Oddone riprese la tradizione benedettina con la massima serietà. Studiava e pregava, rinunziando a tutti i privilegi e soprattutto alle dispense, che avevano distrutto la disciplina monastica. Presto fu seguito dai migliori e da tutti coloro che videro in lui un Abate degno di questo nome, cioè un padre spirituale, non un feudatario mondano.
Egli fissò la sua dimora a Cluny, di dove iniziò l'opera di riforma e addirittura di rifondazione. La sua autorità si sparse per tutta la Francia, varcando anche i confini. Nonostante i suoi doveri di Abate, dava esempio di una prodigiosa attività non solo spirituale, ma intellettuale.
Compose molte opere, tra le quali perfino un poema epico, ispirato alla Bibbia, in esametri, intitolato Occupatio. Il segreto della vita monastica era infatti l'" occupazione ", cioè il contrario dell'ozio.
Tornando alla piena e serena " occupazione ", i monaci di Cluny furono i promotori di una nuova vita, spirituale e pratica, intellettuale e artistica. Attorno ai loro monasteri sorsero centri agricoli e artigianali, che favorirono il progresso civile della Francia e di tutta l'Europa.
Morendo verso i settant'anni, nel 942, Sant'Oddone poteva così benedire i suoi monaci sparsi in tutte le abbazie cluniacensi, dopo aver rinnovato nel mondo il miracolo benedettino. E i suoi monaci, avrebbero potuto ripetere per lui i versi che Oddone aveva dedicato a San Martino: " Tu che per tre volte hai vinto il caos, rialza quelli che son caduti nel peccato; come tu dividesti il tuo mantello, rivestici della giustizia! ".

SBF

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