giovedì 20 maggio 2010


ANNO 325 d.C.

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CONCILIO DI NICEA
INIZIANO LE INFINITE DISPUTE

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Il 19 Maggio apre la prima sessione e durera' fino al 25 agosto.

La disputa ARIANA che si era innescata cinque anni prima nel Sinodo riunito ad Alessandria era continuata e si era anche ampliata.

Se prima tale dispute erano state in precedenza tenute all'interno dei luoghi di culto quasi in sordina, o confinate nelle sedi ecclesiastiche (salvo quella di Arles dove era intervenuto lo stesso imperatore) ed erano stati dei puri scontri teologici, ora che Costantino aveva dato allo stesso cristianesimo una autorità dentro lo Stato con tutti i benefici che ne derivavano, queste dispute erano diventate anche una questione di Stato.

La lotta delle varie correnti stavano diventando aspre, e ognuna cercava di far applicare le proprie idee che si erano fatte dell'essenza dello stesso cristianesimo, e dei giudizi in tema di dogma.

Il Concilio (questo e poi gli altri) che doveva con questi convegni di religiosi (solo più tardi saranno di soli vescovi) "conciliare" le divisione che si stavano creando in seno alla cristianità e far diventare ecumenico l'incontro e ogni azione mirante all'unificazione con le più strette relazioni fra le varie correnti di pensiero, ebbe invece l'effetto contrario, le spaccature si moltiplicarono, le discussioni si fecero accese, le dispute diventarono secolari, con il risultato di portare la religione cristiana in 1700 anni a dividersi in 5 grandi correnti, a creare 56 Chiese, a istituire 172 ordini e congreghe. Il tutto con un corpus dottrinale che fu di volta in volta, cambiato, modificato, stravolto, personalizzato dal papa o dal potente di turno per usi personali. 
Ognuno sempre ostinatamente convinto che quella degli altri non era la verita', ma solo la sua.

Costantino era già intervenuto ad Arles nel 314 (vedi) per una di queste questioni (quella dei donatisti, innocentemente incolpati), ma da allora a questo 325 le dispute si erano moltiplicate, ognuno voleva imporre la sua dottrina. E Costantino che aveva fatto un grande passo nell'accettazione del cristianesimo come un fatto politico di unificazione, queste dispute si stavano ora rivelando improvvisamente disgregatrici e non unificatrici.

Se dunque si creavano problemi di discordia fra i fedeli, che poi erano i suoi sudditi, Costantino non poteva stare a guardare, quindi anche se era per lui quello dei cristiani un problema ozioso (ad Arles lo era stato) lui vi doveva partecipare, perchè se era un problema di politica religiosa da una parte, era anche un problema politico dall'altra, e non da poco.

E lui vi partecipò come diremmo oggi da Papa oltre che da imperatore (dando così inizio al cosiddetto "cesaropapismo"). Con lui vi parteciparono 300 vescovi e monaci, prevalentemente orientali che furono convocati da Costantino stesso che pagò loro perfino le spese di viaggio per farli arrivare a Nicea.

Fra questi Eusebio di Nicomedia (da non confondersi con quello di Cesarea citato nel 320) che sosteneva la non-divinita' e non consustanzialità di Cristo al Padre. Di questo Arianesimo, conosciuto sopra nel 318, ne sappiamo già qualcosa; in sostanza loro consideravano gli oppositori   di essere solo degli estremisti dell'ascetismo, che volevano fare un sacerdozio meno attaccato a questa terra, cioè meno disposti ai compromessi per ottenere i beni materiali, e poi cosa grave sostenevano gli ariani  che il figlio di Dio era come uno di noi, nobile ma pur sempre umano. Cosa che venne considerata una eresia dagli altri.

Atanasio vescovo di Alessandria di Egitto, capo degli ortodossi fu il più agguerrito contro l'arianesimo. Ma anche lo stesso Ario si difese bene, argomentò con coraggio e perizia, ma non fu convincente, 318 vescovi gli diedero torto e scomunicarono entrambi. Costantino non ci capì forse nulla, o meglio capì benissimo (con il suo fiuto "politico") che bisognava stare con una maggioranza (e che fu così lo capiremo più tardi) e subito emanò un editto che bandiva i due eretici, e condannava a morte chi avrebbe dato asilo agli ARIANI. Chiuse il concilio con una grande sfarzosa cerimonia e un sostanzioso banchetto e tutto sembrò finire lì. Invece si era appena all'inizio.

Il concilio in sostanza condannò senza difficoltà la dottrina ariana e procedette alla formulazione di un simbolo o Credo che avrebbe dovuto esprimere la fede comune della chiesa. A tal fine, la semplice terminologia biblica non parve sufficientemente precisa e tale da eliminare ogni possibilità di equivoco: si procedette allora, sulla base di un simbolo battesimale presentato da Eusebio di Cesarea, alla definizione teologica della natura divina del Padre e del Figlio e in particolare del loro rapporto, designato con il termine "consustanziale": il Figlio generato dal Padre è della sua stessa sostanza.


Infine il concilio fissò la Pasqua della Resurrezione, seguendo il calendario lunare, ma intersecando anche l'equinozio della primavera secondo l'uso romano e alessandrino;  la mutuarono da quella ebraica, però questa pur basandosi sul calendario lunare, la ricorrenza non era legata agli equinozi, ed ecco perchè le due pasque, la cristiana e l'ebrea  non coincidono.
Ma ricordiamo che in origine i cristiani celebravano ogni domenica la resurrezione. La festa annuale della P. preceduta da un periodo di digiuno, sorse nel tardo II secolo, dapprima in base al calcolo ebraico della data della Passah, poi incontrando notevoli difficoltà sui vari calcoli astronomici, a Nicea se ne impose uno, quello appunto accennato all'inizio. 


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