giovedì 13 maggio 2010


Le saghe

Nel mondo vichingo leggere e scrivere non erano considerate attività importanti. Così, in assenza di scuole, spettava ai vecchi della famiglia tramandare le tradizioni e la cultura orale delle saghe: da questi racconti i bambini imparavano quali erano gli eroi
e i valori da seguire. Popolo di navigatori e guerrieri, i Vichinghi erano anche abili narratori.
Nei lunghi e rigidi mesi invernali la giornata terminava con una cena e il racconto delle sorprendenti gesta di dei ed eroi.
Le saghe, vere e proprie epopee in prosa, erano trasmesse oralmente di generazione in generazione e solo dopo il XII secolo verranno messe per iscritto. Nelle saghe si mescolavano personaggi reali e avvenimenti fantastici, si amplificavano e si romanzavano fatti storici realmente accaduti. Guerre, viaggi, esplorazioni, la colonizzazione di nuove terre, erano gli argomenti preferiti dagli autori i cui nomi non ci sono mai giunti.

Gli scaldi

Le avventure degli eroi delle saghe venivano cantate da poeti che erano anche valorosi combattenti: gli scaldi.
Essi viaggiavano tra le regioni scandinave e usavano mettere in versi o in prosa i fatti della vita quotidiana, la celebrazione delle gesta dei re, la scoperta di nuove terre. I loro versi erano alquanto complessi, densi di rime intrecciate, di perifrasi, di allitterazioni. La loro tecnica compositiva era , carica e virtuosistica al pari dell'arte figurativa vichinga. Il loro pubblico, tutt'altro che rozzo e illetterato, godeva dell'interpretazione dei difficili versi di questi poeti ai quali tributava stima e reputazione.

Le donne

Mentre i loro uomini si trovavano lontano impegnati in combattimenti o esplorazioni, le donne mandavano avanti la casa e la fattoria occupandosi del lavoro nei campi, dell'educazione dei figli e delle faccende domestiche. Molte iscrizioni runiche su pietra celebrano la loro devozione alla famiglia e alla casa e la loro abilità nel realizzare lavori manuali come il ricamo o la tessitura.

Le armi

Il guerriero vichingo era ben equipaggiato con armi da offesa - spada, ascia, giavellotto, lancia, arco e frecce - e armatura da difesa: scudo, elmo, corazza. La spada era l'arma per eccellenza destinata ai capi: erano realizzate in ferro, con lama a doppio taglio, ben bilanciate per essere usate con una sola mano e riccamente decorate. L'ascia, solitamente fabbricata in serie, era l'arma riservata ai guerrieri comuni. I più ricchi tra loro la possedevano decorata. Le lance avevano lame molto grosse e aste decorate. Quelle da lanciare erano più leggere. Le frecce avevano punte in ferro diverse a seconda dell'uso, caccia o battaglia, fissate su aste di legno di betulla. Lo scudo era comunemente un disco di legno del diametro di un metro, rivestito di cuoio dipinto con colori vivaci, da sostenere con il braccio. Gli elmi erano di cuoio o di metallo con gli occhi protetti da una sorta di maschera e non avevano le corna come vuole un'errata tradizione iconografica. Le cotte di maglia non erano molto diffuse.
Nell'incisione dei metalli gli artigiani vichinghi erano di un'eccezionale bravura. Splendidi sono gli intarsi decorativi di alcune armi che venivano realizzati incidendo il metallo secondo un disegno stabilito quindi inserendo nelle scanalature, così ottenute, striscioline d'argento, bronzo, ottone.

L'arte della navigazione

Ai tempi dei Vichinghi non esistevano né carte nautiche né la bussola. La navigazione lungo la costa era facilitata dalla conoscenza delle varie baie, insenature, scogli e isole da utilizzare come punto di riferimento. La navigazione in alto mare era molto più difficile: il sole, la luna e le stelle erano utili solo in caso di bel tempo. Con cattive condizioni climatiche ci si affidava alla conoscenza dei venti, delle correnti, delle maree, degli uccelli marini. Bisognava intendersi anche di metereologia per poter prevedere l'arrivo delle burrasche. I viaggi più lunghi comunque erano fatti nella stagione migliore, da aprile a settembre, quando il tempo concedeva una tregua. Solo in epoche più recenti comparvero semplici strumenti di navigazione: la pietra solare, un minerale che permetteva di individuare la posizione del sole a cielo coperto, e una sorta di astrolabio per stabilire l'altezza del sole all'orizzonte.

Vita a bordo

Le navi vichinghe erano in grado di doppiare Capo Nord, di attraversare l'Atlantico, di risalire il corso dei fiumi: erano viaggi che nessun altro popolo a quei tempi riusciva a fare. La navigazione era un'arte, una vocazione, era lavoro durissimo e obbedienza cieca al comandante sebbene alcune decisioni venissero prese di comune accordo. Nel corso dei lunghi viaggi la vita degli equipaggi non era certo facile: era proibito accendere il fuoco così gli uomini dovevano accontentarsi di cibi freddi, pesce e carne salati, gallette, burro, mele, latte cagliato, birra e acqua. Quando era possibile i marinai dormivano a terra, in tenda, altrimenti in coperta dentro a rudimentali sacchi a pelo a due posti. Capitava che qualche marinaio morisse a causa del freddo e dell'umidità. Allora il cadavere veniva gettato in mare. Quando il mare era agitato, dallo scafo entrava acqua in abbondanti quantità, perciò la metà dell'equipaggio era costretta a liberare lo scafo dall'acqua.

Abbigliamento

Le donne vichinghe indossavano una lunga tunica fermata al collo da una spilla. Sopra portavano un grembiule con bretelle fermato sulle spalle da due grosse spille. A seconda della stagione portavano lo scialle. Gli uomini indossavano una casacca fermata in vita da una cintura alla quale appendevano spade e coltelli, e pantaloni in morbida pelle. Portavano inoltre un mantello di lana fermato su un fianco da una spilla. Nei rigidi mesi invernali sia gli uomini che le donne indossavano morbide pellicce realizzate con le pelli della selvaggina catturata, martore, volpi, orsi. Le calzature erano di un modello unico per tutte le stagioni, per i ricchi come per i poveri, per le donne, gli uomini e i bambini. In inverno si usavano le calze per chi poteva pennettersele. Le donne vichinghe dedicavano gran parte della loro giornata a filare la lana o il lino e a tessere gli abiti per tutta la famiglia sul telaio verticale appoggiato alla parete.

La tessitura

Erano le donne vichinghe a filare e tessere la lana e il lino. Tuttavia nei mesi invernali anche gli uomini partecipavano al confezionamento degli abiti. La lana ricavata dalla tosatura delle pecore, che avveniva tra maggio e giugno, veniva pulita, sgrassata e cardata. Veniva quindi filata con la conocchia e con il fuso, poi ritorta. Infine veniva lavorata sul telaio verticale lasciandola del colore naturale oppure tingendola con prodotti vegetali o minerali. I colori più diffusi erano il rosso, il violetto, il verde e il nero. Per ottenere panni di lana più pesanti si aggiungevano corti fili di lana durante la tessitura così la stoffa assumeva l'aspetto di una pelliccia.

L'agricoltura

I lavori nei campi si svolgevano nei mesi primaverili ed estivi, quando i terreni non erano più ingombri di neve. Si seminava in primavera e si raccoglieva nella tarda estate praticando la rotazione dei campi. La coltura principale era la segale, resistente al freddo del Nord, base dell'alimentazione quotidiana. Si coltivava anche l'orzo, il farro, antenato del frumento, l'avena che serviva da foraggio per gli animali, i legumi, le rape, i cavoli, le cipolle, l'aglio. Gli unici alberi da frutto che resistevano al clima rigido erano i meli. Tuttavia nei mesi estivi venivano raccolti bacche e altri frutti che crescevano spontaneamente come more e lamponi.

Notizie tratte da Miti del Nord - Atlanti di Mitologia - Odino, freya, Thor. - Il piccolo Sapere.

 
 

 
 

All Rights Reserved.

Nessun commento:

Posta un commento