domenica 9 maggio 2010


In occasione del convegno storico organizzato dalla Fondazione Berti sulla figura di Carlo Pisacane ,pubblico l'estratto del mio intervento sul rapporto tra il Pisacane ed Enrichetta De Lorenzo.

La storia d'amore tra Carlo Pisacane ed Enrichetta Di Lorenzo va letta ed inserita all'interno delle tensioni politiche , sociali e culturali che caratterizzarono il risorgimento,periodo che ha coinciso con un'altra stagione culturale altrettanto intensa,il romanticismo a cui si è intrecciata e talvolta sovrapposta.

La tensione che pervase risorgimento e romanticismo fu il desiderio di superare gli stretti confini del proprio tempo e del proprio stato.

Ed è proprio il superare questo limite sociale e personale,questa trasgressione del tutto che caratterizza la storia tra Carlo ed Enrichetta,una storia che ruppe con le convenzioni sociali dell'epoca e si fuse in un percorso politico ideale che segnò le vite dei due protagonisti.

Se Pisacane è noto come personaggio politico e per le sue idee e azioni rivoluzionarie,Enrichetta ci è nota solo per la sua storia d'amore con lui.

Ancora una volta la personalità e lo spessore anche politico di una donna si è appannato nell'ombra di un uomo,e dico questo perché,se Pisacane fu uomo di rottura con convenzioni e forme,Enrichetta non fu da meno neppure nel perseguire con lui ideali e aspirazioni di cambiamento sociale.

I due si conoscevano fin dall'infanzia.Enrichetta aveva in giovanissima età,com'era uso dei tempi,sposato un uomo molto più vecchio di lei:Dionisio Lazzeri dal quale aveva avuto tre figli.

Il ritratto che in una lettera ai suoi famigliari ci propone Pisacane può essere tacciata di faziosità,ma certo l'uomo era pubblicamente riconosciuto come insopportabile,prepotente,arrogante e talvolta anche violento con Enrichetta.

Tutto poteva rientrare in uno standard matrimoniale dell'epoca e non solo dell'epoca:di mariti prepotenti e arroganti se ne trovano a bizzeffe,ma allora,come anche ai nostri giorni ,il giogo per la giovane donna divenne intollerabile,non tanto per la cosa in sé,quanto perché si innamorò perdutamente del Pisacane che giovane,appassionato e maledetto con la sua foga rivoluzionaria ebbe gioco se non facile,facilissimo.

La relazione iniziò e chiaramente venne subito all'orecchio del Lazzeri.

La notte del 12 ottobre 1846 Carlo subisce un agguato a Napoli davanti alla sua casa.Pare che il sicario fosse mandato dal marito.

Nella Napoli bene la notizia fece scalpore.

I due invasi da fervore romantico pensarono anche al suicidio,poi più saggiamente optarono per la fuga.

All'inizio del 1847 la coppia sotto falso nome arriva a Livorno,allora porto internazionale e da Livorno arrivano a Marsiglia.Enrichetta è già incinta di Carlo e questo spiega probabilmente la fuga precipitosa.

Comincia la lunga odissea della coppia e la tragedia personale di questa giovane donna che per il Pisacane lascia tutto.

I due ,dopo Marsiglia sono a Londra e poi a Parigi ,sempre senza mezzi di sostentamento perseguitati dalla diplomazia borbonica .

A Londra Carlo con l'aiuto di Gabriel Rossetti cerca invano un'occupazione:non sapendo far niente come molti borghesi e aristocratici del tempo,non lo trova.Vivono alla periferia ,nel povero quartiere di Blackfairs Bridge.Viene chiesta l'estradizione che il ministro Palmeston respinge.

In miseria provano a cercare lavoro in Francia,dove però sono arrestati con il pretesto di un'irregolarità nei passaporti:le pressioni da Napoli sono enormi ed il Lazzeri vuole vendetta.

L'adulterio è un gave reato ,però perseguibile solo su richiesta di parte.Il Marito non la farà mai.In carcere viene inviata una nobildonna nel tentativo di far tornare Enrichetta sui suoi passi.La donna riferirà in una lettera "di aver trovato una riunione delle più esaltate e cieche passioni con una sfrontatezza ,orrida immoralità e l'ateismo più positivo…"

L'8 maggio,non essendo giunta querela ,i due vengono liberati.

E' da indagare comunque ,accanto al passionale amore per Carlo,l'ambiguità del rapporto di Enrichetta con il marito.

Più volte,indubbiamente spinta dalle privazioni e dalla nostalgia per i figli,cerca un accordo con il marito che ,d'altra parte,come abbiamo detto,non sporgerà mai denuncia verso di lei.

Lui però chiede alla donna di tornare a vivere con lui,lei vuol tornare a Napoli e ,forse ,anche lasciare il Pisacane,ma vuole vivere liberamente senza tornare sotto il tetto coniugale.

L'accordo non fu mai trovato.

Nelle lettere alla madre e ai parenti ,con i quali manterrà sempre un costante rapporto epistolare,si legge di un 'Enrichetta libera ,emancipata ,totalmente svincolata da formalismi e non contaminata da alcuna forma di ipocrisia,priva di sensi di colpa e che anzi rivendica il suo diritto all'autodeterminazione.

Grazie all'amico Rossetti la coppia si è ricostituita ,in Francia,un piccolo nucleo sociale:ha conosciuto Guglielmo Pepe ed altri fuoriusciti.Pisacane con l'aiuto di un vecchio amico di famiglia,il duca di Montebello,che è anche minisatro della difesa,ottiene l'arruolamento nella legione straniera.

Pensa ,in questo modo ,di guadagnare un po' di soldi e di far fronte alle necessità della famiglia.

DIC nasce Carolina(probabil subito morta)

Enrichetta,sola a Parigi ,è supportata dall'aiuto economico della famiglia.

1848 La coppia vive i moti insurrezionali di Parigi

28 febbraio 1848 proclamazione della repubblica

Marzo 1848 la rivoluzione induce la coppia a recarsi a Milano-Amicizia con Carlo Cattaneo.

Combatte come capitano contro austriaci-ferito-Enrichetta lo raggiunge a Salò.

Enrichetta diviene infermiera e viene nominata "direttrice di ambulanza" I due si trasferiscono a Roma dov'è stata proclamata la repubblica.

Sorta di deliro e fervore rivoluzionario-si firma E Pisacane.


 

Il suo ruolo di infermiera servirà a Roma caduta,con Pisacane in carcere:le buone cure prestate al generale Oudinet le fanno ottenere la scarcerazione del compagno.

Riparano in Svizzera.

Pisacane inizia a scrivere articoli sulla recente guerra,sono narticoli aspri critici di apeta contestazione verso l'organizzazione ed il movimento patriottico.

Gli procureranno molta ostilità e molti nemici nel suo stesso ambiente.

Enrichetta è a Genova ,in albergo ,sola.

Genova le permette di avere rapporti più costanti con la sua famiglia e forse anche di incontrare i figli .

La crisi tra i due si ricompone nell'autunno del 50.

Per 7 anni i due vivranno in una casa sul colle Albaro.

1853 nasce Silvia.

Carlo si è riavvicinato a Mazzini.

Le idee tornano come un fiume in piena tenuto per anni a freno di un argine.

Un proverbio cinese dice:non trasformerai un aquila in un rondone neppue se tagli le sue ali

Entra in contatto con il commitato insurrezionale repubblicano di Nicola Mignone Teodoro Pateras Antonietta de Pace.

L'idea è forte affascinante:sollevare il sud.

(prof Galzerano)

L'aquila è tornata a volare,non Enrichetta:è stanca ,forse per la prima volta spaventata e arrabbiata con quell'ideale che la esclude.

Come dice Aldo Romano ,Enrichetta lo supplica di non affrontare questa nuova impresa;d'istinto sente presagi non favorevoli.

L'esito della spedizione è stato già affrontato,non quello dell'ultimo destino di Enrichetta,donna libera che liberamente si era annullata e che si annullerà anche dopo la morte di Pisacane.

Enrichetta ottiene di tornare con Silvia a Genova:morto Pisacane è come se lei non fosse più una pericolosa sovversiva.

Gli emigrati napoletani si recavano a trovarla "come se andassero alla tomba di Carlo"(rapporto polizia sabauda).

Viene fatta una sottoscrizione a favore dell'orfana Silvia,si tenta di costituire un consorzio di tutela:l'impresa fallisce –mancato accordo-troppo disaccordo sulla discussa figura di Pisacane.

Fu stipulata allora un'assicurazione con un minimo di tutela anche per Enrichetta.nel 1859 Silvia viene messa al collegio delle Peschiere per interessamento del musicista Mercantini.

Garibaldi entra a Napoli :Enrichetta può tornare nella sua città

Nicotera (Vedi Sapri)uscito dal carcere adotta Silvia come promesso a Pisacane

Le ultime notizie su Enrichetta la vedono a Roma in un comitato di donne per Roma capitale fondato da Antonietta de Pace

Silvia muore giovanissima nel 90.

Ha costudito gelosamente il carteggio tra i suoi genitori.

Lodistugge la sorella di Nicotera "sopraffatta da scrupoli morali"

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