domenica 16 maggio 2010


IL MITO DI TRISTANO E ISOTTA


 

La storia di Tristano e Isotta oltrepassa la leggenda per definirsi senz'altro nel mito.

Se leggenda può venir definita qualsiasi narrazione orale o scritta popolare che si stacca o arricchisce la realtà storica,le più volte prescindendone completamente,il mito trascende la realtà per divenirne interpretazione culturale e messaggio di memoria collettiva.

Mito è il Ciclo di Artù in cui si inserisce a tutto diritto la storia di Tristano e Isotta.

L'origine del mito è irlandese,ma è possibile collocare una narrazione più recente in Cornovaglia(vedi appunto ciclo di Camelot).

Illustrerò più avanti un breve riassunto della storia ma,quello che mi interessa evidenziare è la metafora di fondo che fa si ,appunto ,che l'evento amoroso che coinvolge fino alla morte i due protagonisti trasformi una leggenda in un mito eterno che sarà più volte ripreso anche in epoca romantica.

Nessuno che ami può vivere lontano dall'amato e nell'amore c' è giustificazione morale di tutto;oltre l'amore e nella perdita dell'amore ci può essere solo morte.

E nel mito anche la morte unisce e rende indissolubile l'amore.

Il mito irlandese non fu redatto in forma scritta fino al VII secolo e addirittura la versione inglese dovette attendere altri tre secoli.

Sia in Irlanda che in Inghilterra la trascrizione avviene dopo la conversione al cattolicesimo delle popolazioni celtiche.

E' probabile che la codificazione sia avvenuta per opera di monaci e ciò spiegherebbe la modificazione sostanziale della metafora del mito.

Nella narrazione del ciclo arturiano la scelta d'amore dei due amanti è assolutamente volontaria,consapevole ed ineluttabile.

La decisione è presa da entrambi in piena libertà come scelta contro tutto e tutti,ma se era assolutamente normale per la cultura celtica che due amanti si scegliessero e viaggiassero da soli per il mondo,questo evento era scioccante per la visione cristiana.

Fu così introdotto dai monaci trascrittori il "filtro d'amore"che,pur lasciando intatta la vicenda nel suo esito finale,che anzi era funzionale alla morale cattolica,toglie ai due protagonisti la scelta ed il libero arbitrio.

In questo modo si pensò di tutelare la morale e avvallare la visione sessuofobica del cattolicesimo ,pur lasciando integro il tema centrale.


 

Susanna Franceschi


 

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