martedì 2 novembre 2010


IL FASCINO DEL MANOSCRITTO DI VOYNICH

Nel 1912 Wilfred M. Voynich, acquistò dal Collegio dei gesuiti di Villa Mondragone, a Frascati, un manoscritto medievale di 235 pagine, scritto in un alfabeto sconosciuto ed in quella che parrebbe essere una lingua sconosciuta o cifrata. Voynich era uno scienziato e bibliofilo americano di origine polacca. Era genero di George Boole, il logico, e marito di Ethel Lillian Voynich, una scrittrice inglese
molto nota in URSS e in Cina per "The Gadfly" (il Tafano) un romanzo rivoluzionario. Voynich, che, mancando, un titolo intelleggibile, diede il suo nome al manoscritto, desiderava farlo decrittare e ne
fece avere delle copie fotografiche a una serie di esperti: crittologhi, linguisti, storici... Ma nonostante tutti gli sforzi, il libro a tutt'oggi non è ancora stato decifrato. Venne venduto ad un
antiquario newyorkese nel 1961 per la "modica" somma di 24.500 dollari. Questi valutò il volume a 160.000 dollari, ma non fece un buon affare, perchè non riuscì a trovare un compratore. Alla fine lo
donò all'università di Yale, dove è tuttora conservato alla Biblioteca Beinecke di manoscritti e libri rari con il numero di catalogo MS 408. L'autore, l'argomento e il significato del manoscritto sono misteri insondabili. Nessuno, ammesso che riesca a decifrarlo, potrebbe dire in quale lingua sarebbe stato scritto il testo. Fantasiose immagini di donne nude, strane invenzioni e flora e fauna inesistenti allettano il presunto decifratore. Schizzi a colori nell'impegnativo stile di un erbario medioevale raffigurano fiori e spezie mai comparsi sulla Terra e costellazioni mai viste in cielo. Progetti di strani impianti idraulici ultraterreni mostrano ninfette che sguazzano in vasche a semicupio collegate da diramazioni di tubi a gomito. Il manoscritto ha il misterioso fascino di un libro perfettamente sensato. Le figure rappresentano alcuni argomenti del testo o sono un inganno? Nessuno puo' dirlo. Vi e' chi ha avanzato l'ipotesi che sia un libro perfettamente sensato proveniente da un altro universo.

Il fascino del manoscritto di Voynich e' misterioso e assoluto. Una lettera scritta nel 1666 afferma che l'imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II di Boemia (1552-1612) acquisto' il
manoscritto per 600 ducati d'oro. Potrebbe averlo acquistato dal dottor John Dee, un disinvolto astrologo e matematico che viaggiava sulle ali della fortuna da una corte regale all'altra. Rodolfo
pensava che il manoscritto fosse stato redatto dal frate e filosofo inglese Ruggero Bacone (1220-92). Non a caso, visto che Roger Bacon, il "Doctor Mirabilis" era diventato figura quasi mitica, per meta' studioso e per meta' stregone. Bacone collezionava libri arcani. Conosceva la polvere da sparo e lascio' intendere nei suoi scritti di conoscere tante altre cose che non era pronto a rendere pubbliche. Al tempo della sua morte le opere di Bacone erano considerate cosi' pericolose che furono inchiodate alla parete della biblioteca di Oxford perche' si polverizzassero al vento e alla pioggia.

Il testo appare come una serie di glifi, fatti da combinazioni di diversi simboli di base. Ce ne sono 24 o 36 (a seconda dell'alfabeto usato a confronto) per un totale di oltre 5000 sequenze di glifi
distinte. La corrente di pensiero attuale ritiene che ogni sequenza corrisponda ad una parola. Ci sono poi un certo numero di simboli speciali (o rari) che compaiono una o due volte soltanto nel testo. Il significato di questi simboli e' incerto, sebbene si ritenga siano errori di trascrizione oppure pittogrammi specifici (come il piccolo telefonino stilizzato che poniamo davanti ai numeri di telefono).


Sono stati compiuti studi approfonditi dai crittologhi di tutto il mondo, i piu' abili decifratori militari hanno sfidato il manoscritto, da Herbert Yardley, il crittografo americano che risolse il cifrario tedesco nella prima guerra mondiale e che decifro' un codice diplomatico giapponese senza conoscere il giapponese, a John Manly, che decifro' il codice Waberski, a William Friedman, che ebbe
la meglio sul "codice viola" giapponese, degli anni quaranta. Nessuno ebbe successo. I migliori computer sono stati beffati da questo codice, che resta inviolato e sovrano e sul quale sono stati
scritti fiumi di inchiostro. Si e' pensato che sia tutto un inganno... ma autorevoli studiosi
hanno dimostrato che, con quasi certezza, non lo e'. Analisi sulle 'parole' hanno rivelato che queste seguono la normale distribuzione dei linguaggi naturali, anche se la loro lunghezza e', nella media,
piu' corta dell'inglese e del latino. Forse e' un linguaggio abbreviato, o forse un linguaggio ancora piu' antico? Sembra pure che sia stato scritto in due diversi linguaggi, il manoscritto inizia
infatti in un linguaggio, dove la parola "8AM" e' la piu' frequente. Le ultime due sezioni pero' sono scritte con gli stessi glifi di base, ma la distribuzione delle parole e' diversa - "8AM" non e' piu'
la parola piu' comune. Forse indice di un cambio di soggetto o di stile, linguaggio o un miglioramento (ricostruzione) del cifrario. Senza una apposita stele di Champollion, restera' forse per sempre un
mistero.

Quello che vediamo e' un linguaggio? E' un latino in cifra? Greco? Italiano, Sanscrito? Ebraico? Alcuni simboli assomigliano a lettere dell'alfabeto cirillico, glagolitico (antico bulgaro) ed etiopico. Il simbolo indicato con "Y" sembra cinese. E' un alfabeto fonetico privato di un linguaggio allora corrente? Nessuno lo sa. Non e' nemmeno chiaro se vi sia un senso nella grammatica del linguaggio, quali parole possono seguire le altre? Quali parole non si susseguono mai? Sappiamo che "8AM" puo' comparire due volte successivamente, quindi di sicuro e' improbabile che si tratti di una congiunzione. E soprattutto, il significato del contenuto e' anche intrinseco alla struttura dei simboli? Oppure a una chiave del cifrario andata perduta? O a tutte queste cose assieme? Le nostre
possibilita' di decifrarlo dipendono dal significato "contenuto" tanto nella struttura dei simboli quanto negli ormai inconoscibili processi mentali dell'autore. E' dubbio che Bacone, pur nella sua grandezza, o qualsiasi altro autore medioevale sia stato in grado di creare da solo un codice piu' sicuro delle decine di cifrari militari dei secoli successivi che sono stati brillantemente risolti. Il manoscritto di Voynich e' uno degli interrogativi piu' difficili nello studio della conoscenza. Vi e' un fascino amaro nell'enigma del manoscritto. Non e' solo la prospettiva di scoprire un diario medioevale, un testo di magia, o un libro proibito di erotismo. Proprio per la sua imperscrutabilita', il manoscritto Voynich e' un commento sulla fragilita' della conoscenza. Forse consultando una delle tantissime copie del manoscritto sareste in grado di decifrare questo rompicapo storico... cosa si perde a
provarci?


SBF

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