giovedì 13 maggio 2010


The Canterbury Tales


 

The plan of the Canterbury Tales was never completeded. In the Prologue it's explained that Chaucer spent the night before his pilgrimage at the Tabard Inn in Southwark. There, he meet other twenty nine pilgrims who, like the poet, were going to Canterbury to pay homage to Thomas Becket. The host of the Tabard suggested that they should tell two tales on the way to Canterbury and two on the way back to London. The best teller, back in London, would be given a free supper as a prize. They all accepted and the following morning the knight started the competition. If Chaucer had finished his work there would have been about 120 stories and it would have been the longest poem in the English Language. However Chaucer wrote only 24 tales and not all of them were complete. The general prolugue starts describing Spring, the good season for pilgrimages; then it introduces Chaucer himself as one of the pilgrims and than the others, from the knight to the pardoner. Last comes the host who presents his proposal. Among the characters there are no representatives of top and the bottom parts of society. This is because in that period the upper classes did not like to mix with other people and preferred to go on pilgrimages on their own, while poor people did not have the money to afford the journey. However Chaucer offers a vivid and exhaustive panorama of his time.


 

Traduzione del racconto THE PRIORESS

(la priora)


 

C'era anche una suora, una priora, dal sorriso semplice e modesto. La sua più grande imprecazione era "Per Sant'Eligio!" ed era conosciuta come Madre Eglentina. Cantava il servizio divino alla perfezione intonando con un bell'accento nasale il francese, che parlava speditamente e con eleganza come aveva imparato alla scuola di STRATFORD-ATTE-BOWE poiché non conosceva il francese parlato a Parigi. A tavola era in tutto ben educata: non si lasciava cadere una briciola dalle labbra, né intingeva troppo le dita nella salsa, sapeva portarsi il cibo alla bocca facendo attenzione che nessuna goccia le cadesse sul petto. Le belle maniere erano la sua dote più grande. Si asciugava sempre il labbro superiore così bene che nella sua coppa non si scorgeva la più piccola traccia di unto quando aveva bevuto e si serviva dei cibi con moltissimo garbo. Certamente amava conversare, piacevolissima e affabile nel comportamento, si sforzava di imitare le maniere di corte e di avere modi di fare dignitosi per essere stimata degna di riverenza. Ma per darvi un'idea del suo carattere era così caritatevole e pietosa che si metteva a piangere se vedeva un topo in gabbia sia che fosse morto sia che sanguinasse. Teneva alcuni cagnolini che nutriva con carne arrostita oppure con del latte e del pan buffetto ma piangeva a calde lacrime se gliene moriva uno o se lo colpivano di male grazia col bastone. Era veramente tutta cuore e sentimento. Aveva il velo finemente pieghettato, il naso ben profilato, i suoi occhi grigio-vetro, le sue labbra piccoline, ma soffici e rosse, il suo mantello, certamente, era di foggia molto elegante. Portava al braccio un doppio rosario di piccoli coralli con i grani più grossi tutti colorati di verde e ne pendeva un medaglione d'oro lucente, su cui spiccava una A coronata , e più sotto Amor vincit omnia.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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