mercoledì 5 maggio 2010




I Celti
L'ORO E I GIOIELLI DEI CELTI

Nel VII secolo a. C., contemporaneamente all'affermarsi della Grecia classica e della civiltà etrusca, nell'Europa centrale troviamo i primi segni di una nuova cultura, quella dei Celti.

 
 

Intorno al V secolo, iniziò un periodo di espansione: sostanziale unità formale. Le forme degli oggetti erano quelle della cultura di Hallstatt, ma col tempo subirono la sempre maggior influenza degli Etruschi, dei Greci ellenistici e delle tribù nomadi delle steppe.

 
 

I collari, in questo periodo, rimasero un tipo di gioiello molto comune, ma erano più complessi: alcuni in un pezzo unico, altri costituiti da due sezioni incernierate variarono dalla barra attorcigliata con terminazioni sferiche lisce a modelli complessi del tipo a corde con terminali a forma di cerchione di ruota decorati con disegni a sbalzo.

 
 

I braccialetti erano per lo più analoghi ai collari, naturalmente in misura ridotta.

 
 

Gli anelli avevano uno stile completamente nuovo: eliminato il castone, tradizionale nelle altre civiltà, l'anello era costituito da una semplice fascia decorata a sbalzo o con perle. I motivi usati per ornare i gioielli celtici erano generalmente non figurativi ed altamente stilizzati: una caratteristica che sarebbe stata peculiare per molti secoli.

 
 

Con il consolidamento dell'Impero Romano iniziò il declino della civiltà dei Celti. Nel I secolo a. C. cadde il loro territorio più forte, la Gallia, ed i Celti furono dispersi o assorbiti dai Romani. La Britannia fu uno dei territori favoriti dai Celti che emigravano dalla Gallia, ma il loro punto d'appoggio in Inghilterra ebbe breve vita. L'invasione della Britannia da parte dei Romani li spinse ancor più ad occidente, in Scozia, in Irlanda, nel Galles ed in Cornovaglia. I ritrovamenti di gioielleria celtica di questo periodo, che va dall'Età pre-cristiana agli inizi dell'Età cristiana, sono troppo isolati per poter ricavare un quadro completo della loro arte; per fortuna il loro amore per l'ornamento personale è stato riportato da alcuni storici loro contemporanei. Diodoro, per esempio, scriveva: " ...essi portano braccialetti ai polsi ed alle braccia, attorno al collo spesse fasce d'oro massiccio e portano anelli e persino tuniche d'oro ". L'ultima voce menzionata, la tunica d'oro, potrebbe spiegare uno dei manufatti in oro più notevoli scoperto in Britannia: un enorme foglio d'oro decorato, trovato avvolto attorno ad uno scheletro. L'oggetto, che fu rinvenuto nel 1833 a Mold, nel Nord del Galles, pesa più di mezzo chilogrammo ed è decorato con intricati disegni geometrici a sbalzo. Quando fu scoperto era ridotto in parecchi pezzi ed i tentativi compiuti per ricostruirlo diedero luogo a varie ipotesi circa la sua funzione. Secondo una di queste, doveva essere indossato sulle spalle come una mantellina.

 
 

L'influenza celtica nella Scozia, in Irlanda, nel Galles ed in Cornovaglia rimase indisturbata durante tutto il periodo romano: venne adottato il sistema tradizionale celtico dei regni tribali e la lingua gaelica divenne il linguaggio corrente. La loro influenza rimase praticamente incontrastata fina al X secolo, ed in Irlanda fino al XVI. Durante i secoli successivi essi diedero molti contributi significativi al mondo della gioielleria, non ultima la spilla di Tara.

I Vichinghi

I Vichinghi erano grandi mercanti: le loro vie di commercio si estendevano fino a Bisanzio, in Persia ed in India.

Le indagini nelle prime sepolture scandinave ritrovate fruttarono una certa quantità di gioielleria ed altri oggetti fatti con metalli preziosi, ma nessun era di origine scandinava. La maggior parte degli oggetti era di origine greca, romana e celtica, nazioni con le quali essi commerciavano liberamente, esportando pelli, pellicce, latticini e schiavi. Questi ritrovamenti furono di per sé molto interessanti e comprendevano un eccezionale monile originario della Russia orientale e parecchie fibbie particolarmente belle. Fu durante il grande periodo delle migrazioni che gli Scandinavi conquistarono la loro autonomia dando luogo ad un periodo di prosperità considerevole. Sono state ritrovate grandi quantità di gioielleria, particolarmente del V e VI secolo: gran parte però era di qualità modesta, consistendo per lo più in fasce non decorate ed anelli che forse non avevano specifiche funzioni di ornamenti personali.

Altri ritrovamenti, comunque, provano che gli Scandinavi svilupparono un'arte dallo stile altamente personale, con radici classiche. I motivi prevalenti sono di tipo naturalistico, soprattutto zoomorfi: tuttavia, mentre alcuni dei primissimi lavori erano nettamente figurativi, i successivi divennero gradualmente così astratti che gli animali erano quasi indecifrabili, fino a che intorno al IX secolo essi divennero altamente stilizzati, riflettendo soltanto il movimento degli animali.

Tecnicamente gli orefici vichinghi erano di un'abilità sorprendente. Essi svilupparono una nuova tecnica, il taglio a schegge, che consisteva nell'incidere la superficie di un foglio piatto di metallo con un bulino, creando tante piccole facce che riflettevano la luce. Altre tecniche usate erano la filigrana e la lavorazione a sbalzo. A differenza delle culture barbariche contemporanee, i Vichinghi facevano un uso moderato di pietre preziose.

Un'illustrazione interessante del movimento scandinavo verso l'astrazione è stata ritrovata in quattro medaglioni (una forma molto usata di ornamento personale) appartenenti a diversi momenti di un periodo che copre tre secoli. Il primo è formato dalla testa di un imperatore romano circondata da un disegno floreale a sbalzo, il secondo da una testa più semplificata, il terzo da una figura grottesca ed il quarto da un profilo geometrico. Il disegno è praticamente lo stesso per ciascuno di questi medaglioni (o bratteati), eccetto che per la graduale dissoluzione dell'elemento figurativo.

Forse i più bei gioielli che siano mai stati scoperti in Scandinavia sono due collari d'oro trovati in Svezia, a Farjetstaden e ad Alleberg, ora allo Statens Historiska Museet di Stoccolma. Entrambi sono stati fabbricati probabilmente nel VI secolo e certamente prima che il tema animale fosse elaborato fino a diventare irriconoscibile. Il collare di Alleberg è costruito in due sezioni incernierate. Una sezione è composta da tre tubetti d'oro, l'altra da tre barre piene. I tubi sono riuniti insieme ad un'estremità e le barre all'altra estremità; i due punti di riunione sono quindi fissati con una cerniera in modo che quando il collare è chiuso le barre entrano nei tubetti, formando un cerchio completo. I tubi e le barre sono decorati con complessi anelli ad intervalli regolari ed il pezzo intero è abbellito con una filigrana, di notevole raffinatezza, in fili imperlati. Gli spazi vuoti fra i tubi e fra le barre sono riempiti con minuscoli animali e visi. Il collare di Farjestaden è di struttura pressoché identica, ma è più alto e comprende otto tubi, invece di tre. La lavorazione è superba in entrambi i collari, che sembrano fatti su disegno scandinavo da orefici stranieri. Questi collari, insieme con altri ritrovamenti del VI secolo, sono l'apice della tecnica scandinava della lavorazione dell'oro.

Gli oggetti rinvenuti in ritrovamenti successivi sono sempre più semplici; in particolare alcuni dei braccialetti del tipo ad anello, trovati in un enorme tesoro sull'isola di Gotland e decorati con semplici e chiari disegni geometrici.

I Barbari

Durante il periodo che va dal crollo dell'Impero Romano al consolidamento di quello Bizantino popolazioni seminomadi occuparono gran parte dell'Europa sud-occidentale.

Il miglior modo per visualizzare la gioielleria barbara è quello di ripercorrere le singole scoperte archeologiche; si possono fare però alcune osservazioni di carattere generale circa i tipi di gioielli e le tecniche impiegate, praticamente comuni a tutti gli oggetti ritrovati. Il tipo più comune è il fermaglio. Ne sono stati trovati vari tipi: spille, fermagli da spalla, fibbie per cintura e fermagli per mantello. Se si pensa che tutte queste popolazioni erano praticamente in uno stato continuo di guerra, di divisione, di migrazione, si comprende facilmente come la gioielleria che essi producevano dovesse essere di natura pratica e come essa fosse in parte legata alla produzione delle armi.

Altri tipi di gioielli rinvenuti sono le collane, i pendagli e ornamenti tubolari per il collo simili al collare celtico.

Meno comuni sono gli orecchini pendenti, reminescenze degli stili del tardo Impero Romano e primo Bizantino.

Altri oggetti senz'altro prodotti esclusivamente per le sepolture reali, come le corone, non possono essere considerati parte dello standard generale di fabbricazione della gioielleria barbarica, sebbene vi siano indicazioni che presso di loro il patrocinio reale delle arti orafe aveva raggiunto gradi di esclusività con eguali solo in alcuni periodi dell'Antico Egitto.

Gli artigiani barbari avevano la padronanza completa di tutte le tecniche sviluppate dalle civiltà precedenti. Nei loro gioielli ritroviamo la lavorazione a sbalzo, la filigrana, la granulazione, gli smalti ed il lavoro a traforo, ma è soprattutto per l'intarsio che essi sono rimasti famosi. Tutte le tribù barbare avevano una grande passione per il colore (forse di derivazione orientale) e, a differenza dei disegnatori bizantini, essi coprivano l'intera superficie degli oggetti con minuscole forme geometriche ottenute con pietre preziose o con smalti. Levigavano quindi queste pietre appiattendole e portandole a livello con le loro sedi in cloisonné: l'effetto di questo uso di pietre piatte, separate soltanto dalle sottili lamine dei cloisons, può essere paragonato a quello di una vetrata in miniatura o di un mosaico policromo. Dai tempi del Medio Regno egizio la tecnica della lavorazione delle pietre non era più stata usata con tanta abilità e raffinatezza.

I disegni decorativi erano una mescolanza di intricati motivi geometrici, di uccelli e di disegni naturalistici; la figura umana appariva solo raramente nella loro gioielleria.

I materiali usati, le pietre soprattutto, comuni in certe regioni più che in altre, sono gli unici elementi attraverso i quali si può distinguere la gioielleria prodotta dalle diverse popolazioni.

Al nord l'oro veniva usato con minore frequenza e si può quindi supporre che vi si trovasse in quantità limitate; la pietra più usata era il granato.

In Spagna l'oro veniva usato con maggiore frequenza, così come le perle e gli zaffiri, indice questo che i Visigoti avevano stabilito vie di commercio con il Mediterraneo orientale e l'Asia Minore.

È difficile stabilire il significato dei gioielli prodotti dai Barbari; la complessità di alcuni dei disegni geometrici, ripetuti più volte, indicherebbe che essi avevano qualche valore magico.

Uno dei primissimi tesori barbarici rinvenuti fu scoperto accidentalmente nel 1653, da un operaio, vicino a Tournai, in Francia. Egli trovò il tesoro ed i resti di Childerico I, fondatore della dinastia merovingia e primo vero sovrano di Francia, sepolto nel 481. Childerico indossava ancora tutte le sue insegne reali: magnifici abiti decorati con 300 cicale d'oro, fibbie, spade e braccialetti, tutti d'oro intarsiato con granati in cloisonné. Luigi XIV, re di Francia, vide in questa scoperta una prova dell'antica ed illustre storia di Francia e fece conservare i gioielli nella Bibliothèque Nationale a Parigi, dove si trovano tuttora. Quando divenne imperatore, Napoleone Bonaparte, nell'emulazione dei grandi sovrani dell'antica Francia, fece disegnare le sue insegne sulla base degli oggetti trovati nella tomba di Childerico.

Un altro tesoro ancor più antico dell'arte barbara fu trovato per caso, ancora una volta, in Romania, all'inizio del XIX secolo. Quando le autorità seppero della scoperta, solamente 12 pezzi erano rimasti ancora intatti. Questi pezzi, che costituiscono il tesoro di Petrossa (IV secolo d. C.), si trovano nel Museo Nazionale di Storia di Bucarest. Dei pezzi sopravvissuti la maggior parte sono fibbie, una delle quali è senz'altro il più bel gioiello prodotto dagli artigiani barbari. Molto grande (più di 30 centimetri in lunghezza), ha la forma di un rapace: la testa e il collo sono scolpiti da un unico pezzo, con piume ritagliate in opus interassile; il corpo e il petto sono scolpiti in rilievo e tempestati di pietre preziose incastonate in cloisonné; sotto la magnifica bestia, a quattro catene d'oro sono sospesi quattro pezzi di quarzo perfettamente levigato. Il vigore rappresentativo e l'intenso naturalismo con cui l'artigiano ha ritratto l'uccello non si erano più visti dallo  " stile animale " degli Sciti 1000 anni prima.

Nel XIX secolo vicino a Toledo, in Spagna, fu scoperto uno dei più insoliti esempi di lavorazione in oro dei Barbari, normalmente identificato come il  " Tesoro di Guarrazar ". Fra i pezzi ritrovati vi erano 12 corone d'oro, tutte di un peso considerevole. Per fabbricarle erano state usate varie tecniche: la lavorazione a sbalzo, l'opus interassile, la cesellatura; parecchie erano incrostate con pietre preziose o semipreziose e tutte, senza eccezione alcuna, avevano pendagli di pietre o lettere ritagliate da fogli d'oro. Queste corone sono state identificate come appartenenti a Svinthila (621-631) e Reccesvinth (646-671), due re visigoti. E' singolare il fatto che tutte le corone portavano attaccate delle catene, per mezzo delle quali potevano essere sospese al soffitto: questo ha suggerito l'ipotesi che venissero fabbricate con funzione simbolica o rituale.

La più bella e più completa collezione di gioielleria pagana non fu dissotterrata che verso la fine del 1939, a Sutton Hoo. La sepoltura di Sutton Hoo conteneva le insegne reali di un re anglosassone dell'Anglia orientale del VII secolo. A forma di nave, non dissimile da quelle usate dai Vichinghi, fu scoperta in un'altura sabbiosa vicino a Woodbridge nel Suffolk, in Inghilterra. Non furono trovati resti umani e così si pensò che fosse un cenotafio piuttosto che una tomba, ma il contenuto era di una bellezza stupefacente come pure di un'immensa importanza archeologica. Ancora una volta si è ritrovata una gran quantità di fermagli di vario tipo, di semplice disegno, ma con splendide decorazioni. Il pezzo più bello è un fermaglio da spalla in due parti incernierate, con complessi disegni geometrici messi in evidenza con smalti in cloisonné di colore rosso e blu. La lavorazione è talmente preziosa ed elaborata che in un quarto di centimetro quadrato vi sono 20 quadrati separati in differenti smalti, che compongono uno schema a scacchiera. Molto bella è anche una fibbia per cintura, d'oro cesellato, intarsiata con la lavorazione a niello e decorata con tre rivetti d'oro.
< Storia del gioiello' http://www.noor.it/gioiello.htm'>storia del gioiello
'http://www.noor.ita>

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